Al Dott. Paolo Mastrolilli
redazione sul terrorismo e situazione politica derivata
– Elisa, Nicola, Sara, Stefano, Tiziano.
La situazione attuale ci preoccupa, anche perché tutto passa attraverso immagini spaventose, che superano persino la più fantasiosa immaginazione. Volevamo rivolgerLe queste domande che probabilmente dimostrano il nostro turbamento per gli scenari futuri che si stanno profilando:
Quali strategie dovrebbero attuare i governi europei e americano, alla luce di ciò che è successo a Parigi e San Bernardino, per contrastare il fenomeno dei foreign fighters?
I mezzi di comunicazione mondiale stanno in questi giorni divulgando in modo corretto gli avvenimenti riguardanti il terrorismo islamico, oppure stanno evidenziando “troppo” alcuni avvenimenti isolati, quali le decapitazioni o gli attentati in Europa, evitando di parlare a sufficienza di altri attentati in cui muoiono centinaia di civili ogni giorno sotto i bombardamenti europei o a causa della politica violenta dell’ISIS in Siria?
In molti sostengono che Donald Trump con le sue proposte (la chiusura di internet, il divieto di fare entrare gli immigrati negli USA, la proposta di schedare i musulmani americani, sorvegliare le moschee) sia in cima ai sondaggi solo grazie alla crisi politica occidentale provocata dagli attacchi terroristici: è davvero così o avrebbe possibilità di vittoria senza l’onda emotiva scatenata dai tristi fatti ai quali abbiamo assistito?
“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene distrutta”. Ora, mentre in Europa tutti i politici, ma anche gente comune, discutono sulla situazione in Medio Oriente, lì la guerra continua. Non è un ripetersi della storia? E, soprattutto, non è lo stesso copione per arricchire le potenze occidentali sulle macerie?
Lo stato islamico è riuscito, portando disordine nel Medio Oriente, a dividere anche gli stati europei?
Quali sono le posizioni del Partito Repubblicano americano riguardo agli avvenimenti recenti (come la minaccia dell’ISIS, gli attentati in Europa, la guerra in Siria…)?
Cosa spinge realmente un giornalista a passare dei mesi in una zona in guerra, rischiando anche la vita? Può il desiderio di essere testimone superare le paure?