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Romolo: primo re di Roma

Romolo (Romulus) è una figura della mitologia romana, gemello di Remo, fondatore eponimo e primo re di Roma. Era figlio di Marte e di Rea Silvia, discendente di Enea.

La nascita  La salvezza  L'adolescenza  L'età adulta   
La fondazione di Roma
   Il regno   La morte

www.arengario.net/ momenti/momenti16.html

Amulio, dopo aver spodestato il fratello Numitore, divenne re di Alba Longa e, per evitare che potessero nascere eredi legittimi, costrinse la figlia di Numitore, Rea Silvia, a farsi vestale.
Rea Silvia fu posseduta con la forza dal dio Marte, in un bosco sacro dove era andata a prendere dell'acqua. Dall'unione nacquero due fratelli gemelli: Romolo e Remo.
Per ordine dello zio, la madre fu mandata a morte, come prevedeva la legge per le vestali che non rispettavano il voto di castità. Il fiume Aniene, dove il corpo fu gettato, ne ebbe pietà e la resuscitò. I figli le vennero tolti per essere uccisi, come tutti i figli illegittimi o indesiderati. Il servo incaricato non ebbe cuore di farlo e li affidò alla sorte deponendoli in una cesta che lasciò scorrere sulle acque del Tevere verso un miglior destino.
Per le piogge recenti il fiume era straripato ed aveva allagato i campi formando larghe pozze di acqua. La cesta coi due bambini si fermò in una di quelle pozze e, quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta rimase all'asciutto ai piedi di un albero di fico (il ficus ruminalis).
Altre fonti fanno coincidere il punto dove si fermò la cesta con i gemelli con una grotta collocata alla base del Palatino, detta "Lupercale" perché sacra a Marte e a Fauno Luperco.

Una lupa, scesa dai monti al fiume per abbeverarsi, fu attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e si mise ad allattarli.  Così li trovò il pastore Faustolo, che li raccolse e li portò dalla moglie Acca Larenzia (o Laurenzia). I bambini crebbero nella capanna di Faustolo e Laurenzia, situata sulla sommità del Palatino, nella zona del colle chiamata "Germalo" (o "Cermalo"). Faustolo li aveva chiamati Romolo e Remo.
Esiste una supposizione sulla figura di Acca Larentia. Alcune interpretazioni la indentificano con la "lupa", un nome usato per una prostituta (da questa parola, "lupanare" indicava il luogo dove si svolgeva la prostituzione). I fratelli divennero adulti e per caso vennero a conoscenza della loro origine reale e dell'usurpazione di Amulio. Un giorno, durante le feste dei Lupercali litigarono con i pastori di Numitore. Dopo la rissa, Remo fu portato da Amulio, con l'accusa di aver devastato i campi di Numitore. Amulio inviò il prigioniero dal fratello per il giudizio ma questi, impressionato dalla sua somiglianza con sua figlia Rea Silvia, lo lasciò andare. Nel frattempo, Faustolo aveva raccontato a Romolo delle loro origini e dell'usurpazione di Amulio. Romolo radunò i compagni e si diresse da Amulio, raggiunto da Remo liberato da Numitore. Amulio venne ucciso e Numitore ritornò re di Alba Longa. Ottenuto da lui il permesso, Romolo e Remo lasciarono Alba Longa e si recarono sulla riva del Tevere per fondare una nuova città nei luoghi dove erano cresciuti. 

Essendo gemelli nessuno dei due poteva vantare una maggiore anzianità così decisero di affidarsi al volere degli dei e di osservare il volo degli uccelli per interpretarlo. Romolo scelse come luogo di osservazione il Colle Palatino, Remo l'Aventino.Remo avvistò per primo sei avvoltoi come segno benaugurante ma subito dopo Romolo ne vide dodici. Secondo una delle versioni del mito i due contendenti si misero a litigare se avesse più diritti chi aveva avvistato per primo gli uccelli o chi ne avesse visti di più. Giunsero alle mani e Romolo uccise il fratello. La versione più diffusa invece sostiene che Romolo prese un aratro e tracciò un solco (in latino "urvus", da cui "Urbs") sul Palatino per segnare la cinta della città, che da lui fu detta Roma. Romolo aveva stabilito che nessuno, per alcuna ragione, potesse passare al di là del solco senza il permesso del capo, ma Remo, per invidia o per burla, lo oltrepassò con un salto. Romolo lo considerò un fatto di offesa, uccise il fratello e governò da solo la città. Altre fonti raccontano che fu un luogotenente di Romolo, Celere, che uccise Remo, forse per non macchiare di un fratricidio le mani del fondatore di Roma.       

 

Successivamente all'ascesa al trono di Romolo, decise di stringere un patto
di alleanza con i popoli sabini guidati dal Re Tito Tazio. Al di là dell'episodio leggendario del "ratto delle sabine", questo trattato è stato stipulato per un'alleanza anti-etrusca, rafforzata da un matrimonio.
Per un breve periodo Roma fu governata da due re i quali diedero alla città un nuovo ordinamento, dividendo la popolazione in tre tribù che rispecchiavano l'origine multi etnica della città. Ognuna delle tre tribù fu divisa in dieci curie, le quali formavano i comizi curiati nelle quali venivano presi le più importanti decisioni riguardanti la vita dei cittadini. il consiglio degli anziani era formato dai capi delle famiglie più importanti, e fu portato a 200 membri. Il consiglio dei patrizi, formato dai capi delle famiglie più importante, andrà a formare il senato.  
Ogni curia doveva contribuire all’esercito, fornendo una “centuria” di fanti (100) e una “decuria” di cavalieri (10); l’esercito era quindi formato inizialmente da 3000 fanti e 300 cavalieri.


Tito Tazio morì molto presto, e lasciò Romolo unico monarca della nuova città che adesso aveva anche un luogo per far riunire le assemblee: il Foro, una pianura alla base del Campidoglio che era stata prosciugata dalla acque malsane.
Romolo divise Roma in due grandi classi, i “patrizi”, ed i “plebei”. Quindi la prima divisione in classi dell’ordinamento romano venne fatta in base alle origini delle persone e non in base alla ricchezza. I plebei non avevano alcun diritto politico e l’unico modo per tutelarsi era quello di diventare “clienti” di un patrizio, fornendogli servizi in cambio di protezione.
Romolo fu soprattutto una capo politico e religioso, ma dimostrò anche abilità e coraggio sul piano militare annettendo a Roma nuovi territori.
I fidenati, che avevano attaccato Roma, preoccupati dal suo espansionismo e dalla estrema vicinanza, furono sconfitti con un abile stratagemma messo in pratica dai romani. 
Romolo, dopo aver governato per 37 anni, scomparve nel nulla all'età di 55 anni, durante un eclissi di sole accompagnata da un temporale. Questo episodio venne interpretato come divino e confermava la discendenza del re dal Dio Marte. Molti sospettarono un attentato da parte di alcuni senatori che avrebbero ucciso Romolo facendone sparire il cadavere. 

 

Tito Tazio morì molto presto, e lasciò Romolo unico monarca della nuova città che adesso aveva anche un luogo per far riunire le assemblee: il Foro, una pianura alla base del Campidoglio che era stata prosciugata dalla acque malsane.
Romolo divise Roma in due grandi classi, i “patrizi”, ed i “plebei”. Quindi la prima divisione in classi dell’ordinamento romano venne fatta in base alle origini delle persone e non in base alla ricchezza. I plebei non avevano alcun diritto politico e l’unico modo per tutelarsi era quello di diventare “clienti” di un patrizio, fornendogli servizi in cambio di protezione.
Romolo fu soprattutto una capo politico e religioso, ma dimostrò anche abilità e coraggio sul piano militare annettendo a Roma nuovi territori.
I fidenati, che avevano attaccato Roma, preoccupati dal suo espansionismo e dalla estrema vicinanza, furono sconfitti con un abile stratagemma messo in pratica dai romani. 
Romolo, dopo aver governato per 37 anni, scomparve nel nulla all'età di 55 anni, durante un eclissi di sole accompagnata da un temporale. Questo episodio venne interpretato come divino e confermava la discendenza del re dal Dio Marte. Molti sospettarono un attentato da parte di alcuni senatori che avrebbero ucciso Romolo facendone sparire il cadavere.