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Storia romana e latino |
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Tarquinio Prisco
Tarquinio Prisco (riferimento cronologico: 615 a.c. - 587 a.c.)
Ad
Anco Marzio successe un Re etrusco, Tarquinio Prisco, e
questo fu un passaggio importante, un elemento di rottura rispetto
al passato in cui l’alternanza tra Re latini e sabini aveva
escluso completamente dal potere, anche senatoriale,
la tribù dei Luceri, di origine etrusca.
Viene quindi naturale pensare che nel momento di massima espansione della loro civiltà, gli etruschi finirono per imporre alla città di Roma una sorta di amministrazione controllata, trovando il modo di far eleggere un proprio magistrato alla massima carica.
La storia come ci è stata tramandata ci parla di un re regolarmente eletto dal senato Romano in virtù dei suoi particolari meriti.
Tarquinio
Prisco era un principe etrusco, un Lucumone, di origini
greche ed aveva sposato la ricca Tanaquilla, figlia di un
nobile commerciante di Tarquinia. Fu proprio Tanaquilla a
convincere suo marito a trasferirsi a Roma e lo stesso diventò un
protetto di Anco Marzio, finanziando con i suoi ingenti capitali
gran parte delle opere pubbliche realizzate dal Re sabino. Iscritto
alla tribù dei Luceri riuscì a farsi apprezzare dai romani
e farsi eleggere Re alla morte del suo protettore. Fu
il primo ad agire in modo da assicurarsi l’elezione,
ingraziandosi vasti strati della popolazione. Attraverso una vera
e propria campagna elettorale riuscì ad ottenere l’appoggio
della plebe che nel frattempo era cresciuta nella città
ed includeva ora i nuovi artigiani e commercianti etruschi
che, pur non avendo diritti politici, avevano una grande
disponibilità di denaro.
L’elezione
dell’etrusco rappresentò
il passaggio da una monarchia in cui il re esercitava il potere
esecutivo, applicando le decisioni prese dal Senato e dalle
Assemblee Curiate, ad una monarchia di tipo assoluto in cui
le altre istituzioni venivano di fatto esautorate.
Tarquinio Prisco fu un Re guerriero e durante il suo regno conquistò gran parte del Lazio, della sabina e non disdegnò neanche di combattere con città etrusche come, ad esempio, Cere. Fu anche lui ad ideare una lega tra dodici città etrusche portando sempre di più Roma sotto l’influenza di questa civiltà, candidandola però ad un ruolo da protagonista.
Tarquinio
si dimostrò anche un abile urbanista,
trasformando capanne in abitazioni e vicoli fangosi in strade
praticabili. Sotto di lui, Roma fece un grande balzo in avanti
grazie alle tante opere pubbliche realizzate tra queste ricordano:
la “cloaca massima”, che permise il definitivo
prosciugamento della valle del Foro, soggetta a continui
allagamenti, il Tempio di Giove Capitolino. Si procedette anche a
rendere più navigabile il Tevere che divenne anche oggetto di
culto.
Ma
tutto ciò non bastava alle nobili famiglie romane di stirpe
latino-sabine che si vedevano sempre più esautorate dal potere e
così Tarquinio Prisco, dopo trentotto anni di regno venne
ucciso per mano di due sicari, i figli di Anco Marzio, che con
questo gesto si vendicavano del fatto di essere stati, a loro
giudizio, “scippati” del regno del padre.
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