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L'astronomia degli Egizi

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Una lunga storia tranquilla

La storia di questa terra, è strettamente legata alla sua posizione geografica.
L'Egitto è un'area circondata da delle "mura naturali"; infatti a nord troviamo il mar Mediterraneo, a est e a ovest i deserti della Libia e dell'Arabia. Questo fatto ha offerto per molto tempo al paese una garanzia di sicurezza. In più il fiume Nilo, è rappresenta una sorta di miniera d'oro nel deserto, infatti con le sue inondazioni annuali ha permesso lo sviluppo dell'agricoltura, e l'esistenza della stessa civiltà egizia.
Per quanto riguarda lo sviluppo delle scienze matematiche e astronomiche egizie, questo è lento e tranquillo, un'evoluzione tipica dell'Antico Egitto. Tuttavia queste scienze, in Egitto, ristagnarono ad un livello alquanto elementare.

L'anno Egizio

Tra le tante eredità che ci ha lasciato la civiltà egizia, la più importante è sicuramente "l'anno egizio".
L'anno egizio è formato da 365 giorni, che si distribuiscono su 12 mesi di 30 giorni, ciascuno, a cui si aggiungono gli epagomeni. Nel periodo che va dal Regno nuovo al periodo della dominazione romana, i mesi erano raggruppati in tre gruppi da quattro, che oggi potremmo, a grandi linee, associare alle stagioni. I tre gruppi avevano le seguenti denominazioni: mesi dell'inondazione, mesi della germogliazione, mesi del raccolto. Da questo si intuisce che l'anno egizio fosse una sorta di base per un calendario agricolo. Nell'Antico Egitto l'inondazione coincideva grosso modo, alla levata eliaca della stella Sothis (Sirio). Gli egizi infatti adoravano Sothis come "messaggero del nuovo anno e dell'inondazione". 
Tuttavia l'anno egizio presenta dei difetti. L'anno solare comprende in realtà 365 giorni e ¼; ciò comporta allo scarto di un giorno ogni quattro anni egizi, con l'inevitabile spostamento delle feste lungo le stagioni, e lo spostamento delle stagioni stesse da un mese ad un altro. A questa mobilità, probabilmente poco gradita dagli agricoltori, si deve la denominazione di anno vago attribuita all'anno egizio. 
Proprio perché questo era stabilito su basi pratiche, fu adottato da molti astronomi per i loro calcoli. Una scala di tempo senza unità fissa, senza alcun tipo di intercalazione era ciò che occorreva per i calcoli astronomici. Ad esempio, determinare il numero di giorni che separano uno stesso giorno dell'anno in due anni diversi del calendario babilonese, separati di cinquant'anni, era compito difficile, con il rischio di commettere errori. In questo caso nell'anno egizio era semplicemente 50 volte 365 giorni. Non riscosse lo stesso successo come calendario civile, infatti gli fu preferito il calendario persiano.


Gli egizi e l'astronomia

Lo sviluppo dell'astronomia nel Paese del Nilo fu gravemente ostacolato dall'incapacità da parte degli egizi di sviluppare un sistema posizionale numerico adatto a comprendere i moti celesti più complessi. Essi, infatti, utilizzavano precisi simboli per numeri come 1, 10, 100, …, che erano ripetuti per raggiungere somme più elevate. Per numeri inferiori ad 1, invece, venivano usate le frazioni che, nella maggior parte dei casi, erano espresse come somme di queste (2/5= 1/3 + 1/15).
La società egiziana aveva tuttavia delle richieste che trovavano risposta proprio nell'astronomia quali, ad esempio, la conoscenza delle ore durante la notte per la celebrazione di particolari cerimonie si scelse, quindi, una sequenza di 36 costellazioni (o decani) che ogni notte sorgevano con una certa regolarità. Fondamentale era, però, il bisogno di un calendario.
La vita di questo popolo ruotava attorno ad un fenomeno naturale annuale, l'inondazione del Nilo; che portava fertilità alle terre e prosperità ai villaggi.
Dalla metà del III sec. a.C. si hanno documentazioni attendibili le quali ci dimostrano che era già diffuso l'uso di dividere l'anno in tre stagioni a partire dall'inondazione, il ritiro delle acque e in fine il raccolto. Ognuna di esse aveva una durata di circa quattro mesi lunari ma, come tutti sanno, un mese di questi dura circa mezz'ora in meno di quelli solari e cosi, di tanto in tanto, bisognava aggiungerne un quinto intercalare.
L'inizio dall'anno, poi, veniva determinato dal sorgere della stella più luminosa del cielo, Sirio, il quale, per un certo periodo era invisibile perché coperto dalla luce del sole. Un giorno, però, ecco che appare prima del sole nel cielo di levante. Questa data, nell'antico Egitto, corrispondeva all'inondazione del Nilo; la storia vuole che a questo punto un saggio si accorgesse che si poteva far partire il calendario facendo corrispondere il sorgere di Sirio al XII mese e dimostrarlo escogitando una regola. Capita, infatti, che un anno durava circa 12 mesi lunari più 11 giorni e questo voleva dire che se Sirio sorgeva negli ultimi 11 giorni, l'anno venturo sarebbe sorto nel primo mese, cioè in quello sbagliato. Per evitare quest'evenienza, ogni anno in cui Sirio sorgeva negli ultimi giorni veniva aggiunto all'anno corrente un mese in più.
Questo calendario era particolarmente adatto per le feste religiose e, utilizzandolo, l'Egitto divenne una società ben organizzata che aveva mesi a volte di ventinove e a volte di trenta giorni ed anni che contavano o dodici o tredici mesi, il che doveva essere parecchio scomodo.
Fu qui che un ignoto suggerì la suddivisione degli anni in 12 mesi, ognuno di 30 giorni esatti, divisi da tre decadi. Alla fine dell'anno si sarebbe dovuto solo più aggiungere 5 giorni per raggiungere il totale fisso di 365 giorni.
Questo calendario, detto amministrativo, venne introdotto poco dopo il 3000 a.C., coesistendo con l'antico calendario religioso. Fu ritenuto più comodo perché non "accettava" eccezioni riguardo all'aggiunta dei giorni e fu quindi mantenuto fino all'inizio dell'epoca moderna.
Col passare del tempo il calendario amministrativo cominciò a presentare gravi ritardi, essendo l'anno naturale di qualche ora più lungo di quello di 365 giorni. I burocrati egizi, però, al posto di abolirlo per farlo combaciare con quello naturale, lo mantennero, creandone addirittura un terzo di regolazione lunare.
Nel 239 a.C., allora, si tentò di introdurre un sistema di anni bisestili, per cercare di rifar combaciare il calendario amministrativo con quello delle stagioni e colmare, così, le gravi lacune venute a formarsi.