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La frase oggettiva

COME SI TRADUCE

DIFFICOLTÀ

CHE COS'E'?

La proposizione oggettiva è una subordinata che svolge la funzione di complemento oggetto nei riguardi del verbo della proposizione reggente, che esprime opinioni, stati d'animo o pensieri.

COME SI FORMA?

Essa è anche detta proposizione infinitiva, in quanto vuole il verbo al modo infinito. 
E' infatti una subordinata costruita nel seguente modo:

soggetto al caso accusativo + predicato verbale al modo infinito

L'infinito è di tempo:

presente, quando l'azione dell'oggettiva è contemporanea a quella espressa nella reggente;
"Vos video esse miserrimas" (Cic.) Vedo che siete molto infelici.
"Consules negarunt foedus fieri posse" (Liv.) I consoli dissero che non si poteva stipulare il trattato.
perfetto, quando l'azione dell'oggettiva è anteriore rispetto a quella espressa nella principale;
"Satis constat servos paratos fuisse ad Si sa che i servi erano pronti a combattere.
dimicandum" (Liv.) 

COME SI TRADUCE?

In italiano, le oggettive si possono tradurre in due modi, possono essere:

esplicite, generalmente introdotte dalla congiunzione "che" e con il verbo all'indicativo o al congiuntivo;
Sembra che Marco sia d'accordo con voi.
Elisabetta ha affermato che non tornerà in quella scuola.

implicite, introdotte dalla preposizione "di" con il verbo all'infinito;
Gianni credeva di arrivare puntuale.
Speriamo di vincere la gara.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ?

Il soggetto, in caso accusativo, deve sempre essere espresso, anche quando in italiano è sottinteso.

Nella subordinata oggettiva, non solo il soggetto, ma ovviamente anche tutto quanto, all'interno della frase, si riferisce ad esso, come attributi, apposizioni, complementi predicativi e, eventualmente, il nome del predicato nominale.
Scio Valerium, Marci filium, optimum So che Valerio, figlio di Marco, una persona 
virum, legatum legionis XIII esse. eccellente, è legato della tredicesima legione.

Nel caso sia presente nella frase anche un complemento oggetto, per riconoscerlo e distinguerlo dal soggetto è opportuno ricordare che, generalmente, il primo accusativo che si trova a partire dalla fine della proposizione reggente costituisce il soggetto, mentre quelli successivi il complemento oggetto.
I verbi servili, che hanno sempre lo stesso soggetto della reggente, ed i "verba voluntatis" (volo, voglio; nolo, non voglio; malo, preferisce; cupio, studeo, desidero), nel caso in cui il loro soggetto sia lo stesso della reggente, omettono l'accusativo del pronome.
Abire nolumus. (Plauto) Non vogliamo andarcene.

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