I rifugi antiaerei nel Cuneese

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Testimonianza rifugio tedeschi

Nome intervistato:
Professor Soldati

Tipo di ricordi:
Diretti

Paese bombardato:
Cuneo

Indirizzo esatto rifugio:
Isolato compreso tra viale Angeli e Corso Garibaldi e Corso Solaro

Intervista:
All'inizio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1940 i tedeschi, alleati degli italiani, stabilirono delle postazioni e degli uffici all'interno di tutte le città, Cuneo compresa. Fu occupato dai tedeschi, che in cinque giorni fecero "sloggiare" tutti i residenti, l'isolato compreso tra  viale Angeli, corso Garibaldi , corso Solaro e via Lelio della Torre. I mobili contenuti negli alloggi vennero spostati nell'Istituto delle Giuseppine e le persone costrette ad andare a vivere in un piccolo appartamento vicino al Municipio. Gli uffici e i comandi militari furono installati al numero civico 8 di corso Garibaldi, dove c'erano l' ufficio delle tessere annonarie al primo piano e un ufficio amministrativo al secondo piano; qui era stata posta una grande cassaforte per contenere importanti documenti e denaro. Questa cassaforte "lasciò il segno" del suo passaggio scalfendo uno scalino di marmo, ancora oggi rotto, il giorno in cui i tedeschi scapparono per la Liberazione trascinandosela dietro. In un garage, sempre del numero 8, era stata posizionata una scuola, unico rifugio per i bambini, in quanto resistente e con muri abbastanza spessi.
Nel caseggiato posto al numero 4 di corso Solaro, era installato il comando "Militer Comandantur". 
L'infermeria per i militari si trovava in corso Garibaldi nº 7 negli edifici dell'attuale Enaip , e successivamente spostata al nº 6.
Durante tutto il periodo di guerra, soprattutto dopo il fatidico 8 settembre 1943, i tedeschi imposero un coprifuoco che iniziava alle ore 19,00. Intorno a tutto l'isolato c'erano dei posti di blocco, attraverso i quali non si poteva passare se non identificati. I tedeschi si assicurarono così una sistemazione sicura, ma, già prevedendo eventuali bombardamenti aerei, scavarono a 11 metri sotto le già resistenti cantine (poste a loro volta due piani sotto il piano terreno), un passaggio che partiva dal nº 8 di corso Garibaldi e sbucava vicino al viale Angeli (cortile del nº 9) dove ancora oggi c'è una cupoletta. A detto passaggio, visitabile ancora ai giorni nostri, si arriva scendendo una scala a chiocciola di 49 scalini; iniziando il percorso si incontrano delle barriere a serpentina che servivano come protezione durante eventuali inseguimenti. Ovviamente l'ingresso era concesso solo al personale militare che era ben organizzato, infatti in caso di bombardamenti venivano portati sotto generi alimentari, quali caffè latte e minestrone. In quel periodo, infatti, scarseggiavano la pasta e lo zucchero, che venivano distribuiti solo a chi presentava una tessera che assicurava 20 gr di questi due prodotti, ma venivano anche distribuiti sottobanco se si era pronti a spendere un'ingente somma di denaro.
L'avviso dei bombardamenti era dato da 2 sirene poste l'una sulla stazione, l'altra sul Municipio. Queste sirene rintoccavano per 5 o 6 volte in caso di pericolo e, per segnalare un falso allarme o la fine degli attacchi, suonava in modo prolungato. Gli obiettivi che venivano presi solitamente di mira erano soprattutto la stazione ferroviaria di Gesso, ora anche deposito di pali lignei, e i ponti di Stura e Gesso. I bombardamenti più consistenti avvennero però soprattutto su Torino: molte volte infatti i falsi allarmi erano provocati da  grossi aerei che sorvolavano Cuneo ma avevano come obiettivo il capoluogo della regione Piemonte, mentre facevano più paura quelli più piccoli, solitamente diretti sulla nostra città.
La gente di allora non era consapevole in modo sicuro che gli autori dei bombardamenti erano gli Americani, i Canadesi e i Francesi: gran parte della popolazione pensava che gli oppressori tedeschi volessero riconfermare il loro dominio bombardando le città italiane. Questa idea, totalmente errata, si basava su un'affinità di fatti: cadendo le bombe sui ponti ed essendo stati i tedeschi autori della distruzione dei ponti della Val Roya per facilitare la fuga causata dallo sbarco alleato in Costa Azzurra, la popolazione fu indotta a pensare si trattasse di una tattica usata dai soldati invasori.
Il posto più bombardato nella provincia di Cuneo fu Tetto Cavallo. Questo piccolo paesino fu bombardato casualmente per parecchie volte: è infatti collocato lungo ideali prolungamenti del ponte di Stura e della ferrovia di Gesso; è bastato sbagliare mira per colpirlo.

Ricordi particolari

Una sera, alle ore 20.00 (dopo il coprifuoco), il prof. Soldati tornava dall' Università di Torino e non si poteva circolare. Intorno alla zona vecchia di Cuneo c'era una specie di rotondo posto di blocco. Arrivato, gli intimarono l'alt e gli dissero di farsi riconoscere. Lui rispose "Soldati!" e per poco non rischiò di essere "impallinato". Questo equivoco fu chiarito, grazie all'aiuto dell' interprete e da quel momento in poi egli rispose al "Chi va là?" con il nome "Gianfranco!".

Era la notte di Capodanno, alle ore 24.00 si sentirono forti scoppi di bombe a mano. Subito tutta Cuneo si allarmò terrorizzata al pensiero di un attacco diretto. Dopo lunghi minuti, che anziché essere di festa per l'arrivo dell'anno nuovo furono di paura, si scoprì che coloro che tirarono le bombe a mano furono due soldati tedeschi "ciucchi " che festeggiavano in questo modo insolito.