L'uomo e le stelle

 

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Pascoli e il cielo

Nelle poesie di Giovanni Pascoli viene descritto frequentemente il cielo, che assume sempre significati connotativi profondi: nei due casi esaminati il modo in cui il poeta guarda alla notte stellata segnala uno stato d'animo molto diverso.
La poesia X Agosto è stata scritta per ricordare la morte del padre, trauma che ha segnato profondamente la sua vita. Le stelle cadenti (il "pianto di stelle") manifestano la tristezza del cielo per l'infelicità della condizione umana in un mondo che viene definito "atomo opaco del male": un luogo, per usare un'espressione dantesca, "d'ogni luce muto", dove si soffre senza capire perché. Se il pianto del cosmo può essere interpretato come un segno di solidarietà, è anche vero che il "concavo cielo" appare distante, irraggiungibile, soprattutto incapace di fornire al poeta e all'umanità in generale risposte ai grandi interrogativi esistenziali, in particolare quelli che si pone quando deve affrontare la sofferenza, ad esempio in occasione della perdita di qualche persona cara. In diretto parallelo con la caduta delle stelle è la caduta della rondine, che tende il verme al cielo: questa simbologia rimanda da un lato alla morte del padre, che si sacrificava per il benessere della sua famiglia, tanto che è morto recando "due bambole in dono" , dall'altro al sacrifico di Cristo, morto in croce per la salvezza dell'umanità. Questa immagine costituisce anche una chiara allusione al venir meno della speranza: l'oggetto che cade dal cielo rappresenta spesso l'immagine del male (come Lucifero), del fallimento (si pensi ad Icaro), dell'impossibilità di sollevarsi da terra e raggiungere un mondo migliore (si pensi a numerosi testi poetici, da Petrarca a Montale).
La poesia L'imbrunire, pubblicata una decina di anni dopo, descrive invece un rapporto col cielo sostanzialmente positivo, quasi intimo, infatti Cielo e Terra si parlano e il mediatore di questo dialogo è il poeta stesso, che li osserva con gli occhi ingenui di un bambino. Il dialogo si estendi agli abitanti della Terra e a tutte le creature celesti, intese come oggetti fisici e come presenze soprannaturali : con la complicità della notte questi mondi, così diversi, vengono a contatto e si realizza tra di loro una profonda unità: le case del paese sono come le stelle, riunite in costellazioni, il poeta coglie infatti una profonda corrispondenza tra gli elementi del nostro mondo e quelli del cielo, come se condividessero la stessa natura. Mentre nel X Agosto prevaleva l'impressione del buio della notte, qui compaiono il rosa e l'azzurro ad attenuare l'oscurità nella quale, come stelle, tremolano le luci delle case, mondi nei quali ferve la vita, che gli estranei non riescono a cogliere (un tumulto giocondo / che non s'ode a due passi di là). E' pur vero che il poeta vive, come sempre, una sensazione di estraneità e si rende conto di essere "tagliato fuori" da questa gioia intima, perché ha perso la sua famiglia di origine e non è riuscito a costruirne un'altra, ma questo senso di esclusione è consolato dalla tranquillità del paesaggio e, soprattutto, dalla chiara percezione della profonda armonia dell'Universo. Se il X Agosto si chiudeva con l'immagine della Terra come "atomo opaco del male", quindi con un messaggio radicalmente pessimista, l'ultima strofa dell' Imbrunire presenta una similitudine suggestiva e piena di speranza. Il fumo del camino, cioè il calore della famiglia, si diffonde infatti tra le case del villaggio, le unisce con la condivisione di un valore positivo, così come la Via Lattea unisce le stelle del cielo; il poeta, almeno per un attimo, sembra accogliere il suo destino con accettazione, se non con tranquillità. Ne è un chiaro segnale il fatto che l'ultima parola del X Agosto è "male", mentre l'ultima parola dell' Imbrunire è "serenità"