www.gpeano.org
Index Sentieri                  Links a siti su vita e opere di Dante
Percorsi su autori e testi
Inferni di ieri
e di oggi
Gli animali
Le foreste
Dalla sopravvivenza al peccato di gola

 

   Index

Greci e Romani I Celti Medioevo Boccaccio Ariosto Dante
Tasso Baudelaire Robin Hood Il Signore degli Anelli

   Ambrose Bierce

  Foresta come ecosistema

Cesare

 

CHARLES BAUDELAIRE

Charles Baudelaire nacque a Parigi il 9 aprile 1821.

Il padre, Joseph-Francois, aveva rinunciato all'abito sacerdotale ed era diventato funzionario del Senato ed aveva sposato in seconde nozze Caroline Archimbaut-Dufays. A 6 anni, Charles perse il padre. Per volontà del patrigno, il maggiore Jacques Aupick, Baudelaire si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma le prime relazioni artistiche e amorose e la passione per le arti e la poesia lo distraevano dallo studio. La vita sregolata che il poeta conduceva indusse la famiglia, per riportarlo sulla retta via, ad imbarcarlo, nel giugno del 1841, su di una nave diretta in India.  Da questo suo viaggio, il poeta riporterà il suo amore per l'esotismo, che riapparirà quindici anni dopo nell'opera Fleurs du mal.

Poco dopo il rientro a Parigi, Baudelaire incontrò Jeanne Duval , con la quale iniziò un lungo e appassionato amore.  Deciso a vivere una vita fuori da ogni tutela, dichiarò alla famiglia la sua volontà di "farsi autore".

 La famiglia sembrò non accettare questa condizione e nel 1844 il patrigno, di comune accordo con la madre, decise di  interdire il giovane e di affidare il suo patrimonio all'amministrazione di un notaio. 

L'anno seguente, conseguentemente alla sua interdizione, tentò il suicidio. Nello stesso periodo vennero pubblicate le sue prime critiche d'arte e le sue prime poesie. 

Tentò nuovamente il suicidio nel 1861 e, nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles.

Ormai malato di afasia, Baudelaire cercò nelle droghe e nell'alcol il sollievo alla malattia che il 31 agosto del 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise. Dall’esperienza della malattia e dalla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i Paradis artificiels del 1861.

Tratto da http://www.studenti.it/didattica/letteratura_francese/baudelaire1.php

ELENCO OPERE

Salon de 1845, Paris, Labitte, 1854.
Salon de 1846, Paris, Lévy, 1846.
Histoires extraordinaires (trad. da E. A. Poe), Paris. Lévy, 1856.
Nouvelles Histoires extraordinaires trad. da E. A. Poe), Paris. Lévy, 1857.
Les Fleurs du Mal, Paris, Poulet-Malassis et De Broise, 1860.
Théophile Gautier, Paris, Poulet-Malassis et De Broise, 1860.
Les Paradis artificiels, Paris, Poulet-Malassis et De Broise, 1860.
Les fleurs du Mal (II ed.), Paris, Poulet-Malassis et De Broise, 1861.
Richard Wagner et <<Tannhauser>> à Paris, Paris, Dentu, 1861.
Eureka (trad.da E. A. Poe), Paris, Lévy, 1863.
Histoires grotesques et sérieuses (trad. da E. A. Poe), Paris, Lévy, 1865.
Les E'paves, Amsterdam, A' l'Enseigne du Coq (Poulet-Malassis), 1866.

Tratto da http://web.oneonline.it/andima/baudelaire/OPERE.HTM

CORRISPONDENZE

È un tempio la Natura ove viventi

pilastri a volte confuse parole

mandano fuori; la attraversa l'uomo

tra foreste di simboli dagli occhi

familiari. I profumi e i colori

e i suoni si rispondono come echi

lunghi. che di lontano si confondono

in unità profonda e tenebrosa,

vasta come la notte ed il chiarore.

Esistono profumi freschi come

carni di bimbo, dolci come gli oboi,

e verdi come praterie; e degli altri

corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno

l'espansione propria alle infinite

cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,

il benzoino, e cantano dei sensi

e dell'anima i lunghi rapimenti.

  CHARLES BAUDELAIRE, Corrispondenze, da I fiori del male, trad. di L.de Nardis

LA FORESTA DI SIMBOLI
La rappresentazione del paesaggio in letteratura consiste  in una trascrizione di ciò che i sensi avvertono; le descrizioni paesaggistiche nascono dalla volontà di esprimere a parole le percezioni relative all'ambiente circostante: immagini, ma anche suoni, odori, sensazioni termiche e tattili. I poeti antichi, in particolar modo, si impegnavano a rappresentare tutte le percezioni sensoriali, senza trascurare nemmeno quelle gustative.
Fino agli inizi del secolo scorso, nell'ambito quotidiano della vita comune, alle percezioni sensoriali veniva attribuita piena credibilità; allo stesso modo, anche nell'ambito letterario e artistico, i sensi hanno sempre mantenuto un ruolo di primo piano.
Nell'epoca del Decadentismo si assiste, invece, ad una impressionante svalutazione dell'importanza dei cinque sensi. L'uomo, sia nel campo esistenziale che in quello della produzione e fruizione dell'arte,  non si contenta più di ciò che vede, vuole andare al di là, penetrare il mistero delle cose, comprenderne il significato profondo e misterioso. Ai sensi vengono, perciò, preferiti più raffinati strumenti di conoscenza. I poeti sono stanchi di descrivere bei tramonti e prati fioriti e sono attratti dalle misteriose analogie o associazioni di idee che la mente umana elabora ogni momento ad ogni nuova sensazione. Un suono, un colore non interessa più in se stesso, ma in quanto evoca in chi lo sente un ricordo, un sentimento, un'idea. I sensi si intersecano spesso fra di loro, così che un colore può far pensare ad un profumo, o un odore può far venire in mente una musica, provocando, in poesia, quella particolare figura retorica che viene chiamata sinestesia. Ogni sensazione, dunque, rimanda a qualche altra cosa, "significa" qualche altra cosa oltre a ciò che rappresenta, diviene cioè simbolo da decifrare.

La poesia "Corrispondenze" di Baudelaire è un fulgido esempio di questo Decadentismo, in cui la natura, l'ambiente circostante e tutto l'insieme delle percezioni sensoriali formano un fluido paesaggio interiore in cui immagini e segni non trovano stabile collocazione, ma si spostano di continuo al variare delle associazioni.

Il disprezzo del dato naturalistico e della descrizione oggettiva è caratteristico dei poeti denominati simbolisti, i quali giungono fino alla teorizzazione della fuga dalla realtà sensibile, intesa come distacco da un'apparenza che, se appaga, diviene un limite che impedisce di cercare una realtà più profonda, al di là dei sensi, l'unica che valga la pena di indagare.

Il paesaggio naturale scompare e lascia il posto alla rappresentazione di un paesaggio interiore: non più alberi, fiori, tramonti e tempeste, ma ricordi, emozioni, associazioni di idee, vibrazioni dell'anima.

Tratto da http://digilander.libero.it/ostraca/baudelaire.htm