I rifugi antiaerei nel Cuneese

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Cuneo

Nel capoluogo della provincia cuneese, durante gli anni di guerra e in particolare dal 1942 al 1945, si trovavano numerosi punti strategici tedeschi che gli alleati bombardavano per cercare di ostacolare la macchina da guerra nazista.

I principali "target" in città erano:

  • Ferrovia 
  • Stazione
  • Ponti per Caraglio
  • Caserma tedesca ( vicino alla piscina)
  • Palazzo del comune 
  • Piazza del mercato coperto (deposito armi e mezzi)
  • Carcere

Durante questi raid, la popolazione civile cercava protezione in molti rifugi antiaerei che per lo più erano semplici cantine. Esistevano invece i ripari abilitati a questo scopo, alcuni dei quali  erano  stati costruiti appositamente, mentre altri erano edifici preesistenti rinforzati con travi di ferro. I dati che siamo stati in grado di rilevare sono sintetizzati nella seguente tabella:

 

Indirizzo

Numero ingressi

Posti disponibili

Dimensioni

1 Stazione ferroviaria  ??? ??? ???
2 Corso Dante nº 52    ??? ??? ???
3 Nuovo liceo ginnasio (attuale Liceo Classico) Tre ingressi 150 posti 100 metri quadrati
4 Caserma Cesare Battisti ??? ??? ???
5 Palazzo di giustizia ??? 170 posti 170 metri quadrati
6 Mercato coperto con tre locali separati l'uno dall'altro: 180 posti 180 metri quadrati
7 via Busca nº 2 Due ingressi ??? lunghezza 34,22 m
8 angolo via Pascal nº 4 Due ingressi ??? lunghezza 39,50 m
9 angolo corso Stura nº 4 Quattro ingressi ??? lunghezza 87,62 m
10 Tra Corso Marconi e Corso Garibaldi Due ingressi ??? lunghezza 29,73 m
11 Palazzo comunale (Municipio) ??? 98 posti 65 metri quadrati
12 Palazzo del governo (sede del partito fascista) ??? 98 posti 100 metri quadrati
13 corso Re Umberto nº 3 ??? 130 posti 120 metri quadrati
14 Istituto tecnico ??? ??? ???
15 I.N.P.S. ??? 100 posti 80 metri quadrati
16 Scuola elementare ???  160 posti 140 metri quadrati
17 Piazza Torino (lato Gesso e Stura) Sette ingressi ??? lunghezza 84,13 m
18 tra Corso Stura e  incrocio via Santa Maria nº 2 Due ingressi ??? lunghezza 23,32 m
19 Piazza Martiri della Libertà Sei Ingressi ??? lunghezza 72,89 m
20 Corso Solaro (Presso Il circolo) Due ingressi ??? lunghezza 16,44 m
21 Corso Dante (Palazzo fra via XX Settembre e via Quintino Sella) Quattro ingressi ??? lunghezza 68,76 m
22 Palazzo fra via XX Settembre e via P. di Piemonte Quattro ingressi ??? lunghezza 38,59 m
23 Corso Galileo Ferraris Sei ingressi ??? lunghezza 58,70 m
24 Via Felice Cavallotti ??? ??? ???

Offrivano un discreto grado di sicurezza lo scantinato dell'I.N.P.S., nuovo Liceo Ginnasio, il palazzo del Governo, perché ben puntellati e costruiti con un'ossatura di cemento armato. Inoltre nella seconda piazza principale della Cuneo vecchia, Piazza Boves, si aprivano le entrate di numerose cantine utilizzate come rifugi, recentemente distrutte dai lavori compiuti per far posto ad un grosso parcheggio sotterraneo di  quattro piani. Gli altri rifugi, per problemi economici, non sono mai stati messi a norma di legge. 
Dai documenti dell'epoca risulta che l'amministrazione comunale era molto preoccupata per la manutenzione delle scuole e dei rispettivi rifugi antiaerei. Infatti, all'inizio dell'anno scolastico nel 1940, le scuole non disponevano di rifugi adeguati e i bambini erano esposti al pericolo. L'ufficio tecnico, dopo varie sollecitazioni da parte del Provveditore agli Studi, propose un piano di lavoro suddiviso in due parti: il primo comprendeva lavori generali, il secondo prevedeva il puntellamento dei ricoveri. Nello stesso anno, venne ordinata l'esecuzione delle opere necessarie per assicurare la doppia uscita dai ricoveri stessi e nella successiva visita di controllo ogni edificio risultava  dotato di ricovero antiaereo attrezzato e munito di doppia uscita.
Un provvedimento del Ministero dell'Interno prevedeva la sistemazione di sabbia nei sottotetti degli edifici privati per proteggerli dagli incendi, non risulta però che la popolazione prestasse molta attenzione alle norme vigenti.
I tedeschi disponevano di un rifugio apposito, vicino alla loro caserma situata nella zona dell'attuale piscina comunale, del quale, dopo la loro fuga, si è persa ogni traccia. Il suo nome era Militarkommandatur.

Si sono raccolte su Cuneo queste testimonianze:

Testimonianza nº 1
Testimonianza nº 2
Testimonianza nº 3
Testimonianza nº 4
Testimonianza nº 5
Testimonianza nº 6
Testimonianza nº 7
Testimonianza nº 8
Testimonianza cunicoli sotterranei
Testimonianza rifugio tedesco

 

"Sopra due foto di piazza Boves: la prima dopo un bombardamenti e l'altra vista dall'alto nel 1950,
Sotto particolare di piazza Europa, vista da un palazzo vicino. All'epoca, fino a pochi decenni fa, si trovava una cascina in mezzo alla piazza, in cui ora si trova una fontana con intorno uno spazio verde.

Le squadre di soccorso erano diverse: la principale  prestava servizio continuato presso il municipio e durante le ore notturne collaborava con la squadra di sorveglianza alla cabina delle sirene, che si trovava al piano terra del palazzo comunale. Ad ogni allarme si rendevano disponibili un operaio dell'azienda del gas, un operaio dell'acquedotto comunale, un assistente dell'ufficio tecnico e 8 operai muniti di badili e picconi, comandati dal Reggente dell'Ufficio Tecnico.
In ottemperanza alle disposizioni nazionali sui ricoveri antiaerei, il Comune provvide a presentare un progetto che prevedeva una spesa di 710.000 lire, precisando però che tali rifugi  non sarebbero stati pronti in tempo utilie a causa della vicinanza del fronte.
Con l'inizio della guerra, un'ordinanza stabilì che i proprietari di scantinati in via Roma dovevano sgombrarli. Il 13 giugno, l'Istituto Tecnico comunicò che  le cantine idonee al ricovero pubblico erano 23. Esse vennero rese agibili e le cancellate di chiusura furono dipinte di bianco per renderle facilmente riconoscibili.  Ricoveri di fortuna vennero disposti negli scantinati del Palazzo Civico, del Mercato Coperto, dell'Istituto Tecnico in via Fratelli Ramorino, del Palazzo del Tribunale, delle Scuole Elementari in via Carlo Emanuele III, del Palazzo dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale e del Palazzo degli Studi.
A ogni stabile veniva assegnato un capo fabbricato che era responsabile della disciplina degli inquilini e della conformità dei rifugi,  inoltre doveva accertarsi che, ad ogni allarme, tutti lasciassero l'appartamento dopo aver chiuso i rubinetti del gas e della luce.

Oltre ai bombardamenti alleati, Cuneo ha dovuto sopportare anche alcune rappresaglie da parte dei  nazisti, ad esempio il santuario di Madonna degli Angeli venne colpito duramente dagli aerei tedeschi

La zona da proteggere dall'attacco aereo nemico si estendeva dal torrente Gesso al fiume Stura e da Corso Nizza a Piazza d'Armi. Qui vennero organizzate delle squadre, il cui personale era reclutato tra i civili, che avevano il compito di intervenire in caso di disguidi nei lavori dei servizi pubblici.
Anche per regolare la difesa di coloro che vivevano nelle campagne vennero fissate delle norme:
  • Per il pericolo di incendi, era necessaria la presenza di una persona in grado di medicare ferite o ustioni; inoltre tinozze e serbatoi d'acqua dovevano essere sempre pieni;
  • Era obbligatorio imbiancare porte e depositi degli attrezzi anti-incendio;
  • Durante il bombardamento, o subito dopo, bisognava compiere un'ispezione per spegnere gli eventuali incendi;
  • Il bestiame doveva essere tenuto legato in un modo pratico e veloce da sciogliere;
  • Nel caso in cui l'attacco avesse sorpreso il contadino nei campi, era consigliabile sdraiarsi a terra.

Per preparare la popolazione ai futuri bombardamenti, il Capo della Provincia Paolo Quarantotto emise, pubblicandole su giornali locali, le procedure da seguire in caso di attacco. Nel giugno del 1944, inoltre, venne eseguita una prova di difesa: le sirene suonarono tre volte, gli edifici pubblici vennero chiusi e la popolazione dovette rifugiarsi entro dieci minuti in luoghi riparati. 
Tra le norme più importanti che la popolazione doveva conoscere e seguire, c'erano sicuramente gli impianti e i segnali di allarme della città. L'impianto, gestito dalla DICAT, era costituito da sette sirene elettromeccaniche, sostituite da due campane, quella della Torre Civica e quella della Chiesa del Sacro Cuore, in caso di mancanza della corrente elettrica
I segnali utilizzati erano di tre tipi:

  • limitato pericolo: indicava l'entrata degli aerei nemici nella zona di allarme, in questo caso la popolazione doveva interrompere ogni attività e mettersi al riparo; 
  • allarme: indicava che i nemici erano già vicini ed era prossima l'incursione;
  • cessato pericolo: indicava, invece, la fine del bombardamento: si poteva uscire dai rifugi.

Questi tipi di segnali, però, cambiarono nel tempo, creando disagio e confusione nei cittadini. Cuneo, come gli altri territori sottoposti agli attacchi aerei, adottò come precauzione anche l'oscuramento. Questo poteva essere:

  • parziale, utilizzato fin dal giugno del 1940, prima con il permesso di accendere luci azzurre e, in seguito, bianche;
  • totale, eseguito in caso di allarme e di preallarme segnalato tramite un sistema parallelo e a quello delle sirene di avvertimento;
  • degli autoveicoli, che vennero protetti oscurando i fanali posteriori, le frecce, le luci interne, e quelle abbaglianti.

Nonostante tutte queste precauzioni e questi complessi sistemi di segnalazione, nel luglio del 1944, Cuneo subì il primo bombardamento a sorpresa: la popolazione venne attaccata senza che fossero stati diffusi i segnali di allarme; si creò, quindi, una situazione di panico generale, mentre sui giornali l'accaduto venne giustificato dal fatto che i sistemi di segnalazione non potevano essere situati sulle montagne, da dove arrivavano gli aerei nemici, per la presenza di banditi.
Un'ulteriore causa dell'atmosfera di paura che regnava era data dalla reazione della popolazione di fronte ai bombardamenti, spesso molto diversa da quella prevista dalle norme precauzionali. Per questo motivo si sottolineò sempre di più l'importanza di queste regole, imponendo anche severe punizioni per chi non le rispettava. Questo provvedimento però si rivelò quasi inutile, poiché i cittadini, rendendosi conto che gli scantinati utilizzati come rifugi potevano essere pericolosi e diventare vere e proprie "trappole per topi", preferirono rimanere nelle loro abitazioni, anche per un modo di pensare arcaico che spinge  molte persone a non abbandonare la propria abitazione, nemmeno in caso di pericolo.
I ricoveri antischeggia, anticrollo e antiaerei che vennero istituiti, a partire dal 30 novembre 1943, erano di diversi tipi:

  • Ricoveri pubblici. Erano nove, tre costruiti completamente in cemento armato: quelli della Prefettura, del Liceo e della Stazione Ferroviaria; gli altri sei costituiti da cantine già esistenti e, successivamente, rinforzate: quelli del Municipio, dell'Istituto Tecnico, del Mercato coperto, del Tribunale, della Scuola Elementare e della Previdenza Sociale.
  • Ricoveri collettivi. Erano trentaquattro, fatti allestire da scuole ed enti pubblici, statali e parastatali.
  • Ricoveri industriali Erano solamente quattro.
  • Ricoveri casalinghi. Erano ben novecentoventi: sette nuove costruzioni interamente in cemento armato appositamente edificate; gli altri novecentotredici, invece, costituiti da cantine esistenti.
  • Ricoveri in galleria. Erano quattro, pubblici, con una profondità di quattordici metri, approvati dalle autorità locali.

Gli obiettivi principali dei bombardamenti erano la stazione, le linee ferroviarie, le linee elettriche e telefoniche e i ponti attraverso i quali si poteva accedere alla città. Nonostante questo, essi non furono gli unici punti colpiti, ad esempio vennero danneggiati anche fabbricati civili, con gravi conseguenze per la popolazione. Tra i più significativi casi di bombardamento sui cittadini ricordiamo quello del 28 agosto, in cui persero la vita ben ventisei persone e si contano tredici feriti gravi e altri sette più leggeri. Cuneo subì in totale trentanove giorni di bombardamenti e molte incursioni.
Nonostante la situazione di disagio provocata dalla guerra e il peggioramento della situazione economica dei cittadini, le differenze sociali si accentuarono ulteriormente, cosa che provocò tensioni e rivalità anche all'interno dello stesso rifugio, dove sarebbe invece stato più opportuno e sensato un sentimento di solidarietà reciproca.
Per precauzione, i beni artistici e culturali vennero spostati dal Museo Civico della città ai locali della periferia, considerati più sicuri. Questa protezione venne attuata anche sui depositi di materie prime che vennero mascherati nel tentativo di mimetizzarli con l'ambiente rendendo più difficile individuarli.
Si verificarono però grandi problemi sia per quanto riguarda i finanziamenti per la costruzione di nuovi ricoveri, sia per quanto riguarda la fornitura ed il trasporto dei materiali maggiormente utilizzati, tra i quali, ad esempio, il legname, che non poteva essere spostato perché le vallate erano occupate dai "ribelli". Vennero finanziati dal Ministero £ 200.000 per migliorare le condizioni dei ricoveri già esistenti e £ 5.000.000 per costruire due o tre ricoveri aggiuntivi. I locali, per la loro manutenzione, richiedevano ai proprietari spese crescenti, per le quali vennero richiesti finanziamenti al Comune. Per procurarsi i mezzi necessari, si decise addirittura di abbattere gli alberi che fiancheggiavano alcuni importanti viali della città, cosa che però non fu sufficiente; infatti si creò ugualmente un blocco dei lavori, tanto che, dopo la fine della guerra, alcuni ricoveri risultavano ancora da terminare.