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Eudosso di Cnido, l'astronomia Eudossiana

A partire dal 600 a.C. in Grecia, gruppi di filosofi e matematici iniziarono a dedicarsi ad una rappresentazione del sistema solare allora conosciuto che non si basasse su mitologia e leggende, bensì su teorie più scientifiche derivate dalle osservazioni pratiche.
Eudosso di Cnido (400 - 347 a.C. circa) spicca tra il resto di scienziati e filosofi per essere stato il primo a tentare una spiegazione dei moti del Sole, della Luna e dei pianeti allora conosciuti, che ammontavano a 5, tramite una rappresentazione molto complessa. Per raffigurare i pianeti il matematico greco immaginò il corpo celeste in questione sull'equatore di una sfera immaginaria che ruotava uniformemente. Questa partecipava inoltre al moto di una seconda concentrica alla prima, ma posizionata su di un asse diverso: il moto del pianeta quindi era dato dalla combinazione delle due sfere precedenti. Per quanto riguarda la Luna, l'astronomo greco tentò un sistema di tre sfere una dentro l'altra in cui quella più esterna indicava il moto est-ovest del satellite rispetto alla Terra. Le rimanenti due, invece, ruotavano alla velocità rispettivamente del mese lunare e del ciclo di 18,6 anni. Per i moti del sole Eudosso propose tre sfere come per la Luna, ma la rappresentazione risultò meno soddisfacente.
In seguito il sistema subì alcune modifiche anche da parte dello stesso Eudosso, il quale si accorse che se le rotazioni delle sfere avessero avuto velocità uguale ma direzione opposta e un asse differente di pochi gradi, il pianeta avrebbe compiuto il suo moto seguendo una figura ad otto punti detta "ippopeda" o "pastoia".
Dunque Eudosso di Cnido ha liberato l'astronomia dall'influenza teologica, facendone
un "sistema matematico". Occorre però anche precisare che le teorie formulate da Eudosso e quelle accettate in età moderna, sono profondamente diverse; ma ciò che conta è il carattere scientifico della teoria ideata dallo studioso di Cnido e la sua rigorosa formulazione delle leggi e si può quindi considerare uno dei capisaldi dell'astronomia antica. In età moderna il principio base di tutte le teorie è di carattere dinamico (si pensi alla legge dell'attrazione delle masse di Newton). Nell'antichità non esisteva una nozione precisa di dinamica e quindi le leggi eudossiane si basavano sulla geometria; per questo motivo è stato conferito alla teoria eudossiana l'aspetto di un semplice modello teorico ideato per descrivere l'ordine dei fenomeni celesti ma non le cause.
Eudosso ereditò l'idea che le stelle, il Sole e la Luna ci suggeriscano il moto circolare uniforme e ne fece il principio generale della sua astronomia.
Lo studioso di Cnido introdusse una grande innovazione: invece di parlare di anelli celesti, egli immaginò i vari astri fissi su superfici sferiche trasparenti, ruotanti uniformemente intorno a due poli. Il Sole, le stelle e la Luna dovevano avere tutti una propria sfera indipendente.
Tutte le sfere devono risultare concentriche tra loro e interpretare la sfera terrestre come il centro dell'universo. 
Il modello ideato dallo studioso greco serviva per spiegare in modo chiaro i moti apparenti delle stelle fisse, ma non altrettanto bene quelli del Sole e della Luna e tanto meno quelli dei pianeti che sembrano avanzare più ora meno del dovuto. Eudosso per rimediare a tale problema ne uscì con una trovata davvero geniale: ognuno di questi astri possedeva non una, ma una serie di sfere, tutte interne una all'altra, ma con moto uniforme e periodi di rotazione differenti.
Si arrivò così ad avere un sistema di ventisei sfere, più una ventisettesima per le stelle fisse.
Il sistema dava risultati assai soddisfacenti per i pianeti Saturno, Giove e Mercurio, ma poco convincenti per Venere e soprattutto Marte. Furono poi Callippo e Polemarco ad approfondire e migliorare la teoria tracciata dal grande maestro, rendendo il sistema più flessibile grazie all'aggiunta di una numero maggiore di sfere.; essi furono addirittura in grado di determinare con maggiore esattezza i solstizi, gli equinozi e la durata delle stagioni. Anche il filosofo greco Aristotele accettò la teoria di Eudosso, ma ne aumentò il numero delle sfere da trentatré a trentacinque. Egli adattò i sistemi di sfere riuscendo a combinare i moti di ciascuno dei cinque pianeti in una unica rappresentazione che univa anche i sistemi di Sole e della Luna. Grazie a queste modifiche infine, riuscì a stabilire con sufficiente certezza che la Terra è sferica; tesi rafforzata anche dallo studio dell'ombra della Terra sulla Luna durante un eclissi.