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L'uomo e il cielo |
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Nel corso dell'anno scolastico 2003\2004, la
classe 1G ha letto alcuni testi in poesia e in prosa, ha
analizzato diversi film e preso in considerazioni molti
aspetti del rapporto tra l'uomo, il cielo e tutto ciò che in
esso è contenuto. Queste sono le nostre considerazioni
finali, sulle quali ci piacerebbe aprire un ampio
dibattito. Chi è interessato a inviare considerazioni in
merito a questo argomento può scriverci.... Messaggi dall'infinitoDa sempre gli esseri umani hanno rivolto lo sguardo al cielo per trarne informazioni, ma anche emozioni straordinarie. L'alternanza di giorno e notte e il corso degli astri hanno aiutato gli uomini di ogni epoca a scandire il tempo, regolare i lavori agricoli, dirigere il loro cammino, quindi la capacità di interpretare i messaggi del cielo riveste da sempre un'importanza pratica fondamentale. Superare i confiniTutte le civiltà hanno sempre cercato di familiarizzare con il cielo tracciando linee immaginarie per unire le diverse stelle in modo da raffigurare particolari immagini, le costellazioni, alle quali sono stati dati spesso dei nomi e una storia legati alla mitologia e alla religione. Si credeva infatti che il cielo, privo di confini e posto al di sopra di tutto ciò che accade in questo mondo, fosse la naturale dimora degli dei, dalla quale essi benedivano o minacciavano gli esseri umani. Per questa ragione è sempre stato visto come una meta da raggiungere per condividere il senso di infinità e di onnipotenza che esso ispira, come un luogo di perfezione ideale in cui tutte le domande trovano risposta e il dolore non esiste più. In questo senso è corretto dire che il cielo rappresenta, nella letteratura, nella pittura e nel cinema, la speranza di vita migliore, di redenzione dal male e di felicità duratura; così come l'impossibilità di contemplarlo o la presenza delle nuvole rappresentano l'angoscia disperata di chi si sente senza via d'uscita. Dunque il cielo non è solo un elemento del paesaggio, più o meno pittoresco, ma, in molti testi, diventa la manifestazione visibile degli stati d'animo dei personaggi o, più raramente, del loro contrario. Per tutti questi motivi, moltissime religioni collocano in cielo non solo la sede di Dio, ma anche il Paradiso, luogo in cui i buoni sono premiati con la felicità eterna e immaginano i messaggeri della divinità come creature alate. Non per nulla gli uomini provano da sempre una grande invidia per gli uccelli, che nei testi poetici sono spesso carichi di significati simbolici, ma si rendono conto che l'aria è un elemento proibito, quasi oggetto di un divieto morale, come dimostra la triste fine di Icaro. Forse proprio questa invidia ha spinto l'uomo ad imitarli, arrivando a costruire edifici sempre più alti e mezzi di trasporto che gli consentono di volare, ma rimane naturalmente inferiore agli uccelli, perché il suo non è un volo libero come il loro. Bisogna sottolineare, tuttavia, che l'uomo è riuscito a spingersi al di là dell'atmosfera, luogo proibito per chi non è padrone della tecnologia, ad arrivare sulla luna, (anche se qualcuno ne dubita) e a raggiungere con i satelliti artificiali gli altri pianeti del sistema solare. La nostra fantasia però non ha confini e ci induce ad immaginare viaggi nella galassia "alla ricerca di strani mondi", come si dice nel prologo dei film di Star Trek, proiettando sulla volta del cielo le peregrinazioni di Ulisse o la rotta degli Argonauti. Speranza e inquietudine D'altra parte, il buio della notte e la sensazione di un infinito vuoto e lontano (il "concavo cielo" di Pascoli) possono farci sentire soli, insignificanti, esposti al pericolo di ignote minacce. Ecco perché noi umani abbiamo sempre pensato che nell'universo esistessero altre forme di vita, perfino sul suolo lunare, fino a quando non si è costatato il contrario. Tali creature, quando non sono state interpretate direttamente come divinità da rendere amiche, sono diventate dei visitatori che giungono a noi da luoghi lontanissimi, per portare un messaggio di speranza o, più frequentemente, la distruzione dell'umanità. Si tratta di un filone della fantascienza spesso associato al tema del viaggio nello spazio: quello del contatto con gli alieni, nei quali si incarnano il senso di colpa per la distruzione ad opera degli occidentali di civiltà militarmente meno evolute e il terrore del conflitto tecnologico, che la fine della guerra fredda non è riuscita a placare. A questo riguardo è necessario tenere presente che la letteratura ha dovuto cedere il passo al cinema, il quale si è occupato del cielo, offrendone un'ampia gamma di interpretazioni, soprattutto nell'ambito della fantascienza, che in questi ultimi anni ha riscosso un grande successo. Nel cinema fantascientifico, come in tutti i generi letterari, i riferimenti al cielo cambiano a seconda dell'epoca, infatti le conoscenze astronomiche sono aumentate col passare degli anni e la tecnologia si è evoluta molto rapidamente. Ad esempio, nella letteratura contemporanea, la Luna non ha più un aspetto dolce, invitante, proprio perché non costituisce più un mistero per noi; i film di fantascienza prendono in considerazione mondi più lontani o l'intera galassia proprio perché l'uomo fantastica più agevolmente su ciò che sfugge alla sua esperienza. Queste fantasie diventano spesso incubi: da sempre l'uomo teme che l'influenza del cielo sulle sue vicende personali e sulla storia possano essere nefaste: catastrofi naturali, epidemie, influssi negativi sono sempre stati interpretati come effetto della disposizione degli astri in cielo e, in ultima analisi, dell'ira di Dio per i nostri peccati. Per questo motivo, se da un lato associamo la capacità di vedere il cielo alla speranza, dall'altro temiamo che proprio dal cielo possa venire la sua distruzione, l'Armageddon, sotto forma di catastrofe naturale, come la caduta di un meteorite o lo scoppio di una supernova oppure di invasione di alieni ostili. E se abbiamo, tutto sommato, buone prospettive di non fare la fine dei dinosauri, se contiamo sulla bassa probabilità di un'esplosione stellare nei nostri paraggi e ci affidiamo agli ostacoli che la teoria della relatività pone sulla strada dei nostri potenziali invasori, non possiamo certo ignorare il fatto che a mettere fine all'esistenza della civiltà terrestre, se non saremo stati noi, sarà proprio il sole, che per miliardi di anni avrà fatto prosperare la vita, tanto da diventare per l'uomo l'immagine stessa di Dio.
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