come si va in cielo (ovvero il vangelo secondo Gagarin)

Parlando di scienza e fede (a ciò indotto anche dal tintinnar degli strumenti di tortura) Galileo spiegava che un conto è dir come va il cielo, che è il discorso dell’uomo di scienza, un conto come si va in cielo, che è il discorso dell’uomo di fede. Non gli faremo tuttavia un torto nel chiedere ai due astronauti più celebri della storia come si vada in cielo: loro l’han fatto per mestiere, un mestiere più di scienza che di fede per quanto possa reggere la distinzione in ciascuno di noi.

Nel 1969 N. Armstrong calcando la prima umana impronta sulla luna affermava essere il suo “un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”; certo il salto di qui a là fu grande, e tuttavia l’umanità sembra doverne ancora fare di strada, se oggi 854 milioni di persone soffrono cronicamente la fame ed il dato non decresce da decenni. E allora non sarà questo – piantando una bandiera – il modo di andare per il cielo: la luna continua ad incantare il nostro sguardo di pastori erranti, ma non è avendola calpestata che siamo diventati più umani e giusti. Quanti miti antichi condannavano l’ingannevole e tragico tentativo degli uomini di salire in cielo, si diceva per l’invidia o la gelosia degli dei ma forse, più semplicemente, perché così si finisce per scordare la terra.

Nel 1961, vincendo la sfida da guerra fredda della prima (astro)navigazione celeste, J. Gagarin aveva pronunciato l’espressione lapidaria “non vedo alcun Dio quassù”; forse un boato di protesta sconquassò i mondi di sopra e certo qualcuno di sotto, ma le parole del cosmonauta sovietico scolpirono ancora una volta e al di là del suo intento una legge su pietra: non cercate Dio nei superni cieli bensì sulla terra, facendovi argine al male ed alla sofferenza dell’altro, smascherando l’ingiustizia e lottando contro l’egoismo proprio e della proprie comunità famigliari, etniche, politiche, religiose. Perché il Trigramma Divino D-I-O condensa in sé l’idea e la prassi per cui il male non è – non deve essere – la parola ultima, il sigillo sull’esistenza dell’uomo e del cosmo; ed il cielo non ne divenga l’alibi più sottile.

Un’altra storia ed un altro mondo saranno davvero possibili con lo sguardo da figli dell’uomo, che indica in una terra giusta e riconciliata la sola via per andare in cielo.

E forse il cielo stesso.

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