I nuraghe di Paulilatino
Presso gli antichi popoli la determinazione delle date durante l'anno era molto importante; gli Egizi, ad esempio, facevano cominciare l'anno con la levata di Sirio insieme al Sole, e determinavano le altre date del calendario con le posizioni del Sole stesso. A questo scopo sono stati costruiti fin dall'antichità numerosi osservatori, più o meno complessi.
In Sardegna, in particolare, i nuraghi avevano funzioni, oltre che difensive, anche astronomiche: molti avevano aperture in corrispondenza del mezzogiorno, mentre, tra i 7000 che ci sono giunti, alcuni ne avevano anche di orientati verso altri punto particolari, come la levata del Sole
durante i solstizi o di Alpha Centauri (presso i sardi Rigil) tra il 2000 ed il 1000
a.C.; oggi però, a causa della precessione degli equinozi, Rigil non è più visibile dalla Sardegna.
Alcuni osservatori sono comunque rimasti validi; sono quelli dedicati al culto della Luna, che la civiltà nuragica onorava fonti d'acqua perenni. Sono così nati dei pozzi sacri, denominati pozzi della Luna, nei quali ogni 18,6 anni il nostro satellite si specchia alla mezzanotte dei giorni di dicembre e dell'inizio di Gennaio; tra i meglio conservati ci sono il pozzo di Santa Cristina presso Paulilatino e quello di Santa Vittoria sulla Giara di Serri.
Il più interessante è probabilmente il primo; la sua scalinata è posta in modo tale che 3000 anni fa il Sole, durante gli equinozi d'autunno e di primavera, illuminasse il fondo del pozzo attraverso la scalinata stessa. Anche la Luna, ogni 18 anni e mezzo, al solstizio d'inverno, si specchiava nell'acqua passando per un'apertura in cima alla costruzione; ciò
perché la linea dei nodi è soggetta al fenomeno del moto retrogrado dei nodi stessi: questa, muovendosi sull'eclittica, ogni 18,6 anni passa per il punto dell'ariete, il più alto sull'orizzonte, durante i due solstizi. Ma siccome a quello d'estate la Luna è nella fase nuova, si specchiava solamente durante quello d'inverno, quando era piena.
La struttura del pozzo di Santa Cristina è a dir poco curiosa: la forma è quella di una grande bottiglia cava, il cui foro affiora in superficie; sul fondo, una sorgente naturale origina uno specchio d'acqua, mentre intorno
all'edificio c'è un recinto di pietre ovali che a sua volte ne racchiude un'altro a forma di esedra. La volta dell'edificio è costruita secondo la tecnica a tholos o della
pseudocupola: le grandi pietre ben squadrate sono disposte su piani aggettanti, lasciando libera però la sommità.
Questa aveva un diametro tale da prendere una porzione di cielo di 11°,5, misura pari alla distanza minima della Luna dallo zenit ogni 18,6 anni sulla latitudine di
Paulilatino. |