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Nell’Orlando Furioso il luogo in cui si muovono i cavalieri è costituito da una selva ove si può incontrare allo stesso modo il peccato o la redenzione, combattere il nemico o cercare la donna amata. Dietro ad ogni albero si nasconde la possibilità di un incontro avventuroso e straordinario: povere capanne o castelli incantati, santi eremiti o incantatori malvagi, draghi, mostri, giganti, fanciulle sorridenti o saraceni armati e pericolosi. Diversamente da quanto accade nella Divina Commedia, lo smarrimento nella selva non comporta l ’idea di peccato, ma la mancanza di equilibrio dell’uomo alle soglie dell’età moderna, l'assenza di un principio ordinatore del mondo che per Dante e il Medioevo era la volontà di Dio. Nella selva fugge Angelica per sottrarsi alle sgradite attenzioni dei paladini, nella selva cercherà le erbe con le quali curerà Medoro ferito, umile fante che otterrà la donna ambita dai più nobili cavalieri senza nemmeno averla cercata, nella selva Orlando si getterà all'inseguimento del misterioso personaggio che lo condurrà alla radura in cui sorge il castello del mago Atlante, in cui ciascuno insegue vanamente le sue illusioni e nella selva impazzirà Orlando, quando verrà a sapere dell'amore a lieto fine di Angelica e Medoro.
Fugge tra selve spaventose e scure,
Luogo
dell'avventura e dell'imprevisto, la selva viene recuperata
così alla laicità e in qualche modo passa a rappresentare
l'intrico in cui si aggira ciascuno di noi nella sua vita e
tutte le avventure e i personaggi in cui casualmente si
imbatte. La selva è dunque il luogo in cui il movimento dei personaggi, alla vana ricerca dell'oggetto che desiderano, si svolge in modo tale da tornare molte volte su se stesso attraverso una serie di intricati sentieri. E' un movimento circolare, senza una vera meta, guidato dal capriccio della fortuna, vera padrona del destino umano, contrariamente a quanto accade nella Divina Commedia, che presuppone un moto verticale dal basso all'alto, quindi un miglioramento morale ricercato dal protagonista. Il tema della selva e quello della ricerca sono strettamente connessi: la nostra vita è intricata come una foresta e in questa foresta noi cerchiamo vanamente gli oggetti dei nostri desideri, spesso poco realistici. Essi ci sfuggono sempre mentre, paradossalmente, li ottengono coloro che non li stavano cercando, come accade a Medoro con Angelica. Lo stesso accade nel castello del mago Atlante, dove i paladini si aggirano senza pace, trattenuti non tanto dall'incantesimo quanto dalla follia delle loro illusioni. Attraverso l'immagine del castello, i temi della selva e della ricerca si trasformano progressivamente in quello del labirinto, al centro del quale esiste un luogo privilegiato, un tesoro in attesa o un mostro in agguato, che non sempre i protagonisti riescono a raggiungere, così come nella vita reale non sempre noi realizziamo i nostri progetti o siamo in grado di "afferrare saldamente" qualche risultato. |