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                                                            Dipinto "Pali blu" di Pollock 

                                riprodotta dagli alunni della 3°C della scuola secondaria di Boves

                         

                                                   Pali blu

Una grande sfiducia nei confronti della razionalità caratterizza il clima artistico degli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Molti artisti americani ed europei si indirizzano verso nuove forme d’arte: l’autore esprime liberamente il proprio rapporto con la materia, la tela e il colore. Dipingendo quadri fatti di graffi, di segni, di buche, di sgocciolature, di bruciature l’artista afferma l’importanza del libero gesto creatore.
L’action painting, ideato da Pollock, rientra nel filone più ampio dell’arte informale, un tipo di pittura che abbandona qualsiasi forma realistica. Pollock per esprimere in modo diretto tutto ciò che prova appoggia le tele, solitamente immense, per terra e lascia che il colore sgoccioli direttamente dal pennello, o da un bastone battuto con forza o vi cada da un barattolo forato secondo la tecnica del “dripping”.
Nell’opera “Pali blu” il colore traccia percorsi aggrovigliati con un ritmo travolgente.
L’immagine non ha più un punto di vista centrale, un sopra e un sotto, un lato sinistro e uno destro: le coordinate abituali sono eliminate perché il quadro non ha più confini. Questo labirinto di segni rappresenta la vita contemporanea, il caos della metropoli. L’artista aggredisce la tela con segni neri spigolosi, angolati, che riflettono il suo violento rifiuto della realtà.

                                                            Pollock

Ultimo di cinque fratelli, nasce a Cody nello Wyoming il 28 gennaio 1912. Il padre non ha un impiego fisso e si sposta continuamente dalla California all’Arizona, la famiglia cresce quindi sotto la guida della madre, donna apprensiva, esigente e protettiva nei confronti dei figli, tutti molto viziati, specialmente Jackson che è il più piccolo. La sua giovinezza è difficile, condizionata da un carattere introverso, volubile e da violenti attacchi di collera. Viene espulso dalle scuole superiori. Nell’adolescenza subisce il fascino di una dottrina indù che afferma: “La felicità si raggiunge solo attraverso la conoscenza di sé”; questo pensiero influenzò profondamente l’artista per tutta la vita. Nel 1930 si stabilisce a New York con i fratelli e si iscrive all’Art Students’ League, dove stringe amicizia con il pittore Thomas Ihart Benton. Benton beve molto e Pollock lo imita iniziando la discesa verso l’alcolismo. Nel 1935, nonostante le crisi depressive e l’abuso di alcolici, lavora per il “Federal Arts Project”; licenziato nel 1938, è ricoverato in clinica dove riempie interi quaderni con disegni, forse anche per terapia. Uscito dall’ospedale entra in psicanalisi. Nel 1941 conosce Lee Krasner, abrea russa, ben introdotta nell’ambiente artistico, si innamorano e, grazie a lei, Pollock riesce ad occupare una posizione nel mondo culturale e artistico di New York. Del 1943 è la sua prima esposizione personale, la gallerista Peggy Guggenheim gli offre un contratto fino al 1947 che gli permette di dedicarsi completamente alla pittura. Nel 1945 sposa Lee Krasner, si stabilisce a Long Island in una fattoria, ristruttura il granaio, ne ricava un grande studio e comincia ad esplorare la tecnica di far sgocciolar il colore. La violenza della sua pittura rivela i disturbi della sua personalità più orientata verso il misticismo che non alla realtà terrena. Seguono personali, collettive e retrospettive; i suoi lavori sono conosciuti in tutto il mondo ma non viaggia mai fuori dagli Stati Uniti. La sera dell’11 agosto perde il controllo della sua spider e muore schiacciandosi contro un albero.