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Storia romana e latino |
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Testo tratto da: Antica
Roma Tullio Ostilio
Tullio Ostilio(riferimento cronologico: 672 a.c. - 640 a.c.)
Dopo il sabino Numa Pompilio, venne eletto il latino Tullo Ostilio, secondo la regola dell’alternanza. Tanto pacifico fu il sabino, tanto guerriero si rilevò il terzo re di Roma e lo dimostrò immediatamente dichiarando guerra alla vicina Alba Longa.
Le
due città, pur ai ferri corti, secondo la leggenda, presero una
decisione molto particolare per decidere le sorti del conflitto,
una decisione che aveva lo scopo di mantenere intatti i propri
eserciti di fronte alla sempre presente minaccia etrusca. La leggenda è quella della sfida tra tre gemelli romani, gli Orazi, e tre gemelli albani, i Curiazi. La supremazia tra le due più importanti città latine sarebbe stata decisa da questo singolare scontro che si tenne in una pianura a sud di Roma, alla presenza dei due popoli trepidanti.
Lo scontro, e quindi la sorte della guerra, si decise a favore dei Romani. Andando oltre questa nobile leggenda, è certo che Tullo Ostilio fece radere al suolo Alba Longa, uccidendone il re Mezio Fufezio. Il motivo di tanta rabbia fu l’indecisione dello stesso re albano che, sollecitato ad unirsi a Roma nella guerra contro Fidene e Veio, continuava a temporeggiare. Il re romano fece allora legare i piedi di Mezio a due carri e poi lanciò i cavalli in direzioni opposte. Prima di dare il via ai cavalli pronunciò la frase: “Tu eri diviso tra Roma e Fidene, adesso io divido te”. Tutti gli abitanti di Alba furono deportati a Roma ed ammassati sul monte Celio. I
romani accolsero di buon grado la distruzione della “sorella”
Alba Longa anche perché furono convinti dell’ineluttabilità
della cosa che avrebbe permesso a Roma di seguire il suo magnifico
destino; del resto la distruzione di Troia aveva permesso la
nascita di Alba Longa, come la distruzione di quest’ultima
avrebbe ora permesso a Roma di diventare una grande potenza. Gli dei non sembrarono molto contenti dell’operato di Tullo Ostilio e colpirono Roma con una pestilenza, ma il re non si scoraggiò e continuò a guerreggiare, conquistando anche Veio. Dopo
aver governato per trentadue anni, il re guerriero morì, colpito
da un fulmine mentre celebrava un rito sacro per ingraziarsi
Giove.
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