|
TESTO
ORIGINALE(By
Caio Giulio Cesare) [25] Huius
Hercyniae silvae, quae supra demonstrata est, latitudo novem
dierum iter expedito patet: non enim aliter finiri potest,
neque mensuras itinerum noverunt. Oritur ab Helvetiorum et
Nemetum et Rauracorum finibus rectaque fluminis Danubi regione
pertinet ad fines Dacorum et Anartium; hinc se flectit
sinistrorsus diversis ab flumine regionibus multarumque
gentium fines propter magnitudinem adtingit; neque quisquam
est huius Germaniae, qui se aut adisse ad initium eius silvae
dicat, cum dierum iter LX processerit, aut, quo ex loco
oriatur, acceperit: multaque in ea genera ferarum nasci
constat, quae reliquis in locis visa non sint; ex quibus quae
maxime differant ab ceteris et memoriae prodenda videantur
haec sunt. TRADUZIONE
FROM INTERNET (by
www..splash.it/cultura/latino/cesare/de_bello_gallico/6/index.htm) [25] La selva
Ercinia, sopra menzionata, si estende per una larghezza
equivalente a nove giorni di marcia per chi viaggi libero da
impedimenti: non è possibile, infatti, determinare in altro
modo le sue dimensioni, perché i Germani non conoscono le
misure itinerarie. Ha inizio nei territori degli Elvezi, dei
Nemeti e dei Rauraci e, in parallelo con il corso del Danubio,
raggiunge il paese dei Daci e degli Anarti; da qui, piega a
sinistra, in regioni lontane dal fiume e, nella sua vastità,
tocca le terre di molti popoli. Non c'è nessuno, in questa
zona della Germania, che possa affermare di aver raggiunto
l'inizio della selva, benché si sia spinto in avanti per
sessanta giorni di cammino, o che abbia sentito dire dove ha
principio. Vi nascono, a quanto consta, molte specie di
animali mai visti altrove: di essi descriveremo i più strani
e singolari e più degni, a nostro parere, di menzione. [26] C'è un
bue, dalla forma di cervo, che in mezzo alla fronte, tra le
orecchie, ha un corno unico, più alto e più dritto di quelli
a noi noti: sulla sommità, il corno si divide in ampie
diramazioni. Uguale è l'aspetto della femmina e del maschio,
con corna di identica forma e grandezza. [27] Ci sono,
altresì, le cosiddette alci. Per forma e varietà delle pelli
assomigliano alle capre, ma sono un po' più grosse, hanno le
corna senza punta e le zampe senza giunture, per cui né si
sdraiano per riposarsi, né, se per qualche motivo cadono a
terra, sono in grado di rialzarsi o risollevarsi. Come
giacigli usano gli alberi: vi si appoggiano e così,
leggermente reclinate, si addormentano. Quando i cacciatori,
dalle orme, scoprono il rifugio delle alci, scalzano o
tagliano alla base tutti gli alberi del luogo, stando attenti
che rimanga nell'insieme l'aspetto di alberi ritti. Quando le
alci, come al solito, vi si appoggiano, con il loro peso
provocano il crollo degli alberi, già malfermi, e cadono
anch'esse per terra. [28]La terza
è la specie dei cosiddetti uri. Sono leggermente più piccoli
degli elefanti, assomigliano ai tori per aspetto, colore e
forma. Sono molto forti, estremamente veloci, non risparmiano
né uomini, né animali che abbiano scorto. I Germani si danno
molto da fare per catturarli per mezzo di fosse, e poi li
uccidono: i giovani si temprano e si esercitano in queste
fatiche e genere di cacce. Chi ha ucciso diversi uri, ne
espone le corna pubblicamente, a testimonianza della sua
impresa, ricevendo grandi elogi. Non si riesce ad abituare gli
uri alla presenza degli uomini, né ad addomesticarli, neppure
se catturati da piccoli. Le corna, per ampiezza, forma e
aspetto, sono molto diverse da quelle dei nostri buoi. Sono un
pezzo molto ricercato, le guarniscono d'argento negli orli e
le usano come coppe nei banchetti più sontuosi.
|