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Il termine solitudine rimanda alla parola “separare” composta da “se” e “parare”. La prima indica “divisone”, la seconda “parto”. Il termine solitudine rimanda alla separazione del nascituro dalla madre con la conseguente perdita di uno stato particolare. La stessa parola solitudine ricorda all’uomo la perdita che ha vissuto, in quanto ne rappresenta l’evento avvenuto. Tutti gli uomini, nel corso della loro vita, sono venuti a contatto con la solitudine, e confrontandola con gli altri, si sono resi conto che ne esistono più tipi. Ognuno di noi ha un modo proprio di rappresentarsela, di viverla e e anche d'immaginarsela. Esiste dunque una solitudine diversa per ognuno di noi. Colpisce tutti gli uomini, non si può eliminare, e come una compagna fidata ci accompagna per tutta la vita, per i più fortunati essa può costituire addirittura la strada per ricercare se stessi. La
solitudine esiste prima dell'uomo, non è nascosta, ma facilmente
visibile, essa è una condizione spiacevole, a volte spaventevole, spesso
un nemico da cui fuggire. Pensando al mondo in cui viviamo non
risulta difficile trovare esempi di solitudine. Di solitudine ne esistono diversi tipi:
Le reazioni sono le più disparate e a volte le più paradossali. Per
non ripetere l’esperienza della solitudine, l’uomo è disposto a
tutto: alla guerra, ad abbandonare,
per non sentirsi solo, ad uccidere, per non sentirsi morire dentro.
La solitudine contiene sia la depressione sia la reazione,
sia la fuga sia la ricerca. La solitudine non è solo disperazione
ma anche speranza e forza,
conquistata nel riconoscimento di una propria individualità. Esiste
dunque una felicità nella solitudine. Non sempre l'uomo può sfuggire dalla solitudine:
benché la società la disprezza, esistono condizioni che impongono alle persone la solitudine. In questo caso
all’uomo non rimane altro che soccombervi o servirsene. Nel caso
della solitudine forzata essa è diventata, per qualche
personaggio della storia, la condizione che ha permesso
l’espressione della fantasia. Tant’è che alcune delle più
grandi espressioni artistiche sono nate in condizioni
d’isolamento. Dostoevskij, trovando in sé risorse spirituali che
gli permisero di sopportare la prigionia, scrisse memorabili opere.
Beethoven, la cui sordità l'ha portato ad isolarsi dal mondo, ha
potuto sviluppare una grande sensibilità interiore, le sue opere più
belle hanno visto la luce nel silenzio. Si parla molto del desiderio e della paura della solitudine, poco della capacità d’essere soli. Durante il nostro sviluppo psicofisico,
se non abbiamo subito dei traumi gravi, dall’infanzia ad oggi,
abbiamo sperimentato un essere soli anche in
presenza dell’altro. La fiducia ci ha permesso di controllare la solitudine
e di
riconoscere i sentimenti che animano la nostra
mente e di esprimerli. Ognuno di noi, con le proprie capacità e con le proprie
convinzioni, ha cercato una via e tracciato dei
percorsi. Questi
percorsi si possono ridurre in quattro casi.
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