Abbiamo
scelto tre diversi tipi di testo per illustrare il
tema dell'amore in letteratura: una poesia di
Eugenio Montale, il romanzo di
"Tre metri
sopra il cielo" e alcuni testi
di canzoni.
La
donna non è in Montale essere inferiore, dipendente,
ma musa ispiratrice. Indimenticabile è "Ho
sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di
scale", dedicata al ricordo di Drusilla Tanzi,
chiamata scherzosamente "la Mosca",
dove accanto all'amore per la compagna di tutta una
vita e al ricordo dei momenti felici vissuti insieme,
riemerge il tema della precarietà della condizione
umana: "Ora che non ci sei è il vuoto ad ogni
gradino"
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Drusilla
Tanzi con Eugenio Montale
La
vita di
Eugenio
Montale è quella di un uomo
schivo, distaccato e disilluso. Nacque a Genova nel 1896, da un’
agiata famiglia di imprenditori. Diplomatosi
in ragioneria nel 1915, dopo una carriera scolastica non
proprio brillante, dovrebbe inserirsi nell’impresa
familiare, ma i suoi interessi lo portano verso direzioni del
tutto diverse, non per un’ inclinazione
precisa e perentoria ma, al contrario, per una sorta di
paralisi a decidere. Diviene uno dei massimi rappresentanti
della poesia e della cultura contemporanea.
Nel
1917 viene chiamato alle armi come
ufficiale di fanteria.
Dopo
aver partecipato alla parte finale della Grande
guerra, incomincia a frequentare gli ambienti intellettuali
torinesi raccolti intorno a Piero Gobetti,
uno degli alfieri dell’antifascismo. Nel '26 conosce inoltre
Saba e il poeta americano Ezra
Pound, e d'allora indirizza una
viva attenzione alla letteratura anglosassone. Nel 1927
raggiunge l'indipendenza economica dalla famiglia ottenendo un
impiego a Firenze; e conosce Drusilla Tanzi,
moglie del critico d'arte Matteo Marangoni, che più tardi
diverrà sua compagna, ma che sposerà solo nel 1962 .
All'inizio
del '48 la sua vita, fino ad allora
così «normale», comincia a mutare. Si trasferisce
infatti a Milano, dove lavora come giornalista e
critico letterario al «Corriere della Sera» e al «Corriere
d'Informazione». Muore a Milano il 12 settembre 1981.
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Ho sceso dandoti il braccio
Ho
sceso,
dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il
vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né
più mi occorrono
5 le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di
chi crede
che la realtà sia quella
che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi
forse si vede di più.
10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
[da
Satura]
La donna (la moglie), con la quale il
poeta ha diviso infinite piccole e grandi vicissitudini della
vita, non è più al fianco del suo uomo ad aiutarlo e
confortarlo. Perciò il
poeta confessa il suo sgomento di fronte al viaggio della
propria vita, che continua ormai senza guida, e ammette
l'importanza che questa donna ha avuto per lui.
La lirica è un muto dialogo, con cui il poeta tenta di
colmare il vuoto che la morte della moglie (avvenuta nel 1963)
ha aperto nella sua vita. Così, sul filo di un parlare piano
e sommesso, si snodano momenti di vita, piccole confessioni,
tenerezze, attraverso cui Montale
riconferma il proprio giudizio su uomini e fatti.
Dal punto di vista stilistico-espressivo,
la lirica si avvale di un linguaggio usuale e quotidiano, che
è funzionale al tema domestico e privato, e contribuisce al
tono dimesso e malinconico dell'insieme.
I
collegamenti sono tratti dal sito http://www.giuseppecirigliano.it/LN.it
per
approfondimenti si veda il sito http://www.giuseppecirigliano.it
Analizziamo ora, in dettaglio, la lirica.
vv. 1-2 "Ho
sceso... gradino": l'assenza della donna, resa
definitiva dalla morte, ha privato il poeta di quella
comunanza di consuetudini e di quel mutuo scambio di aiuto che
ha caratterizzato la loro vita, gettandolo nello sconforto di
una sensazione di vuoto. L'immagine dello "scendere le
scale", oltre che nel suo senso proprio (in tal caso
abbiamo un'iperbole),
va intesa ovviamente come metafora
di un fatale, progressivo avvicinarsi alla vecchiaia e alla
morte (che del resto costituisce l'esito della vita: per
cui la metafora assume un valore duplice). Adesso,
senza la fedele compagna, ad ogni piccolo passo
("gradino") il poeta si sente sprofondare nel vuoto.
v. 3 "Anche...
viaggio": la vita vissuta insieme è stata lunga solo
apparentemente. L'immagine delle "scale", con cui il
poeta alludeva nel v. 1 alla vita, viene
sostituita dalla metafora fondamentale del "viaggio"
(si ricordi il dantesco "cammin
di nostra vita"). L'ossimoro
costituito dai due aggettivi, "breve... lungo",
evidenzia la sensazione di sconforto e rimpianto in cui versa
il poeta.
vv. 4-7 "Il mio... si
vede": In questi versi occorre porre grande
attenzione al verbo "occorrono". Posto in
posizione di risalto alla fine del verso e staccato dai suoi
soggetti (è un enjambement),
assume significati diversi: infatti, riferito a
"coincidenze" e "prenotazioni" significa
"mi servono, mi sono necessarie"; riferito invece a
"trappole" e "scorni" (delusioni), ha il
significato di "mi
capitano".
vv. 8-9 "Ho
sceso... di più": la ripresa, all'inizio
della seconda parte, del v. 1, con leggera variazione
strutturale, sottolinea l'amarezza del poeta. A legare le due
parti della lirica contribuisce la ripresa dell'inizio (anafora).
v. 10 "Con te": la
posizione prolettica (anticipata)
del sintagma "Con te" conferisce alla donna il ruolo
protagonistico che, nelle
intenzioni del poeta, le compete.
vv. 11-12 "le sole...
tue": centro lirico della seconda parte della poesia,
gli occhi della donna (le "pupille" dice Montale,
con una sineddoche;
"offuscate", cioè
indebolite dalla miopia) simboleggiano la capacità di
penetrare il vero senso delle cose al di là delle apparenze.
In tal modo il tema del "vedere", già presente
nella prima parte al v. 7 ("si vede"), viene
assunto dal piano sensibile al piano metaforico, grazie alla
forza dell'amore.
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Babi
e Step provengono da due
realtà completamente diverse.
Lei
ha 18 anni, è una studentessa modello, figlia perfetta,
ma soprattutto ragazza romantica in
attesa del Principe Azzurro, ha un buon rapporto con i
suoi genitori e ha tanti amici tra cui Pallina, quella a
cui è più legata e a cui confida tutto.
Step
ha 19 anni, è un tipo violento che passa il suo tempo
tra corse di moto clandestine e piccoli furti, e i suoi
amici, anche Pollo, il suo
migliore amico, sono tutti teppisti e si divertono ad
invadere le case dei suoi coetanei ricchi, rubando e
mettendo tutto a soqquadro…. Babi
e Step si
incontrano per caso e nonostante le differenze si
innamorano.
Vivono un rapporto tempestoso, ma anche la più bella
storia d’amore che un adolescente possa
sognare, tra corse, fughe avventurose in moto,
trasgressioni e litigi.
La loro storia va avanti per circa un anno, ma
inevitabilmente crescono seguendo strade differenti e
sono destinati a lasciarsi, anche se questa storia
d'amore rimarrà per sempre nei loro ricordi...
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