SFERE ROTANTI – Performance artistica

Nei giorni 5 e 6 giugno, tra le 12 e le 13, in alcune classi del Liceo Peano-Pellico, si è svolta una performance artistica degli alunni della 2G della durata di circa dieci minuti.

La performance è stata curata dalla prof.ssa Lucia Norbiato. Hanno partecipato gli insegnanti Raffaella Consolino, Susanna Massa e Sergio Torterolo.

https://www.youtube.com/playlist?list=PLLC78hjGBMVyikiTW0beG7FirlAiK7Klb

Concept:

“Sfere rotanti” sono sacchi di plastica trasparenti utilizzati per l’immondizia che i ragazzi hanno riempito con la spazzatura prodotta in due settimane nel liceo. La raccolta dell’immondizia dai vari contenitori disseminati nel liceo è stata opportunamente differenziata.

I sacchi riempiti, legati con spago nell’intento di dare una forma rotondeggiante, sono stati dipinti con la terra proveniente dai luoghi di residenza degli alunni stessi. All’intruglio di fango collettivo è stata aggiunta la terra dell’area circostante il Liceo, lato via Monte Zovetto.

Nelle classi vengono gettate due o tre palle rotanti di cui una sempre di alluminio, una sorta di pianeta intorno alle terre.

Un allievo “recita” formule e altri testi, un secondo allievo legge brevi brani tratti da Le città invisibili di Italo Calvino, da Achille piè veloce di Stefano Benni o altri brani letterari.

Al termine della performance, viene lasciata nelle classi traccia di quanto avvenuto.

 Al terzo piano, lato via Quintino Sella angolo corso Giolitti, dove si trova uno degli accessi ai sottotetti, è stata posta una grande “palla rotante” con accanto la piccola palla d’alluminio. Non vi sono per Lei porte d’accesso e nemmeno rampe inclinate per farla roteare. L’enorme palla è stata realizzata sul luogo.

QUANTA PLASTICA VIENE DISPERSA IN NATURA IN UN ANNO? C.A. 100 000 000 DI TONNELLATE

There is a lot of plastic in the oceans. It looks like Jellyfish, so hungry sea animals eat it. Then they die because of their clogged stomachs. If we don’t do anything, the problem will get more and more serious. Save our planet!

PVC – POLIVINILCLORURO: ci acca tre, ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle ci acca due ci acca ci elle……………………………………………………….

PE – POLIETILENE: ci acca tre, ci acca due ci acca due ci acca due……………………………………………………

PS – POLISTIRENE

PET – POLIETILENTEREFTALATO

ALLUMINIO

Testi letterari

Aspirò una boccata di umida brezza del mattino e fece entrare azoto, ossigeno, argon, xenon & radon, vapore acqueo, monossido di carbonio, biossido di azoto, piombo tetraetile, benzene, particolato di carbonati e silicati, alcune spore fungine, un’aeroflotta di batteri, un pelo anonimo, un ectoparassita di piccione, pollini anemofili, una stilla di anidride solforosa convolata da una remota fabbrica, e un granello di sabbia proveniente da Tevtikiye, Turchia occidentale, trasportato dallo scirocco della notte.
Insomma, respirò l’aria della città.
(Stefano Benni “Achille piè veloce”)

«[…] era insomma un’ombra di sporco che la insudiciava tutta e ne mutava – anche in questo essa era diversa dalle altre nuvole – pure la consistenza, perché era greve, non ben spiccicata dalla terra, dalla distesa screziata della città sulla quale pure scorreva lentamente, a poco a poco cancellandola da una parte e dall’altra riscoprendola, ma lasciandosi dietro uno strascico come di filacce un po’ sudice, che non finivano mai.» (La nuvola di smog, I. Calvino)

«Le macchine e i camion si avventavano con furia dissennata tra gli argini grigi delle facciate, si lasciavano dietro onde laceranti di rumore, scie di gas irrespirabili. […] Sono andato a piedi con la mia borsa lungo un viale percorso da fiumi di mezzi meccanici che grattavano e laceravano e centrifugavano l’aria, se la vomitavano alle spalle ancora più difficile da respirare. Il marciapiede era sporco di chiazze d’olio e polvere nerastra ed escrementi di cane e catarro umano.»
(Due di due, A. De Carlo)

“Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri” (I.Calvino Le città invisibili)