I) De natura leonis, bestiarum seu animalium regis
Etenim Iacob, benedicens filium suum Iudam, ait: «Catulus
leonis Iudas filius meus, quis suscitabit eum?»
Fisiologus dicit tres res naturales habere leonem.
Prima.
Ambulat in montibus, et si contigerit ut queratur a
venatoribus, venit odor venatoris; et de cauda sua
post tergum cooperit (sic) vestigia sua quocumque
ierit, ut secutus venator per vestigia eius non
inveniat cubile eius et capiat eum.
Sic et Salvator noster, «spiritualis leo de tribu
Iuda, radix Iesse, filius David » missus a superno
patre, cooperuit intelligentibus vestigia deitatis
sue. Et hoc est: factus est cum angelis angelus, cum
archangelis archangelus, cum thronis thronus, cum
potestatibus potestas, donec descendit in uterum
virginis, ut salvaret hoc quod erraverat humanum genus.
Ex hoc, ignorantes eum ascendentem ad patrem, hi qui
sursum erant angeli dicebant ad eos qui cum Domino
ascendebant: «Quis est iste rex glorie? »
Responderunt illi: «Dominus virtutum ipse est rex
glorie ».
Secunda natura.
Cum dormierit, oculi eius vigilant, aperti enim
sunt; sicut in Canticis Canticorum testatur sponsus
dicens: «Ego dormio et cor meum vigilat ».
Ethimologia: Dominus meus obdormiens in cruce et
sepultus, deitas eius vigilabat: « Ecce non
dormitabit neque dormiet qui custodit Israel».
Tercia natura.
Cum leena parit catulum, generat eum mortuum et
custodit eum mortuum tribus diebus, donec veniens
pater eius die tercio insufflet in faciem eius et
vivificet eum.
Sic omnipotens pater Dominum nostrum. Iesum
Christum filium suum tercia die suscitavit a mortuis,
dicente Iacob: «Dormitabit tanquam leo, et sicut
catulus leonis: quis suscitabit eum? »
Ethimologia. Bestiarum vocabulum proprie convenit
leonibus, pardis, vulpibus, tygribus, lupis et simiis,
ursis et ceteris, que vel ore, vel unguibus seviunt,
exceptis serpentibus. Bestie autem dicuntur a vi qua
seviunt.
Fere appellantur, eo quod naturali utuntur
libertate et desiderio suo ferantur. Sunt enim libere
eorum voluntates, et huc atque illuc vagantur, et quo
animus duxerit, eo feruntur.
Leonis vocabulum ex greca origine inflexum est in
latinum. Grece enim leon vocatur et ex parte
corrumpitur. Leena vero a leone, sicut dicitur dracena
a dracone. Leo autem grece, latine rex interpretatur,
eo quod princeps sit omnium bestiarum.
Cuius genus tripharium dicitur, e quibus breves
sunt et iuba crispa, et sunt imbelles; longi et coma
simplici acres. Animos eorum frons et cauda indicat;
virtus eorum in pectore, firmitas in capite. Septi a
venatoribus, venabulis terrentur. Rotarum timent
strepitus et magis ignes, et cum timeantur ab omnibus,
gallum timent album.
Cum dormit, oculi eius vigilant. Cum ambulat, cauda
operit vesstigia sua. Cum parit catulum, tribus diebus
et tribus noctibus fertur dormire, donec advenientis
patris rugitu et fremitu tremefactus excitetur.
Et partem nature leonis homo fertur habere, quia
nisi lesus facile non irascitur. Patet enim eorum
misericordia assiduis exemplis. Prostratis enim.
parcunt, captivos obvios repedare permittunt, hominem
non nisi magna fame perimunt.
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I) La natura del leone, re delle bestie o piuttosto
degli animali.
Giacobbe infatti, benedicendo suo figlio Giuda
dice: « Un giovane leone è Giuda, mio figlio: chi lo
desterà? » (Gn. 49, 9). Il Fisiologo dice che il
leone ha tre nature.
Prima.
Cammina vagando per i monti, e se gli capita di essere
inseguito dai cacciatori, gliene giunge l'odore; con
la coda cancella dietro di sé le sue impronte
dovunque egli vada, affinché il cacciatore che lo
segue per mezzo delle impronte non trovi la sua tana,
e non lo catturi.
Cosí anche il nostro Salvatore «leone spirituale
della tribú di Giuda, radice di Jesse, figlio di
David» (Ap. 5,5), inviato dal padre celeste, celò
alle intelligenze le impronte della sua divinità. E
cioè: è divenuto con gli angeli angelo, con gli
arcangeli arcangelo, con i troni trono, con le potenze
potenza, finché è disceso nel grembo della Vergine,
per salvare il genere umano che si era smarrito. Per
questo non riconoscendo lui che saliva al padre, gli
angeli che erano in cielo dicevano a quelli che
salivano con il Signore: « Chi è questo re della
gloria? » Quelli risposero: « Il Signore delle
potenze, egli è il re della gloria» (PS. 23, 8-io).
Seconda natura.
Quando dorme, i suoi occhi vegliano, e infatti sono
aperti; come testimonia lo sposo nel Cantico dei
Cantici dicendo: «Io dormo, ma il mio cuore veglia »
(Ct. 5, 2).
Etimologia : Il mio Signore dormiva sulla croce e
nel sepolcro, la sua natura divina vegliava. «Ecco:
non sonnecchierà né dormirà colui che custodisce
Israele» (PS. 120, 4).
Terza natura.
Quando la leonessa partorisce un cucciolo, esso
nasce morto e morto viene da lei custodito per tre
giorni, finché giunge il padre suo al terzo giorno,
gli soffia sul volto e gli dà la vita.
Cosí il padre onnipotente il terzo giorno resuscitò
dai morti nostro Signore Gesú Cristo suo figlio, come
dice Giacobbe: «Dormirà come un leone e come un
giovane leone. Chi lo desterà? » (Gn. 49, 9; cfr. Nm.
24, 9).
Etimologia. Il termine « bestie » spetta
propriamente ai leoni, ai pardi, alle volpi, alle
tigri, al lupi e alle scimmie, agli orsi e agli altri
animali che infieriscono o con la bocca o con gli
artigli, non ai rettili. Le bestie prendono nome dalla
violenza con la quale infieriscono.
Sono chiamate « fiere » per il fatto che godono
di una libertà innata e sono guidate (feruntur) dal
loro istinto. I loro impulsi hanno infatti libero
sfogo; ed esse vagano qua e là, e vanno dove l'umore
le guida.
Il termine « leone » è stato adattato in latino
dal greco. In greco infatti si dice leon, e in latino
questo nome è in parte corrotto. «Leonessa» in
verità deriva da «leone», cosí come «dracena» da
« drago ». Il termine « leone » sia in greco sia
in latino ha il significato di « re » per il fatto
che questo animale è principe di tutte le bestie.
Si dice che ne esistono tre specie. Quelli tozzi e
con la criniera ricciuta sono pacifici; quelli
slanciati e con la criniera liscia sono feroci. La
fronte e la coda indicano i loro sentimenti; il loro
coraggio risiede nel petto, la forza nella testa.
Circondati dai cacciatori, sono spaventati dagli
spiedi. Temono lo strepito delle ruote e soprattutto
il fuoco, e, mentre sono temuti da tutti, sono loro a
temere il gallo bianco.
Quando dorme, i suoi occhi vegliano. Quando cammina
vagando, copre con la coda le sue impronte. Quando
partorisce, si dice che il cucciolo dorme tre giorni e
tre notti, finché viene svegliato, scosso dal ruggito
e dal brontolio del padre che sopraggiunge.
E si dice che l'uomo ha parte della natura del
leone poiché, se non è ferito, non si adira
facilmente. La loro clemenza si manifesta in effetti
attraverso numerosi esempi: risparmiano infatti chi si
prostra davanti a loro, permettono ai prigionieri che
incontrano di tornare al luogo di provenienza, non
uccidono l'uomo se non per grande fame (Etym. XII, 11,
1-6).
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