I posteri conosceranno la verità
Traduzione letterale, note
e commento stilistico
[30,5] Quam multa animalia hoc primum cognouimus saeculo, quam multa negotia ne hoc quidem!
Multa uenientis aeui populus ignota nobis sciet; multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostri exoleuerit, reseruantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus
habeat.
[30,6] Non semel quaedam sacra traduntur: Eleusin seruat quod ostendat
reuisentibus. Rerum natura sacra sua non semel tradit; initiatos nos credimus: in uestibulo eius haeremus; illa arcana non
promiscue nec omnibus patent: reducta et interiore sacrario clausa sunt, ex quibus aliud haec aetas,
aliud quae post nos subibit aspiciet.
Quanti animali abbiamo conosciuto per la prima volta in quest’epoca, quante cose neppure ai nostri tempi! La gente
della prossima generazione conoscerà molte cose a noi ignote; molte cose sono riservate
a quelle ancora successive, quando il ricordo di noi sarà svanito: il mondo sarebbe ben piccola cosa, se in esso tutti i suoi abitanti non trovassero argomenti da indagare.
[6] Alcuni misteri religiosi non si comunicano in una sola volta: Eleusi tiene in serbo delle rivelazioni per coloro che
ritorneranno. La natura non rivela tutte le sue verità in una volta: noi ci crediamo degli iniziati, e invece siamo fermi al
vestibolo della natura; i suoi segreti non sono a disposizione di tutti indistintamente, sono chiusi nella parte più interna
del santuario; parte di essi li conoscerà la nostra generazione, un’altra parte quella che ci subentrerà.
Commento
Seneca, rivelando notevole lungimiranza e un modo di
pensare che anticipa di secoli la rivoluzione scientifica, esprime il concetto moderno che la conoscenza è progressiva e infinita: più cose scopriamo, maggiori sono le
prospettive di nuove conoscenze che si aprono alla nostra indagine. Molti risultati creduti definitivi, rivisti alla luce di
nuove teorie hanno rivelato aspetti inimmaginabili prima: esiste sempre un livello di conoscenze più approfondite verso
il quale la scienza si può muovere. Il vero ricercatore è dunque modesto e non si sente mai arrivato; mostrando
disponibilità a rivedere le sue convinzioni e apertura verso nuovi sistemi di pensiero: “chi più sa, sa di non sapere”.
|