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NellePuò sembrare strano che non sia il leone, ma la lupa a gettare Dante nella più nera disperazione, inducendolo a "ruinare in basso loco"; è necessario tuttavia tenere conto del significato allegorico di questi due animali. Il leone rappresenta la violenza, alla quale è più facile resistere che all'avidità, al desiderio di denaro e potere, il peggior male dell'umanità incarnato nel nero canide infernale, avido di cibo e desideroso di accoppiarsi con qualunque essere vivente, così come l'avidità è insaziabile e diffusa. E' ben vero che un giorno verrà un cane da caccia che "la farà morir con doglia", ma come moltissime profezie, anche questa attende ancora il suo adempimento, infatti l' eroe (o il santo) in grado di sconfiggere l'avidità non è ancora nato. Il legame tra lupo e avidità è segnalato anche dal modo in cui Virgilio apostrofa Pluto, "il gran nemico", demone infernale ispirato dalla divinità pagana della ricchezza, quando egli tenta di impedire il cammino dei due poeti: "Taci, maladetto lupo! consuma
dentro te Maledetto lupo è dunque il demone che custodisce gli avari e i prodighi, peccatori che hanno a che fare con la ricchezza mal utilizzata e spesso ottenuta con mezzi illeciti. La stessa maledizioni echeggia inoltre nel ventesimo canto del Purgatorio, in cui si descrive la cornice degli avari e prodighi: Maladetta sie tu, antica
lupa, Maledetta dunque la lupa dell'avidità per i crimini ai quali induce gli esseri umani, testimoniati in questo caso da Ugo Capeto, protagonista del canto. Anche il parente povero del lupo trasmette il significato allegorico dell'avidità: nella Divina Commedia troviamo infatti parecchi cani affamati, da Cerbero alle cagne che inseguono i peccatori nella selva dei suicidi; particolarmente spaventosa è poi l'immagine delle cagne da caccia che terrorizzano Ugolino nel suo incubo sbranando senza pietà "il lupo e i lupicini". Il motivo per cui Ugolino e i suoi figli
si siano trasformati in lupi nella scena onirica non è
chiarissimo: forse erano comunque troppo aggressivi per poter
essere identificati con qualche erbivoro, preda tradizionale
dei canidi in tutte le storie. Forse viene sottolineata la
differenza morale tra Ugolino e i suoi persecutori: tutti
feroci e agguerriti come animali da preda ma il primo più
nobile, pur nel suo peccato, di Ruggiero e i suoi
alleati, che non hanno esitato ad uccidere degli innocenti per
mettersi al riparo da un'eventuale vendetta.
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