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Le comete tra realtà e immaginazione |
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Le Naturales Quaestiones
Seneca scrisse l’opera nel periodo che va dal 60 al 65 d.C., immediatamente prima del suo suicidio involontario.
Ormai si era ritirato dalla vita politica quindi poteva dedicarsi alla filosofia in modo esclusivo scrivendo per il suo amico
Lucilio le Lettere e le Naturales Quaestiones. Per Seneca la scienza deve condurre l’uomo alla
perfezione morale mediante l’osservazione della natura; polemizzando
con Posidonio, che attribuiva ai sapienti l’invenzione degli strumenti di lavoro, egli sostiene che ogni branca del sapere
deve condurre a Dio, anche la scienza, in particolare l’osservazione del cielo. Egli dunque attribuisce importanza alla
raccolta dei dati, ma non per formulare un’ipotesi, piuttosto per convalidarne una già formulata prima, secondo un
metodo simile a quello che adotterà, ad esempio, un poeta come Leopardi. Questo modo di intendere la scienza
potrebbe apparire del tutto “medioevale” al lettore moderno, ma nel testo di Seneca sono anche contenute idee di
straordinaria attualità. Il VII libro, quello dedicato alle comete, riporta in chiusura il concetto senecano di progresso:
per lui la conoscenza non ha limiti e le generazioni future si stupiranno del fatto che “tam aperta nos nescisse ”
(abbiamo ignorato cose così evidenti). Caratteristiche
L’ opera si occupa dei problemi posti allo spirito umano dalla natura. Le fontiNon conosciamo le fonti di informazione di Seneca, che non si servì direttamente dei testi degli autori più antichi, ad esempio Aristotele, ma di loro commenti ad opera di scrittori a noi ignoti. Probabilmente non si tratta di una fonte unica, ma di più fonti alle quali si aggiungono dati tratti dall’esperienza personale dell’autore come la cometa comparsa durante il regno di Nerone, descritta alla luce della teoria di Apollonio di Mindo. Lo stileLa prosa scientifica di Seneca ha le stesse caratteristiche di quella filosofica, in particolare lo stile “drammatico” di cui parlano Marchesi e Traina, cha ha distinto nel suo linguaggio il momento dell’interiorità e quello della predicazione, che corrispondono a diverse fasi della vita dell’autore. Quando infatti il sapiente riesce a fare un passo avanti sulla strada della perfezione sottraendosi al mondo e rifugiandosi in se stesso, deve poi comunicare agli altri questo messaggio per incoraggiare chi vuole mettersi sulla stessa strada. Lo stile di Seneca conta sulla parola ad effetto, più che sull’organizzazione complessa del periodare classico, sulla sententia, cioè una breve frase che comunica una morale, quasi un proverbio. La struttura del periodo risulta invece asimmetrica e imprevedibile, con frasi accostate asindeticamente spesso per antitesi e l'utilizzo frequente della variatio , cioè di un cambiamento in un contesto apparentemente simmetrico. Ricordiamo anche altri strumenti della prosa ad effetto:
Il linguaggio della scienza non è freddo e impersonale, utilizza infatti non solo un lessico molto vario, tratto dalla vita
quotidiana ma anche dai proverbi, dal linguaggio giuridico e militare, ma fa appello anche alla poesia, attingendo ai
grandi modelli quali Lucrezio, Virgilio, Ovidio per imprimere alle Naturales Quaestiones un certo color poeticus. La fortuna
L’opera non fu molto n0ta nell’antichità, anche se circolò negli ambienti cristiani; il trionfo delle teorie aristoteliche poi
tolse credibilità al suo settimo libro. A partire dal XIV e XV secolo i manoscritti dell’opera si diffondono; essa era nota
a Petrarca e Boccaccio (non si sa se anche a Dante); venne poi citato sempre più frequentemente negli scritti degli
scienziati del Seicento, per i quali si rimanda alla sezione specifica. Successivamente ricordiamo, oltre a Goethe,
il già citato Leopardi.
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