I rifugi antiaerei nel Cuneese

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Testimonianza nº 4

Nome intervistato:
Luigi Mondino

Tipo di testimonianza:
Diretta

Paese bombardato:
Cuneo

Indirizzo del rifugio antiaereo
Uno scantinato sotto i giardini della Prefettura

Intervista:
"A Cuneo non c'erano rifugi antiaerei (dichiarazione dell'intervistato n.d.a.), la gente si rifugiava in  cantine adattate (infatti ci furono molti morti sotto i bombardamenti); adesso, ripensandoci, mi sembra ridicolo che ci riparassimo lì sotto perché era quasi una trappola e rischiavamo di fare la fine del topo, ma allora non lo pensammo mai.
Avevo15 anni (giugno'40),correvamo a rifugiarci in uno scantinato sotto i giardini della prefettura, appena nel sottosuolo, neanche sotto il palazzo che ci avrebbe riparati meglio.
Il locale era molto ampio, ripartito in 4-5 "saloni", allora costituiva un deposito che ora è stato trasformato in un archivio. Non c'erano toilette, né finestre. Si rifugiava qua tutto il vicinato, mentre penso che ce ne fosse un altro sotto la sede del Vescovo. Poteva contenere circa 40 persone, ma si facevano entrare tutti finché si poteva e penso che ce ne stessero fino a 100.
I Tedeschi inizialmente non c'erano, perché eravamo alleati con loro, mentre, dopo l'armistizio con gli Americani (8 settembre '43), anche loro si rifugiavano dai bombardamenti nei depositi.
In ogni zona era istituito un "capo-rione", che si occupava della gestione dei rifugi.
Eravamo avvertiti di un probabile bombardamento dal suono di una sirena, ma molte volte quando suonava era già troppo tardi, infatti gli aerei erano già sopra e passavano appena cinque minuti prima dell'attacco, questo perché l'Italia non aveva radar per intercettarli. Questi aerei alcuni dicevano che fossero Inglesi, altri Francesi, altri ancora Americani, ma che partivano comunque dalle loro basi in Francia e in Inghilterra. 
A Genova esisteva un rifugio autentico e sicuro,  vicino alla ferrovia e riparato dalla montagna. Ho sentito dire che era formato da due grandi spazi, uno adibito per il passaggio del treno, e l'altro, quello in cui ci si rifugiava, costituito da un deposito, dove adesso c'è un grosso parcheggio. Nonostante la solidità della struttura, ci furono decine di morti, non per i bombardamenti, ma per soffocamento: infatti, dopo circa 100 metri di spazio libero si trovava una grata che bloccava il passaggio; perciò i primi arrivati venivano schiacciati da quelli che spingevano da dietro per entrare.
Alcune persone si facevano prendere dal panico e questo poteva rivelarsi fatale."