Columbus Day

Ogni anno il 12 ottobre ritorna come occasione propizia per celebrare e ricordare. Celebrare lo sbarco di Colombo in America: quest’uomo, che aveva deciso di ispanizzare il proprio nome in Cristobal Colon non solo per attaccare l’asino dove voleva il padrone (la bella Isabella di Castiglia), ma perché in esso ravvisava il proprio destino di portatore di Cristo e ad un tempo colonizzatore, il giorno 12 di ottobre aggiungeva una significativa tappa alla sua missione che concepiva alla stregua di una nuova crociata (non fossero bastate quelle altre…); e proprio il 12 di ottobre del 1492, anno della Reconquista e della cacciata degli Ebrei sefarditi che faceva della Spagna il primo stato integralista della storia moderna. Ricordare il modo particolare in cui lo strano evangelizzatore portava Cristo a quegli uomini che non esitava a far schiavi; ricordare il modo particolare in cui il novello crociato pensava all’altro: quello stesso giorno imbarcava con sé sei indiani per portarli in Spagna dove potessero imparare semplicemente a “parlare” (non a “parlare lo spagnolo”, perché non concepiva che i loro suoni potessero costituire una lingua con dignità propria), segno evidente che l’altro, lui e con lui i conquistadores che lo avrebbero seguito, proprio non riuscivano a comprenderlo e forse nemmeno a concepirlo. E ricordare che, se la conquista e le stragi di indiani possono essere contestualizzati con molti distinguo e individuando varie concause dello sterminio, l’atteggiamento coloniale di fondo rischiamo di ritrovarlo ancora oggi e tra noi: non più politico o militare ma economico e mentale, nello sfruttamento di popoli e risorse del pianeta, nell’incapacità o nella cattiva volontà di riconoscere all’altro, proprio nella sua alterità, una dignità che resta indisponibile ai nostri facili schemi ed alle nostre avide attese.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.