Nome intervistato:
Enrichetta ... di Cuneo
Tipo di testimonianza:
Diretta
Intervista:
Prestavo servizio presso la famiglia Verna di Demonte, che aveva
l'abitazione a Cuneo, nei pressi del ponte di Borgo Gesso. Quando
suonava l'allarme ci recavamo al rifugio sopra la
scarpata del Gesso. C'era una scala che conduceva all'ingresso ed era composto da molte cantine collegate tra loro. Nelle
cantine non c'era niente, neanche per sedersi, solo molte persone. Si
faticava a respirare. Io stavo sulla porta. Il rifugio non aveva
stanze, era un ambiente unico, lo stavano allargando, facevano dei
lavori per collegarlo ad altre cantine. Una volta si sono
rotti i tubi dell'acqua, il rifugio in un attimo s'è allagato. Io mi
sono salvata perché ero vicino all'uscita, ma molte persone sono morte
annegate. Quel giorno avevo un'oca da far bollire e col bombardamento
è sceso il soffitto, c'erano vetri e pietre dappertutto. Allora siamo
andati in Corso Dante, dove abitava la figli della mia padrona. Lì
c'era un rifugio con 14 cantine. Sulla porta c'era scritto "RIFUGIO"
ma non ricordo se era solo una R o tutta la parola e di quale colore.
Un'altra volta c'era una donna per strada che correva per entrare nel
rifugio con suo figlio per mano. Le bombe cadevano e la strada era
piena di polvere. Una scheggia di una bomba ha colpito il bambino al
collo e gli ha staccato la testa. Un giorno ero sul balcone che
spolveravo, ho sentito gli aerei arrivare , ma non era scattato
l'allarme, ho avvisato la padrona di casa, un'anziana signora, che mi
ha detto "non farmi morire di paura". Ho fatto uscire gli anziani di
casa e sono uscita dopo di loro, ma cadevano già le bombe. La strada
era piena di polvere e non si poteva arrivare al rifugio. L'onda
d'urto provocata dall'esplosione delle bombe mi ha sbattuto in un
angolo tra il muro e la porta e il vestito mi si è impigliato nella
porta. Non potevo più scappare. Un signore che abitava vicino a noi ha
strappato il vestito e ci siamo rifugiati nel bagno. Mi ricordo di due
rifugi a Cuneo, quello dove andavamo noi e un altro nei pressi di
Corso Dante.
C'erano dei vigili, o la gente in
strada ti indicava dove andare in caso di pericolo. Io non so come
erano dentro i rifugi. Avevo paura ad entrare, stavo vicino alla
porta. Nei rifugi non si cucinava, avevamo troppa paura, e poi non
c'era molto da mangiare allora. Nei rifugi c'erano dei crocifissi e
dei rami d'ulivo. Le donne pregavano perché finisse la guerra. Io non
pregavo. Un giorno, quando eravamo in Corso Dante, sono andata a
vedere la stazione di Cuneo perché non l'avevo mai vista. Mi sono
seduta su una panchina nel parco e ho sentito sparare. Hanno ucciso un
bambino e un ragazzo più grande. C'è ancora la lapide.
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