Benvenuta alla piccola Federica…

…nata il 20 ottobre, e grazia a Micaela per averla accompagnata tra noi!

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Columbus Day

Ogni anno il 12 ottobre ritorna come occasione propizia per celebrare e ricordare. Celebrare lo sbarco di Colombo in America: quest’uomo, che aveva deciso di ispanizzare il proprio nome in Cristobal Colon non solo per attaccare l’asino dove voleva il padrone (la bella Isabella di Castiglia), ma perché in esso ravvisava il proprio destino di portatore di Cristo e ad un tempo colonizzatore, il giorno 12 di ottobre aggiungeva una significativa tappa alla sua missione che concepiva alla stregua di una nuova crociata (non fossero bastate quelle altre…); e proprio il 12 di ottobre del 1492, anno della Reconquista e della cacciata degli Ebrei sefarditi che faceva della Spagna il primo stato integralista della storia moderna. Ricordare il modo particolare in cui lo strano evangelizzatore portava Cristo a quegli uomini che non esitava a far schiavi; ricordare il modo particolare in cui il novello crociato pensava all’altro: quello stesso giorno imbarcava con sé sei indiani per portarli in Spagna dove potessero imparare semplicemente a “parlare” (non a “parlare lo spagnolo”, perché non concepiva che i loro suoni potessero costituire una lingua con dignità propria), segno evidente che l’altro, lui e con lui i conquistadores che lo avrebbero seguito, proprio non riuscivano a comprenderlo e forse nemmeno a concepirlo. E ricordare che, se la conquista e le stragi di indiani possono essere contestualizzati con molti distinguo e individuando varie concause dello sterminio, l’atteggiamento coloniale di fondo rischiamo di ritrovarlo ancora oggi e tra noi: non più politico o militare ma economico e mentale, nello sfruttamento di popoli e risorse del pianeta, nell’incapacità o nella cattiva volontà di riconoscere all’altro, proprio nella sua alterità, una dignità che resta indisponibile ai nostri facili schemi ed alle nostre avide attese.

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Greenaccord a Cuneo

Si tiene questa settimana a Cuneo una serie di conferenze sull’ambiente con intervento di esperti a livello internazionale. Purtroppo non ci sarà una delle presenze più attese, quella di Serge Latouche. Tentiamo di rimediare segnalando il suo breve saggio “Breve trattato sulla decrescita serena”, dove indica la direzione di otto cambiamenti con altrettante erre: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Che vuole dire che “se le idee devono ignorare le frontiere, al contrario i movimenti di merci e capitali devono essere ridotti all’essenziale”; significa anche “trasformare gli aumenti di produttività in riduzione del tempo di lavoro e in creazione di posti di lavoro”, e produrre “beni relazionali come l’amicizia e la conoscenza, il cui consumo non diminusice le scorte esistenti ma le aumenta”. Certo si tratta di utopia, come ammette lo stesso autore, ma è con un’utopia sullo sfondo che si formano idee e progetti concreti per una società più giusta.

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in morte di s.

sul finire dell’estate tutto il paese segue con la stessa apprensione con cui si guarda un telefilm la scomparsa di una ragazza, dapprima inquietandosi per improbabili rapimenti, inorridendo infine per quanto è accaduto veramente e chi se ne è dichiarato l’autore. Come se fosse cosa inaudita, perché il nemico lo cerchiamo sempre fuori: dai nostri giri, dai nostri affetti, dai nostri; come se si volesse ogni volta scordare che – dati alla mano – la morte violenta si muove nella stragrande maggioranza dei casi tra le mura domestiche, dove dovremmo piazzare le telecamere a circuito chiuso che invece tanto ci tranquillizzano fuori dalle stazioni ferroviarie; così come ne uccide più la strada che il terrorismo e ciò nonostante vogliamo frontiere blindate ma non strade a scorrimento lento. Che almeno le innocenti vittime di tanta povertà culturale ed emotiva ci aiutino a riconoscere che del male tutti noi siamo capaci, e ad essere più giusti nei confronti di coloro che sono troppo facili da additare come colpevoli secondo i nostri schemi del tutto privi del principio di realtà, perché è sempe troppo facile indicare nel più brutto della classe il colpevole del nostro giocattolino rotto…

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