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Noi l'abbiamo adattato alle nostre esigenze.
Il
termine solitudine rimanda alla
parola “separare” composta da “se” e “parare”.
La prima indica
“divisone”, la seconda “parto”. Il termine
solitudine rimanda alla separazione del nascituro dalla
madre con la conseguente perdita di uno stato particolare.
La stessa parola solitudine ricorda all’uomo la perdita
che ha vissuto, in quanto ne rappresenta l’evento
avvenuto.
Tutti
gli uomini, nel corso della loro vita, sono venuti a
contatto con la solitudine, e confrontandola con gli altri,
si sono resi conto che ne esistono più tipi. Ognuno di noi
ha un modo proprio di rappresentarsela, di viverla e e anche
d'immaginarsela. Esiste dunque una solitudine diversa per
ognuno di noi. Colpisce tutti gli uomini, non si può
eliminare, e come una compagna fidata ci accompagna per
tutta la vita, per i più fortunati essa può costituire
addirittura la strada per ricercare se stessi.
La
solitudine esiste prima dell'uomo, non è nascosta, ma
facilmente visibile, essa è una condizione spiacevole, a
volte spaventevole, spesso un nemico da cui fuggire.
Pensando al mondo in cui viviamo non risulta difficile
trovare esempi di solitudine.
Pensiamo ai milioni di bambini abbandonati nel mondo che
vagano soli, senza una meta precisa.
Quanti sono i nostri vecchi abbandonati nelle case vuote?
Quante famiglie, sempre più estranei gli uni agli altri,
vivono isolate nell’orrore della televisione?
Quanti ragazzi sono soli, nella prigione dorata del loro
Lettore cd?
Quante persone, robotizzate dal lavoro, dalla paura del
licenziamento, della disoccupazione, sono costrette ad una
solitudine forzata?
La solitudine, non risparmia nessuno. Dio stesso, essendo
uno, è solo.
Di
solitudine ne esistono diversi tipi:
-
La
solitudine forzata, è imposta dalla stessa vita. La
prigionia, le segregazioni in celle d'isolamento,
l’abbandono di una persona cara, le prigionie di
guerra, le privazioni o le limitazioni sensoriali,
dovute ad esempio a certe malattie (cecità, sordità,
interventi chirurgici deprivanti), sono solo alcuni
esempi di solitudini forzate.
-
La
solitudine voluta e ricercata. Quella del creativo o di
chi, nella quotidianità, sente il bisogno di ricercare
un momento suo, per recuperare le energie, per ritrovare
un momento di pace nell'affanno della vita, quando,
invece, non è altro che una fuga dalle situazioni che
non riesce a gestire.
-
La
solitudine imposta dalla società. I mezzi di
comunicazione, i mass-media, gli slogan pubblicitari che
invitano ad isolarsi, esprimendo modi di vita che
accentuano l’individualismo. Questi messaggi
alimentano la fuga e la ricerca di un rifugio che limita
la crescita e lo sviluppo dell’autonomia individuale.
-
Esiste
ancora una forma di solitudine, quella più semplice, di
tutti i giorni, che si realizza come via di fuga dalla
tensione della vita quotidiana. Alcune persone
isolandosi riescono ad evitare un leggero stato di
depressione.
E questo permette una vera e propria fuga dalla malattia
mentale. Le persone dedite prevalentemente al lavoro,
sembra che non ne possano fare a meno. Per loro, forse,
l’incapacità di reggere le emozioni di una relazione
umana alla pari, le spinge alla solitudine. Spesso
queste persone appaiono fredde, distaccate, ma è solo
una conseguenza, volta a mascherare la debolezza e la
vulnerabilità verso gli altri.
-
Le
reazioni sono le più disparate e a
volte le più paradossali.
Per
non ripetere l’esperienza della solitudine, l’uomo è
disposto a tutto: alla guerra, ad abbandonare, per non
sentirsi solo, ad uccidere, per non sentirsi morire dentro.
La solitudine contiene sia la depressione sia la reazione,
sia la fuga sia la ricerca. La solitudine non è solo
disperazione ma anche speranza e forza, conquistata nel
riconoscimento di una propria individualità. Esiste dunque
una felicità nella solitudine.
Non
sempre l'uomo può sfuggire
dalla solitudine:
benché
la società la disprezza, esistono condizioni che impongono
alle persone la solitudine. In questo caso all’uomo non
rimane altro che soccombervi o servirsene. Nel caso della
solitudine forzata essa è diventata, per qualche
personaggio della storia, la condizione che ha permesso
l’espressione della fantasia. Tant’è che alcune delle
più grandi espressioni artistiche sono nate in condizioni
d’isolamento. Dostoevskij, trovando in sé risorse
spirituali che gli permisero di sopportare la prigionia,
scrisse memorabili opere. Beethoven, la cui sordità l'ha
portato ad isolarsi dal mondo, ha potuto sviluppare una
grande sensibilità interiore, le sue opere più belle hanno
visto la luce nel silenzio.
Si
parla molto del desiderio e della paura della solitudine,
poco della capacità
d’essere soli.
Durante
il nostro sviluppo psicofisico, se non abbiamo subito dei
traumi gravi, dall’infanzia ad oggi, abbiamo sperimentato
un essere soli anche in presenza dell’altro. La fiducia ci
ha permesso di controllare la solitudine e di riconoscere i
sentimenti che animano la nostra mente e di esprimerli.
Costruire un momento di solitudine e di silenzio aiuta la
persona a ritrovare se stesso nell’oceano della vita. Il
saper star soli, rappresenta una preziosa risorsa. Permette
agli uomini di entrare in contatto con i propri sentimenti
più intimi, di riorganizzare le idee. L'uomo non può
uscire dalla solitudine ma ha imparato a conviverci.
Ognuno
di noi, con le proprie capacità e con le proprie
convinzioni, ha cercato una via e
tracciato dei percorsi.
Questi percorsi si possono ridurre in quattro casi.
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Persone
che hanno delegato a Dio la loro stessa vita,
consapevoli che esiste una forza più grande
dell’uomo, sempre disposta ad operare per la crescita
umana. Sono le persone che all’apparenza soffrono meno
della solitudine, per loro la fede.
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Persone
che hanno trovato un equilibrio nel rispetto delle
norme, dei precetti morali e nel rispetto di sé e degli
altri. Sono persone che soffrono molto le ingiustizie,
perché queste le rendono sole.
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Persone
che avvertivano il bisogno di condividere con altri la
propria solitudine esse sono molto orientate alle
relazioni esterne, amanti della vita sociale, ricevono
calore e sostegno in gruppo.
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Persone
che hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto,
consapevoli che metabolizzare la solitudine è un
percorso di ricerca continuo, che dura tutta la vita e
che spesso rievoca i grandi dolori vissuti.
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