sapori

…perché la vita possiamo assaggiarla a spizzichi o gustarla lentamente, perché di essa cerchiamo in continuazione il sale, perché la voracità ed il digiuno sono esperienze e metafore insieme, perché mangiare è esigenza individuale e rito collettivo, perché “noi siamo ciò che mangiamo”, perché il legame di sapere e sapore non è solo etimologico ma ci dice che solo se le cose le portiamo dentro di noi ne possiamo afferrare un po’ di più il senso, perché “non si parla mentre si mangia” e quindi la tavola ci dispone all’ascolto, perché “tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo”, perché kasher hallal vegetarianesimo e cene delle trippe sono modi di disporre il mondo intorno a noi e, in fondo, di disporci rispetto ad esso…

Il porro

Signore elegante nell’aspetto slanciato, a volte raffinato ma curvato dalla sua stessa esilità come quello locale di Cervere, più spesso turgido e ben piantato anche se gli 8 cm. di diametro del Mostruoso di Caretan sono un’eccezione e non la regola. Ama distinguersi dalla cipolla, rispetto alla quale vanta un gusto più delicato e pertanto si predispone a palati più arrotondati. E’ un verduro che tuttavia predilige la compagnia dei primi, pasta riso polenta zuppe varie… Si sposa in felici nozze con la panna ma fa il filo anche a molti formaggi di gusto sia delicato che intenso. Di animo un po’ decadente, matura d’autunno e vive l’inverno, talora appassisce volentieri in un buon vino; il suo slancio verso l’alto è certamente un’ansia di trascendenza, ma il sapore più forte lo conserva nel bulbo fedele alla terra. Chef e massaie si sono succeduti alla ricerca del punto di taglio dal sapore più equilibrato, ma come spesso accade non sempre l’anatomia afferra l’anima delle cose. Rivoltato con le radici verso l’alto assume l’aspetto di uno scienziato pazzo, ma questo per l’appunto è solo un modo di vedere il mondo alla rovescia.

Suggestions: risotto ai porri, robiola ed erbaluce; crema di porri e patate.