solo zucche vuote?

Pochi anni fa un predicatore di mestiere tuonava contro Halloween come la festa delle zucche vuote; a far capire che quelle piene, invece, hanno ben altro su cui riflettere nella stessa data. Ora non è questione di prendere posizione pro o contro l’ultima arrivata delle feste, né suonerebbe ormai più originale contestarne l’evidente apparato consumistico che muove (o che la muove); non di facile moralismo c’è bisogno nè dell’abbandono nostalgico al tempo che fu. Si domandi piuttosto il predicatore chi si è mangiato la polpa delle zucche, tanto da far suonare vuoto il suono della morte; si chieda come mai la festa che un tempo metteva in comunicazione i vivi con i morti (diversamente viventi, religiously correct?) non comunichi più nulla, che cosa diciamo di quella realtà che risulta ormai incomunicante con le nostre vite grazie a rimozioni varie. Già, le rimozioni: non solo il divertissment di chi invita a non pensarci facendo festa (quante tuonate pure qui…) ma anche la fretta di chi attraversa il rito cristiano del commiato come se fosse una passeggiata fin troppo abitudinaria: che, per molti dei presenti, non è l’ultima e dunque rimane meno importante (delle altre cose da fare…)

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