|
|
|
|
Storia Bombardamenti
· Aerei
· Caccia alleati
· Tedeschi
|
|
|
|
La seguente pagina approfondisce i
seguenti argomenti generali:
Il lavoro di ricerca dei rifugi antiaerei è stato basato sui seguenti
tredici
paesi:
|
|
Discorso a parte sono le campagne e i luoghi fuori dalle città,
infatti questi , quando avvenivano dei bombardamenti o dei
mitragliamenti, era perché i tedeschi cercavano di colpire i luoghi in
cui si nascondevano i partigiani. Sono molte le baite montane
distrutte dalle bombe dei Junkers - 88 (JU-88)
o dei Junkers - 52 (JU-52),
anche se per lo più delle volte non avvenivano vittime perchè
l'aeroporto militare dove partivano era a Torino e, prima che
arrivassero gli aerei, i militanti si erano già spostati. |
|
Negli anni della guerra, nonostante i tratti accentratori della
legislazione fascista ,gli enti locali vedono rafforzate ed estese le
loro competenze. È, infatti, all'amministrazione locale che si chiede
di far fronte agli inevitabili problemi che la guerra porta con sé:
l'allestimento della protezione antiaerea, la gestione dello
sfollamento e l'alloggiamento di eventuali profughi o militari, la
spinosa questione dell'approvvigionamento dei generi di prima
necessità e, in generale, nuove e più grandi forme di assistenza.
Il Comune amministra nel quotidiano l'emergenza bellica e divide con
l'amministrazione centrale l'organizzazione della vita urbana nelle
sue attività principali, allargando notevolmente il campo di
intervento dell'Ente Comunale.
In Italia la difesa antiaerea era stata organizzata, con grande
enfasi e retorica già dal 1934, ma alla vigilia della entrata in
guerra la predisposizione a livello nazionale trova scarsa
applicazione.
La protezione antiaerea per l'emergenza bellica e il Comune si occupa
della costruzione e allestimento di ricoveri, al controllo degli
impianti degli allarmi, e all'organizzazione di squadre di soccorso.
Il 12 Maggio 1940 il Ministero della Guerra invia un dispaccio
"segreto" e "urgentissimo" in cui è molto preoccupato per il basso
numero di rifugi sparsi sulla penisola. Nel documento, però, questo
problema viene trattato con superficialità, adottando come criterio
base quello di diminuire il grado di protezione a vantaggio del numero
delle unità protette.
|
Inizialmente il discorso del commissario prefettizio informava la
popolazione di eventuali bombardamenti aerei e di conseguenza delle
istituzioni di guardia che sarebbero state effettuate al centralino
delle sirene. Gli impianti di allarme, dallo scoppio della guerra
tendevano sempre più al miglioramento; le segnalazioni di allarme
erano effettuate da un centralino all'altro tramite il codice Morse e
generalmente il segnale consisteva in un suono intermittente delle
sirene elettromeccaniche della durata di 15 secondi per 6 volte
consecutive. Sono presenti tre sirene sul Municipio, sul Palazzo
Littorio e sull'edificio di Sant'Antonio e la centrale di comando
|
Una volta scoppiata la guerra, il ministero diede l'ordine di
oscuramento parziale. Durante la notte le luci non indispensabili alla
vita notturna devono essere soppresse e schermate quelle che si
mantengono, i negozi infatti non potevano fare uso di pubblicità
luminose e nessuna luce doveva trapelare all'esterno. Questo perché le
luci accese nella notte segnalavano la presenza di un centro abitato,
facile bersaglio per i bombardieri americani. Dovevano anche essere
oscurati, con vernice azzurra, i fari delle auto, delle motociclette e
persino delle biciclette. Esistevano infatti sanzioni per chi
trasgrediva queste norme. I circuiti dell'illuminazione pubblica, sia
per il concentrico che per le frazioni, erano mantenuti distinti da
quelli privati e accesi/spenti con un unico interruttore.
|
La città era divisa in quattro settori corrispondenti alle
parrocchie; se erano necessari interventi da parte delle squadre di
soccorso dovevano essere segnalate all'ufficio della Polizia Comunale.
Il comune rilasciava delle tessere ai componenti delle squadre che
inoltre dovevano portare un braccialetto bianco e rosso come segno
distintivo. |
|
|