leggende del territorio

 

LA BISALTA

C’era una volta un uomo che stava bevendo a un’osteria. Quando ritornò a casa, ubriaco fradicio, non vide più la strada, perché era tutto buio. Disse allora: “Darei anche la mia anima al diavolo per dividere quella montagna! Così ci sarebbe una nuova strada e sarebbe più facile arrivare a casa!”. Quando il diavolo sentì quelle parole apparve subito di fronte all’uomo e gli disse: “Sono d’accordo. Tu mi dai la tua anima ed io creerò la strada dividendo la montagna. Però, prima, devi firmare il contratto”. Mentre i diavoletti cominciarono a scavare la montagna, il diavolo fece firmare il contratto all’uomo. Costui era analfabeta e quindi firmò con una X, cioè una bella croce. Il diavolo a quella vista si spaventò e scappò insieme ai diavoletti lasciando incompiuta l’opera. Da quel giorno nacque la Bisalta, non più una montagna con una sola punta, ma con ben due guglie.

 

 

ADDIO AL VINO

Un sacco d’anni fa, un montanaro viveva a un tiro di balestra da Moiola, minuscolo paese della Valle Stura. Per campare faceva il boscaiolo e, siccome era due metri d’uomo forte e lavoratore come pochi, viveva bene. Meglio ancora se la sarebbe passata se non avesse tanto amato il vino. Era il suo debole e così ogni sera andava all’osteria da cui usciva, due “pintoni” più tardi, farfugliando un mucchio di parole senza senso. Il mattino seguente si vergognava come un ladro e, rinsavito, giurava e spergiurava a tutto il villaggio che non avrebbe mai più assaggiato un goccio di vino. Eccolo però la sera stessa di nuovo nella bettola in compagnia dei soliti pintoni. Finalmente, dopo una ubriacatura che l’aveva intontito per due giorni, decise di smetterla con le osterie e, salutati i compagni e i pintoni, prese a salire la valle. Tanto camminò che si lasciò dietro, oltre alle taverne, anche l’ultimo casolare. Allora si fermò lungo il fiume e, dando per sempre l’addio al suo tanto amato vino, costruì la sua casa. Da lì nacque un nuovo paese: Vinadio che, secondo la leggenda, trae il suo nome proprio da quell’addio tanto sofferto.

 

 

IL PONTE CREATO DA UN DRAGO

Tanto tempo fa a Villafalletto, un paese piccolo e tranquillo, ogni giorno arrivava un enorme e mostruoso drago a sette teste e pretendeva che un paesano si sacrificasse per sfamarlo, minacciando, altrimenti, di incenerire tutto il villaggio e i suoi abitanti. Il re, disperato, inviò allora un messaggio a tutti i paesi vicini nel quale chiedeva se ci fosse una persona così coraggiosa da affrontare e uccidere il famelico drago che stava seminando il panico nel suo povero regno. Questo messaggio giunse in un paesino molto povero chiamato Vignolo. Solo un piccolo orfanello coraggioso e pronto a tutto prese la spada regalatagli da un fabbro dal cuore d’oro e partì per Villafalletto. Arrivato, si presentò al re e gli chiese: “È questo il paese infestato dal drago?”. Il re, stupito dall’ardire dell’impavido ragazzino, rispose: “Sì è questo”. Il drago si presentò puntuale come ogni giorno pretendendo il suo pasto, ma ad aspettarlo trovò l’orfanello. Egli sapeva di non potergli tagliare le teste perché, se amputate, sarebbero ricresciute come fiori. Con grande astuzia quindi lo colpì mortalmente al ventre. Al posto di sgorgare sangue, dalla pancia del drago incredibilmente uscì invece un enorme e favoloso ponte. Superata la sorpresa, i cittadini portarono in trionfo l’orfanello e lo trattarono come un eroe per aver ucciso il drago e regalato un ponte a Villafalletto che avrebbe permesso alle persone di raggiungere comodamente i paesi vicini.

IL DIAVOLO E LA BISALTA

IL DIAVOLO E LA BISALTA

Secondo una leggenda piuttosto diffusa la cima della montagna dovrebbe la sua conformazione bifida ad un intervento diabolico. Un giorno un montanaro scese a valle per vendere i suoi formaggi al mercato cittadino. Il guadagno fu cospicuo e, da buon piemontese, il villano si recò in osteria a festeggiare con un buon quartino di vino. La sera, ubriaco, l’uomo s’incamminò lungo i sentieri della montagna. Quando la luna tramontò dietro la cima, il sentiero parve inghiottito dalla notte e l’uomo, imprecando, disse che avrebbe dato l’anima al diavolo per veder sparire la montagna. Improvvisamente apparve un uomo alto, vestito di verde, dal volto bruno e con una barbetta crespa. Era il diavolo, che gli offrì un contratto cartaceo: avrebbe sgomberato la vista della luna entro la mattina seguente in cambio dell’anima, resa dopo sei anni. Ma l’uomo ubriaco non sapeva firmare, così il diavolo gli diede un ago e gli ordinò di fare un segno col suo sangue. Una volta firmato il contratto comparvero tanti diavoli e diavoletti che cominciarono a scavare la montagna dalla cima. Il diavolo temeva di non riuscire a rispettare il patto, poiché l’uomo s’incamminò lungo i sentieri della montagna. Quando la luna tramontò dietro la cima, il sentiero parve inghiottito dalla notte si presentò più difficoltoso del previsto: poco dopo la mezzanotte avevano solo scalfito parte della cima, dividendola in due. Mentre cercava una scappatoia nel contratto, tutti i diavoli e diavoletti scomparvero. Il contratto era stato firmato con una croce. Da allora la cima della Bisalta fu raddoppiata.

 

LE LEGGENDE DEL CUNEESE

LA CAVERNA DEL DIAVOLO

C’era una volta, molti anni fa, nell’alta Val Maira, una ragazza molto bella, ma anche molto vanitosa. Ella abitava in un piccolo villaggio chiamato Cucchiales. Questa ragazza era la disperazione della madre perchè non riusciva a trovare una mansione che l’aggradasse: curare le bestie nella stalla le dava il voltastomaco, cucinare non le piaceva, portare pesi la ingobbiva,…
In realtà, un lavoro c’era… portare il bestiame al pascolo. Infatti, quel lavoro le dava tutta la tranquillità che cercava: lontana dalla madre e dalle persone, era solita abbandonare le bestie e rifugiarsi in una grotta, spalancata sullo strapiombo. In quell’incantevole luogo, poteva guardarsi allo specchio e ripetersi quanto fosse bella. Così trascorreva la giornata e, al tramonto, rientrava al villaggio con il bestiame, ripetendo il tutto anche il giorno dopo.
Una sera, però, tornarono alla stalla soltanto gli animali e della ragazza neppure l’ombra. La madre, dopo una notte di angoscia, diede l’allarme e in tutto il villaggio iniziò la ricerca. Per una settimana intera vennero battuti prati e boschi, setacciato ogni angolo: ma della ragazza, non v’era nessuna traccia. Così, si incolpò il diavolo della misteriosa scomparsa ed, ancora oggi, la splendida grotta dove era solita rifugiarsi la ragazza viene chiamata La caverna del diavolo.

Marco Loffa

LEGGENDA EZIOLOGICA: Addio al vino

LEGGENDA EZIOLOGICA: ADDIO AL VINO

VIVEVA, MOLTI ANNI FA, NEI PRESSI DI MOIOLA, MINUSCOLO PAESE DELLA VALLE STURA, UN MONTANARO. PER CAMPARE FACEVA IL BOSCAIOLO E, SICCOME ERA UN DUE METRI D’UOMO FORTE E LAVORATORE COME POCHI, TIRAVA AVANTI BENE. E MEGLIO ANCORA SE LA SAREBBE PASSATA SE NON AVESSE AMATO TANTO IL VINO; ERA IL SUO DEBOLE ED ERA COSì FORTE CHE LO PORTAVA OGNI SERA DALL’OSTERIA DALLA QUALE, DOPO DUE PINTONI, USCIVA FARFUGLIANDO UN MUCCHIO DI COSE SENZA SENSO. IL MATTINO SEGUENTE SI VERGOGNAVA E GIURAVA E SPERGIURAVA CHE NON AVREBBE MAI PIU’ ASSAGGIATO UN GOCCIO DI VINO; MA ECCOLO LA SERA STESSA GIRARE UBRIACO PER IL PAESE.

FINALMENTE DOPO UNA SBRONZA CHE L’AVEVA INTRONATO PER DUE GIORNI DECISE CHE L’AVREBBE PIANTATA Lì CON LE OSTERIE E, SALUTATI I COMPAGNI, PRESE A SALIRE LA VALLE. TANTO CAMMINò CHE SI LASCIò DIETRO CON LE TAVERNE ANCHE L’ULTIMO CASOLARE; ALLORA SI FERMò LUNGO IL FIUME E, DANDO PER SEMPRE L’ADDIO AL VINO, COSTRUì LA SUA CASA. QUESTA FU LA PRIMA DI UN NUOVO PAESE: VINADIO, CHE SECONDO LA LEGGENDA TRAE IL SUO NOME PROPRIO DA QUELL’ADDIO.

DI Gabriele Civallero