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CANTO IE canterò di quel secondo regno, PARAFRASIE canterò di quel secondo regno (Purgatorio) dove lo spirito umano si purifica e diventa degno di salire al cielo, al paradiso. COMMENTOQuesti sono i versi con cui Dante sceglie di aprire il Purgatorio ed introducono una sostanziale differenza con l'Inferno, infatti mentre in quest'ultimo i dannati non hanno possibilità di riscatto, le anime del Purgatorio possono aspirare al paradiso.
Lo bel pianeta, che ad amar conforta, PARAFRASIVenere, che spinge all'amore e alla concordia, faceva risplendere l'oriente (l'est) rendendo difficile la vista della costellazione dei pesci alla quale è congiunta COMMENTOda questi versi emerge:
Io mi volsi a man destra, e puosi mente PARAFRASIIo mi volsi verso destra (verso il polo antartico in quanto aveva l'oriente a sinistra) e vidi quattro stelle che non furono più viste dopo Adamo ed Eva. COMMENTOLe quattro stelle sono il simbolo delle quattro virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza che non furono più visibili agli uomini dopo il peccato originale. E proprio per la loro mancanza che Dante definisce il nostro mondo vedovo, in quanto manca nella maggior parte degli uomini la capacità di condurre una perfetta vita virtuosa.
"Son le leggi d'abisso così rotte? PARAFRASI
Sono state rotte le leggi eterne COMMENTOIn questi versi avviene l'incontro con Catone che si stupisce di come Dante e Virgilio siano potuti arrivare dall'inferno fino a lui, in quanto la condizione dei dannati è eterna: non possono uscire dal cerchio in cui sono confinati. Al contrario di sant'Agostino, che lo condanna, Dante colloca Catone nel purgatorio, nonostante questo si sia suicidato, egli rappresenta per il poeta il perfetto cittadino, illuminato dalle quattro stelle delle virtù che seppe praticare in terra.
Ma se donna del ciel ti move e regge PARAFRASISe è una donna del cielo che ti spinge e ti sostiene, come dici, sono inutili le tue lusinghe, basta che tu mi preghi nel suo nome. COMMENTOCatone respinge le parole adulatorie di Virgilio invitandolo a pregarlo nel nome di Beatrice. CANTO IIVedi come le ha dritte verso il cielo, PARAFRASIVedi come le tiene verso il cielo (le ali), penetrando l'aria con le penne eterne, che non sono sottoposte al cambiamento di pelo (o le penne) come gli esseri destinati a morire". COMMENTOIn questi versi Dante introduce la figura di un angelo, il nocchiere divino in antitesi con Caronte. Questo fende l'aria le candide ali rivolte verso il cielo, a significare che egli attinge la forza da Dio. Le penne delle sue ali poi non cadono e non devono il loro colore all'età che avanza.
Da poppa stava il celestial nocchiero, PARAFRASIIl celeste nocchiero stava a poppa, in modo da sembrar portare in tutto il suo aspetto la beatitudine; e più di cento anime sedevano nella navicella. COMMENTOAnche in queste righe si trova un'allusione alla natura celeste dell'angelo. Dante, imbevuto di studi di teologia, credeva infatti che la natura umana degli angeli fosse solo un'apparenza
Da tutte le parti saettava il giorno PARAFRASIIl sole, che aveva messo in fuga con le sue frecce precise (presso gli antichi, Apollo, dio dei sole, era arciere efficacissimo) dal punto più alto del cielo la costellazione del Capricorno (che, distando 90 gradi da quella dell'Ariete, si trovava allo zenit del meridiano mentre il sole stava sorgendo), proiettava la sua luce in tutte le direzioni. COMMENTOIl sole era ormai sorto in cielo e Dante paragona i suoi raggi a delle frecce. Il poeta vede inoltre anche le stelle non che non erano visibili all'occhio e sa che la costellazione del capricorno si trova allo zenith quando il sole è all'orizzonte.
CANTO IIIOra, se innanzi a me nulla s'aombra, PARAFRASIOra, se davanti a me non compare nessuna ombra, ciò non deve meravigliarti più del fatto che i cieli non impediscono il passaggio dei raggi dall'uno all'altro. COMMENTODante volge lo sguardo attorno a sè e nota che il sole, alle sue spalle, proietta solo la sua ombra e non quella di Virgilio e crede allora di essere solo. La sua guida in realtà gli è vicino e gli spiega che il suo non è un corpo dalla consistenza umana ma, è un corpo speciale che può essere attraversato dalla luce, come la materia trasparente di cui è composto il cielo. In questo canto avviene l'incontro tra Dante e Manfredi.
Non vi meravigliate, ma credete, PARAFRASINon meravigliatevi; ma credete che non senza l'aiuto del cielo io cerco di superare questo dirupo. COMMENTOVirgilio cerca di convincere una folla di anime arrivate presso un monte che,egli stesso e Dante esaminano per trovare una via per aggirarlo, di non stupirsi di fronte alla natura umana di Dante: dove Dio opera, infatti ,non può esserci stupore.
CANTO IVPrima conviene che tanto il ciel m'aggiri PARAFRASIPrima è necessario che il cielo giri intorno a me. Fuori quella porta, per tutto il tempo che mi girò intorno durante la mia vita, poiché rimandai il pentimento fino all'ultimo. COMMENTOSiamo nell'antipurgatorio. In questo canto Dante tratta dei pigri pentirsi, che attesero il limite estremo della vita, ed ora prima di accedere alla penitenza devono attendere qunto attesero in vita prima di giungere al pentimento. In questi versi è riportato parte del dialogo con Belacqua, un liutaio fiorentino suo amico, che prima di esser fuori dalla porta del purgatorio deve aspettare un tempo pari a quello del suo indugio prima del pentimento.
se orazione in prima non m'aita, PARAFRASIse non mi aiuta la preghiera che nasce dal cuore di chi è in grazia di Dio: cosa vale l'altra (del peccatore), che non viene ascoltata in cielo? COMMENTOL'unica speranza che Belacqua conserva, perchè il tempo della sua attesa venga accorciato, è quella delle preghiere di coloro che sono in grazia di Dio.
CANTO VNoi fummo tutti già per forza morti, PARAFRASINoi fummo uccisi tutti con la violenza, e fummo peccatori fino all'ultima ora della nostra vita: quando la grazia del cielo (divina) ci rese coscienti dei peccati commessi COMMENTODante si sofferma su coloro che morirono per violenza altrui; e solo nell'estremo istante la luce della grazia celeste, di Dio, li illuminò, rendendoli consapevoli del loro peccato.
Io dirò vero, e tu il ridi' tra i vivi: PARAFRASITi dirò cose vere e tu le riporterai nel mondo dei vivi: l'angelo di Dio mi prese, mentre il diavolo gridava: " Tu che sei del cielo, perché mi privi di quest'anima?" COMMENTOQui Dante si riferisce a Buonconte che, ormai morente, invoca il nome di Maria, un angelo mandato da Dio lo va a prendere scatenando la reazione di un demone che si sente privato di quest'anima
Indi la valle, come il dì fu spento, PARAFRASIPoi, non appena divenne notte, la nebbia coprì la valle (di Campaldino) dal monte Pratomagno COMMENTOIl demone sentendosi defraudato dell'anima di Buonconte, per il suo tardivo pentimento, si vendica sul corpo scatenando un uragano con forti piogge.
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