La pagella

La pagella nessuno ormai la vede più, chiusa in un fascicolo che sta altrettanto chiuso in un archivio, a sua volta chiuso a scuola: insomma, sa di chiuso, per quanto la immaginiamo aperta e fresca come i primi giorni d’estate quando il campanello annuncia l’ultima prova antincendio o, se Dio vuole, la fine di ogni reclusione scolastica. A volte nemmeno il suo surrogato che l’istituzione spedisce a casa nessuno la vede, specie i genitori di alcuni dei più sfortunati: sfortunati allo studio ma fortunati nelle intercettazioni. Non la si vede più, è colpa dell’elettronica biascichiamo in tanti sibilando, attraverso la dentiera che un giorno sarà, la rabbia non tanto contro il cielo del progresso quanto contro le terrene connessioni che a volte sono lente, a volte invece proprio non funzionano.

Se anche esistesse, quella cartacea, potrebbe non sembrare il più importante pezzo di carta della scuola. Ci sono quei bigliettini micro che fai nei cambi d’ora quando sembra di entrare nel laboratorio degli elfi di babbonatale: non per tenerli durante la verifica dell’ora dopo, dici, ma perché ti aiuta a ripassare mentre lo prepari. E l’insegnante a dover decidere in un nanosecondo se avvallare quella che potrebbe essere la madre di tutte le ingiustizie che compirai nella vita (“è tutta colpa della scuola” si dirà un giorno) o se invece considerare che anche questo è spirito adattivo mediante le arti concepite dall’arto cerebrale; magari limitandosi ad una generica soffiata al collega (“gran bastardo” si dirà un giorno; ma tant’è, in quel giorno come in tutti i giorni ci sarà sempre qualcuno che dovrà dire qualche cosa). Ci sono poi i bigliettini che girano al sabato con la cartina per arrivare alla festa, che puntualmente si trova nella casa in campagna in fondo alla seconda stradina dopo la cappella e l’ennesima fotocopia te l’ha cancellata, e tu davanti ad una cancellata ci arrivi quella sera, ma è tutto buio e due mastini ti accolgono a denti digrignati. C’è poi la carta igienica. Anzi non c’è, non perché sia indecoroso parlarne ma perché per qualche ragione contabile o di capitolato proprio non la trovi (non la cercherai nel bagno degli insegnanti, recita il comandamento, perché la contabilità arriva fino lì).

Non la vediamo più, ma sappiamo che è piccola la pagella: lo dice il nome stesso, o meglio ce lo dicono i latinisti che con il loro gusto di mettersi tra i nomi e le cose ci ricordano quanto siano importanti i nomi. E le cose soprattutto. È piccola come Davide, ed i suoi colpi sono ugualmente capaci di annientare il gigante GOLIA. Non sempre precisi: un anno di epiche fatiche vanificate da un cinque, nove mesi di furba nullafacenza (otto, via) premiati col sei; e poi il dieci che salta fuori come un coniglio dal cilindro, il quattro e cinquanta arrotondato a quattro per far capire che sei davvero bocciato, aiutino-sì aiutino-no come nella terra dei cachi scolastici. A volte però ci azzeccano: in quel 6/7 (che razza di voto però, specie se lo dici a parole “dal sei al sette”, che ogni filosofo da Zenone in poi sa benissimo che non ci si può arrivare dal sei al sette senza sprofondare nell’infinita divisibilità), in quell’otto meno, ci sono migliaia di pagine il cui attraversamento prende forma, schemi e ripassi che sembra siano serviti a qualche cosa.

Eccoci al dunque. Piccola pagella ma grande rischio: che l’importante sia solo la quantificazione del risultato, la pretesa di esattezza, la tentazione del giudizio sulla persona, il confronto dei voti (lo facciamo tutti fin da piccoli, allievi insegnanti e anche qualche genitore…). E allora? La pagella non è tutto ma è qualcosa; non esaurisce tutto ciò che sei, ma c’è qualcosa di te dentro. Proprio come fanno in generale i numeri: non coincideranno mai con il mondo delle cose, ma ti diranno sempre quali sono i loro confini e la loro tendenza all’in-finito, le loro relazioni, la necessità e l’ipotesi, l’assurdo e l’assoluto.

Un giorno la prenderai in mano quella pagella e di essa resterà lo sguardo che hai imparato sul mondo, la fatica la lotta le soddisfazioni e gli affetti che nella scuola ti sono toccati. La prenderai in mano perché, alla fine ma solo alla fine, la scuola quella piccola pagella cartacea te la darà. La cartina esatta della festa, come invece avrai capito, no.

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