Fossano fu una delle molte città tormentate dai continui avvertimenti
delle sirene che informavano del pericolo di bombardamento.
Il più grave di questi fu quello dell'Agosto del 1944, al quale la
gente, troppo abituata ai continui allarmi giornalieri, non
prestò sufficiente attenzione,
anche perché l'ultimo era accaduto nell'inverno del '42,
e l'unico momento di panico si era verificato nel '43.
In quel periodo d'estate, nel Nord d'Italia, si respirava invece un
vago clima di tranquillità dai possibili attacchi aerei. Infatti
Fossano era lontana dalle zone d'operazione dei partigiani e aveva una scarsa presenza di
militari fra le sue mura. Anche gli aeroporti di Cervere e Levaldigi
non parevano costituire un pericolo per la popolazione e comunque i cittadini
erano stati assicurati che sarebbero dati segnali di allarme
preventivi
Così, la mattina del 1º agosto, quando la sirena del municipio squarciò
l'aria, soltanto negli uffici e nelle fabbriche il lavoro si fermò.
Qualche fossanese molto prudente corse nel rifugio del Dehor, la
maggior parte preferì l'ombra dei viali, non immaginando che
poco dopo la morte sarebbe scesa dal cielo. Infatti due cacciabombardieri arrivarono a
bassa quota, sganciando due bombe di media
dimensione in un perimetro molto ristretto di Piazza d'Armi: tra l'ex
casa del Fascio e il cortile posteriore del palazzotto Salotto, un
edificio che avrebbe potuto essere scambiato per la caserma Bava.
Questa supposizione venne avanzata per spiegare il motivo di questo
attacco, che altrimenti sarebbe incomprensibile.
Anche se a sessant'anni di distanza non ne abbiamo la certezza, si può
formulare un 'ipotesi sostenibile:
sulla torretta di controllo era piazzata una mitragliatrice ed è
presumibile che l'uomo di servizio, appena avvistati i due velivoli, abbia aperto il
fuoco sui di loro, determinando la reazione del capo squadriglia che
colpì quella potenziale arma di offesa nei suoi confronti.
Quattro bombardamenti secchi: il panico che assale la popolazione,
l'affanno di raggiungere i rifugi temendo un ritorno degli incursori,
pianto e lutto per feriti e morti. Il primo a morire fu il militare di
vedetta sulla torre dalle due bombe sganciate sulla casa del Fascio.
Le altre due, cadute nelle vicinanze del palazzotto Salotto, sorpresero
i sui numerosi abitanti e quelli delle case vicine, che istintivamente
uscirono all'aperto rischiando irragionevolmente la vita.
Il secondo bombardamento avvenne undici giorni dopo, la mattina del 12
agosto alle 10:30 circa, quando quattro bombardieri si annunciarono con
il loro cupo rombo sulla direttrice Cuneo-Torino. Questa volta l'attacco doveva essere previsto da
un dettagliato piano tattico per distruggere un convoglio tedesco
carico di munizioni presso la stazione. Dal primo aereo venne lanciato
un razzo e, mentre questo solcava il cielo, si staccarono a grappolo i
micidiali ordigni. Questi non finirono sul treno, ma sulla canonica
della chiesa di San Bernardo. Anche questa volta le
vittime furono dei civili : diversi feriti vennero liberati dalle macerie da due
squadre di Vigili del Fuoco e ricoverati all'ospedale cittadino.
I raid aerei divennero più frequenti nella primavera del '45.
L'obbiettivo era sempre lo scalo ferroviario; una squadriglia di caccia si accanì contro un convoglio merci allo
scalo di San Giuseppe, altri cercarono di distruggere un
convoglio di camion tedeschi sulla salita di San Lazzaro.
Alcuni fossanesi morirono in un bombardamento a Cuneo nel quale il 28
agosto venne colpito un ospizio . Nei locali sotterranei
avevano trovato rifugio sette suore ed alcuni ospiti,e per il crollo
della volta, susseguente allo scoppio di una bomba, persero la vita molte persone . |