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L'uomo, il cielo e le comete

Il cielo come mappa       Le comete portano sventura

 

M.L. Demonet - Rabelais

Nell' antichità si osservava il cielo in un'ottica profondamente diversa da quella attuale. L'uomo infatti non aveva le conoscenze scientifiche adeguate per spiegare i fenomeni atmosferici e gli eventi naturali (eruzioni, terremoti, eclissi) che lo riempivano di timore: era fragile e incerto e andava alla ricerca di un criterio per interpretare il caos che regnava attorno a lui.

Le prime osservazioni dimostrarono che quello che succede in cielo ha un andamento regolare: le fasi lunari, il sorgere e il tramontare del sole, i cicli stagionali sono prevedibili, contrariamente a quanto accade sulla Terra, dove gli eventi accadono improvvisamente e senza apparente ragione, risultando spesso pericolosi o mortali.
Nacque così l'idea che tra il caos terrestre e la regolarità del cielo esistessero misteriose corrispondenze e si iniziò a credere che l'universo offrisse, a chi li sapeva interpretare, dei segni che avrebbero permesso di regolarsi nelle varie evenienze della vita quotidiana.

Anche se l'osservazione del cielo ha sempre avuto scopi di natura pratica, come l'orientamento per i viaggiatori e i naviganti e la misurazione del tempo, la sua ragione di fondo rimase sempre quella di offrire a tutti gli uomini indicazioni sulla "rotta"  che ciascuno personalmente doveva seguire attraverso il mare della vita.

Alcune civiltà come quelle precolombiane ritenevano essenziale l'osservazione del cosmo e nutrivano il timore che questa regolarità potesse venire meno: consapevoli che se il sole non fosse più sorto il genere umano sarebbe scomparso, offrivano alle divinità sacrifici umani per  scongiurare questo pericolo.

Riflettendo sulle teorie dell'epoca e riprendendo un modo di pensare comune, il filosofo greco Aristotele aveva ipotizzato che ogni macrocosmo fosse in corrispondenza con un microcosmo sulla Terra e aveva idealmente suddiviso l'Universo in un mondo sublunare, mutevole e imprevedibile, che conosceva la sofferenza e la morte e un mondo extralunare, che al contrario era immutabile e perfetto, i cui componenti si muovevano con moto circolare uniforme.

Questo sistema di pensiero implicava il fatto che la Terra fosse il centro dell'Universo e l'uomo il destinatario della creazione ad opera di qualche volontà superiore che aveva reso tutti gli eventi che accadono funzionali alla sua vita e alla sua salvezza eterna. 

E' comprensibile che le teorie di Giordano Bruno, Galileo Galilei, Isaac Newton, che finivano per attribuire all'uomo una posizione marginale creassero sgomento: era come perdere una mappa utilizzata da secoli per navigare alla cieca in mare aperto.

In questo epocale cambiamento ebbe grande importanza lo studio delle comete, che contribuì a sconvolgere il sistema aristotelico-tolemaico.

Gli antichi non sapevano cosa fossero davvero le comete, ma le temevano perché la loro comparsa non era prevedibile e sembrava mettere in dubbio la regolarità dell'Universo.
In base a quanto detto sopra sul legame tra il cosmo e la Terra, è facile capire che esse venivano interpretate come annunciatrici di un evento importante, quasi sempre nefasto: guerre, carestie, epidemie, pestilenze.  Secondo la tradizione,  le comete annunciavano la morte di re o profeti, come nel caso di Giulio Cesare, Maometto e Carlo Magno (per quest'ultimo non è ancora stata trovata evidenza scientifica). La loro comparsa gettava dunque nel panico le corti e si narra che lo stesso Carlo V, saputo dell'arrivo di una cometa, abdicò a favore del figlio.
A questo riguardo si veda anche la pagina "Le comete nella tradizione popolare"

Unica eccezione a questo simbolismo negativo è la cometa che avrebbe annunciato la nascita di Cristo, guidando a Betlemme i Magi venuti dall'Oriente.