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In questa sezione:


RAPPORTO TRA CINEMA E NARRAZIONE


Per analizzare correttamente un film bisogna parlare della capacità di raccontare facendo riferimento anche alle tecniche usate dalla narrativa, infatti il film equivale ad una narrazione perché le immagini raccontano una storia. L'antecedente del cinema non è solo il teatro, come sembra logico, ma anche il racconto; come nelle storie non sempre percepiamo la presenza del narratore, nel cinema il regista non è mai visibile, anche se è lui a regolare il passaggio delle informazioni.
Diversamente dal romanziere, il regista usa sostanzialmente le immagini per esprimersi, i tempi di cui dispone per raccontare la storia sono ben definiti (mediamente di due ore e dieci minuti), mentre lo spazio in cui avviene la rappresentazione è condizionato dai costi di lavorazione e dalle necessità di allestimento del set, che fanno preferire spesso le riprese in studio o l'utilizzo di tecniche come la computer grafica. 
Gli sarà facile rappresentare lo spazio, perché può mostrare in pochi secondi ciò che un narratore impiega molte righe a descrivere, incontrerà maggiori difficoltà quando deve esprimere gli stati d'animo e i pensieri dei personaggi, allora farà ricorso a mezzi diversi: musiche, colori, gesti, espressioni del viso dell'attore, contenuti dei dialoghi. 
Lo scrittore ha a sua disposizione solo le parole quindi, se da un lato riesce a descrivere compiutamente gli stati d'animo e la psicologia dei personaggi, sarà in difficoltà con la rappresentazione dello spazio, del quale dovrà selezionare solo alcuni particolari per non perdersi in lunghi paragrafi descrittivi, poco graditi al lettore di oggi. 
Diversamente da quanto accade per il cinema, il tempo impiegato per la lettura è soggettivo, consente agevoli interruzioni e ritorni indietro (possibili anche nella visione domestica di un film, ma non al cinema), lo spazio è illimitato e può cambiare completamente in modo molto rapido.