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L'astronomia latina medievale

Quando i Romani sottomisero militarmente la Grecia, riducendola ad una delle tante province del loro vasto impero, furono conquistati dalla sua cultura, in poco tempo il greco sostituì il latino come lingua dei dotti. Così, quest'ultimo, divenne una lingua d'uso comune. Per questo quasi tutti i testi più importanti dell'epoca furono scritti in greco, ma, dopo pochi secoli, venne progressivamente abbandonata anche per cause di natura politico, economica e sociale.
Bisogna essere grati ad un alto funzionario del regno ostrogoto se è giunta fino a noi questa scrittura,infatti, anche se egli non riuscì a completare il suo lavoro, ci fornì gli elementi fondamentali per scoprirne i metodi e la grammatica. Infatti i suoi posteri riuscirono a ricostruire, grazie alle conoscenze lasciateci, gli studi di Aristotele e di altri grandi personaggi, anche se quasi tutto il materiale a noi pervenuto riguarda matematica e filosofia, lasciando poche tracce sull'astronomia astronomia.
In definitiva, durante il Medioevo, gli scienziati, in particolare gli astronomi, si fecero influenzare profondamente dagli antiche testi, astenendosi dall'elaborare teorie autonome, senza neppure fare delle osservazioni dirette. Per questo si possono definire dei veri e propri parassiti del passato: i più famosi astronomi dell'epoca scrivevano i testi basandosi unicamente su altri già scritti, facendo talvolta miscele di più autori e tirandone fuori quello che più piaceva o serviva.
Come è accaduto presso tutti i popoli antichi, esisteva uno stretto rapporto tra religione e astronomia, infatti anche nei territori dell'ex impero romano d'Occidente il Cristianesimo e la Chiesa spinsero ad osservare il cielo con canoni e schemi ben definiti e rigidi, anche se talvolta non permettevano che la verità venisse rivelata.

Ad esempio i monasteri furono fondamentali nell'osservazione e nello studio del cielo, difatti, dovevano poter calcolare le date appropriate delle cerimonie con qualche anno d'anticipo., tanto che si arrivò ad ingaggiare astronomi che potessero calcolare un ciclo, più o meno preciso, di queste esatte date. Alla fine si fece riferimento al ciclo aureo, scoperto dall'astronomo greco Metone nel V secolo a.C.