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La paura

Per trattare il tema della paura abbiamo scelto di parlare di un autore che ha provato questo sentimento sulla propria pelle: Primo Levi, uno scrittore vissuto nella Seconda Guerra Mondiale, che venne internato in un campo di concentramento, dove comprese i veri orrori della guerra e quello che l'uomo può essere capace di fare, anche contro un altro essere vivente, come lui, con i suoi stessi diritti e doveri.      Ma la paura è anche frutto della discriminazione e del razzismo, come racconta il poeta africano Henri Boukoulou nel "Le strade di Soweto", poesia scritta durante l'Apartheid. Questa parola significa "separazione", in questo caso la separazione del popolo, ebbe luogo in quasi tutto il Sudafrica; a partire dal 1917, per volontà del governo bianco, per la prima volta venne introdotta una politica di segregazione razziale, in cui vennero discriminate tutte le persone di colore, che allora erano più dell' 80%, privandole di moltissimi diritti fondamentali. Rimase in vigore fino al 1990, dopo di che venne proclamato crimine internazionale dalle Nazioni Unite e in seguito crimine contro l'umanità.   

 

      Primo Levi                          Apartheid                         altri link

 

 

 

          Biografia                             Bibliografia                      Se questo è un uomo

Primo Levi fu un famoso scrittore e poeta italiano.

Nato a Torino nel 1919 da genitori di discendenza ebraica, ebbe un’infanzia difficile a causa della sua compromessa salute. Frequentò il liceo  D’Azeglio a Torino, dove conobbe docenti antifascisti. 

Appassionato da subito dalla chimica e dalla biologia, decise di continuare gli studi approfondendo quelle materie e si iscrisse all’Università di Torino nel 1937.          

Nel frattempo il governo fascista, che aveva acquistato sempre più potere, per uniformarsi al modello ariano, emanò le leggi razziali. Era il 193

Dopo essersi laureato nel 1941 e trasferito a Milano, si sposta in Valle d’Aosta e entra a far parte di un gruppo di partigiani ebrei. 

Venne però catturato e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove sopravvisse perché occupato in attività di laboratorio. 

La sua permanenza Auschwitz lo segnò profondamente e fu il tema centrale di gran parte della sua produzione letteraria. Venne liberato dopo l’avvento dei Russi in Polonia, all’inizio del 1945, ma potè tornare a casa solo nove mesi più tardi                                                              

Nel 1974 abbandonò il suo lavoro di chimico industriale, concentrandosi sulla scrittura       

Non riuscendo a sopportare i ricordi degli orrori e delle pressioni psicologiche nel campo di concentramento, si tolse la vita nell’aprile del 1987.

 

 

 

 Bibliografia.

Se questo è un uomo è il libro d’esordio e forse uno dei più famosi dell’autore, che descrive le condizioni di vita nel campo di concentramento di Auschwitz (1947)

La tregua grazie al quale vinse il premio Campiello, racconta il viaggio di ritorno a casa dei superstiti (1963)

Storie naturali (1963)

Vizio di forma (1971)

Il sistema periodico contiene racconti in parte autobiografici, per i quali vinse il premio Prato sulla Resistenza (1975)

Se non ora quando? che torna sulle tematiche della guerra, fu premiato con il secondo premio Campiello dell’autore (1982)

L'Osteria di Brema (1975)

La chiave a stella (1978)

L’altrui mestiere per il quale vinse il premio Strega (1978)

Lilít e altri racconti (1981)

Ad ora incerta (1984)

I sommersi e i salvati (1986)

 

 

 

Se questo è un uomo 

A partire dal 1933 la Germania avviò una politica di discriminazione antisemitica che si incarnò nella creazione dei primi ghetti e poi dei campi di concentramento (Oranienburg, Buchenwald,  Dachau, Auschwitz).Primo Levi, in “Se questo è un uomo”, riporta il racconto di un anno della sua vita passato come prigioniero nel campo di Auschwitz. Dalle pagine del libro, traspare la situazione disperata ed orrenda degli ebrei deportati e una descrizione in prima persona di quanto furono atroci i campi di concentramento, non solo per i 6 milioni di vittime che fecero, ma anche per le idee su cui si basavano: ad Auschwitz Levi perde la propria identità, diventando solamente un numero; gli vengono tolti vestiti, scarpe, capelli, oggetti personali; si trova a convivere con persone di lingue diverse, con cui difficilmente riesce a comunicare e nel frattempo si insinua sempre più nella sua mente la convinzione che non ne uscirà vivo, si arrende ad un destino di orrori, di sofferenze; è ancora vivo, ma è come se fosse già morto e capisce di essere arrivato “sul fondo”. Leggere queste pagine mette una certa ansia. Levi riesce in modo impressionante ad integrare il lettore con la lettura e riesce a far comprendere quanto è stato duro sopravvivere, non solo fisicamente, ma anche mentalmente e moralmente.

 

 

                                                                                    

Ghetti e campi di stermino
nell'Europa nazista

per approfondimenti si visiti l'interessante sito:

http://www.pixem.it/pixshoah/argomenti/ghetti.htm

Nei paesi cristiani molti concili avevano fatto divieto alla popolazione di abitare insieme agli ebrei per non mettere in pericolo l'integrità della fede ma i ghetti come quartieri obbligatori per gli ebrei sorsero nel XVI sec. in Italia diffondendosi poi in tutta l'Europa. Il primo fu istituito a Torino, il secondo e più famoso fu istituito dal Governo della Serenissima Repubblica di Venezia, il 29 marzo 1516 (Giudecca da Giuda, l'apostolo che tradì Gesù), in una zona chiusa da cancelli e controllata da guardie dove gli Ebrei dovevano abitare (senza essere proprietari delle case) e dalla quale non potevano uscire dal tramonto all'alba. Ancora oggi si possono vedere i segni dei cardini di quei portoni.
In quel tempo gli Ebrei avevano il permesso di esercitare solo alcune professioni tra le quali quella di medico, in quanto erano preparati e abili essendo in grado di studiare testi scritti in arabo, prestatori di denaro, perchè ai cattolici era vietato dalla loro religione, mercanti e " strazzarioli ", cioè venditori di stracci. Il Ghetto continuò ad esistere come tale per oltre due secoli e mezzo, fino quando nel 1797 Napoleone conquistò Venezia eliminando definitivamente ogni cancello: gli Ebrei furono così riconosciuti liberi di andare a vivere in altre zone della città.
Le teorie razziste assunsero una rilevanza politica nel XIX sec. quando cominciò a diffondersi il mito della razza "ariana". L'intolleranza contro i non ariani inizialmente si esplicò a livello politico e sociale con l'intenzione di escludere dalla società i "diversi" promulgando le "leggi razziali" e favorendo la creazione dei ghetti, quartieri destinati a confinare gli ebrei. I ghetti divennero come una piccola città nella città, spesso recintata da muri o filo spinato, in parte autosufficiente (spesso al limite della sopravvivenza) dove gli ebrei una volta confinati furono utilizzati dai nazisti come mano d'opera a basso costo; il ghetto è un luogo dove è facile controllare la comunità da parte dei nazisti, la parvenza di libertà durò fino a quando giunsero a progettare l'eliminazione fisica delle "razze inferiori".
I ghetti sorsero nelle maggiori città europee, gli ebrei residenti furono costretti dai provvedimenti nazisti a ottemperare a divieti e regole: esporre la stella di David sui vestiti, divieto di possedere radio, telefoni, usare mezzi pubblici, confisca di beni e attività commerciali. Il controllo delle SS o delle autorità naziste era pressante per prevenire l'associazione e la formazione di gruppi eversivi, di fatto si traduceva in angherie, saccheggi e violenze in particolare contro quelle persone che diventavano punti di riferimento per gli ebrei del ghetto.
I ghetti diventarono, con l'aggravarsi della situazione, quartieri lager, dove però rimaneva una parvenza di libertà e autonomia, fu proprio questa possibilità di movimento che permise di organizzare l'eversione: le case divennero rifuggi per coloro che erano ricercati dai nazisti, cantine e soffitte furono in parte occultate per nascondere viveri e uomini, si organizzarono vari movimenti di resistenza.
 

Per ulteriori approfondimenti sui campi di sterminio si visitino i seguenti siti, che sono solo alcuni dei numerosi che trattano approfonditamente l'argomento:

 

OLOCAUSTO - I campi di sterminio e concentramento

Alla fine del maggio 1942 i tedeschi cominciarono a pianificare la liquidazione del ghetto e il trasporto degli ebrei nei campi di sterminio. ...
www.gndesign.it/shoahnet/ghetti.htm - 19k - Copia cache - Pagine simili
I campi di concentramento fascisti per gli ebrei (1940-1943) Saggio di Carlo Spartaco Capogreco, da Storia Contemporanea Anno XXII, Agosto 1991, ...
www.romacivica.net/anpiroma/ deportazione/deportazionecampia.htm - 15k - Copia cache - Pagine simili
[ Altri risultati in www.romacivica.net ]

Il Campo di Concentramento di Auschwitz - Home

Vengono bruciati i libri scritti dagli ebrei. Boicottamenti e persecuzioni, collocamento nei campi di concentramento, distruzione e incendio delle sinagoghe ...
auschwitz.altervista.org/introduzione.php - 18k - Copia cache - Pagine simili

Campo di concentramento di Auschwitz - Wikipedia

Auschwitz II (Birkenau), il campo di sterminio nel quale persero la vita circa un milione di persone, per lo più ebrei, Sinti e Rom. ...
it.wikipedia.org/wiki/Campo_ di_concentramento_di_Auschwitz - 39k - Copia cache - Pagine simili

Campo di concentramento - Wikipedia

Campi di concentramento (Elenco). Ebrei ... KZ) e dei campi di sterminio, per detenere ebrei, zingari, omosessuali e dissidenti politici e sterminarli ...
it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento - 37k - Copia cache - Pagine simili
[ Altri risultati in it.wikipedia.org ]

Il seguente testo è tratto da http://www.romacivica.net/anpiroma/nazismo/nazismo15.htm

In Germania i nazisti, non appena si insediarono al potere, il 30 gennaio 1933, istituirono i Konzentrazionslager, dove la polizia politica, la Gestapo, rinchiuse oppositori politici-comunisti, socialisti, "dissidenti religiosi", testimoni di Geova, protestanti dissidenti ed ebrei. Inoltre la polizia criminale, operò arresti preventivi di persone con precedenti penali, di zingari, omosessuali, disabili, prostitute e di tutti coloro che a vario titolo vennero considerati "associali". I campi furono gestiti dalle SS (Schutzstaffen o unità di protezione) con una brutale severissima disciplina militare. (cartina) Nella seconda metà degli anni Trenta campi di concentramento furono insediati a Dachau, Auschwitz-BIRKENAU, Sachsenhausen, Buchenwald, Flossembürg, Mauthausen e Ravensbrück, che fu un campo esclusivamente femminile. Nel 1939 gli internati erano 25.000. Durante la seconda guerra mondiale vennero costruiti molti altri campi, alcuni dei quali anche in Polonia e in Serbia dove finirono ebrei, prigionieri di guerra sovietici e partigiani. A partire dal 1942 furono instituiti i campi di sterminio, nei quali venivano rinchiusi ebrei vittime di deportazioni sistematiche, eseguite per attuare "la soluzione finale", che ebbe come scopo l'annientamento delle razze inferiori. Gli internati erano costretti ai lavori forzati e coloro che non resistevano venivano uccisi. Alcuni vennero addirittura impiegati come cavie in sperimentazione scientifiche e mediche. Perirono con i gas oppure per fame e malattie circa 11 milioni di persone, di cui più di 6 milioni di ebrei.

Dai ghetti degli Ebrei a quelli dei neri: Soweto

Cosa è l'apartheid

Per approfondimenti si invita a visitare il seguenti siti, dai quali è stato tratto questo materiale

http://it.wikipedia.org/wiki/Apartheid

 

La parola apartheid significa in lingua afrikaans "separazione" e sembra che sia stata usata per la prima volta in senso politico nel 1917 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts. Viene correntemente usata per descrivere la politica di segregazione razziale che il governo bianco sudafricano istituì nel dopoguerra e che è rimasta in vigore fino al 1990. L'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'Assemblea Generale nel 1973 e entrata in vigore ne 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid) ed è stato recentemente inserito nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire.

Soweto

http://clarence.supereva.com/contents/partire/speciali/020723soweto/

Il suo nome suona come un affascinante prodotto della toponomastica africana: Soweto. In realtà è un acronimo inglese, che vuol dire South west townships. Dove townships può essere tradotto come "città satellite", anche se "ghetti" è la sua traduzione più vera e brutale. Soweto è infatti quell' immenso agglomerato di quartieri realizzato nella zona sudoccidentale di Johannesburg, durante il regime dell'apartheid in Sudafrica. Quartieri dove vivevano i neri, rinchiusi e confinati per non dare fastidio ai dominatori bianchi. La prima township dell'area fu Orlando e risale agli anni Trenta. Nei decenni successivi le dimensioni crebbero, di pari passo con l'inasprirsi della politica di segregazione razziale. Nacque così ufficialmente Soweto, con le sue molteplici townships. Ma se l'apartheid creò l'infame ghetto, è all'interno di quel ghetto che nacque la resistenza che dopo una lunghissima e drammatica lotta portò alla sconfitta del regime dell'apartheid. E' a Soweto che mise le sue prime basi l'African national congress, il partito dei neri che organizzò la lotta di liberazione. E' a Soweto che c'è la casa natale di Nelson Mandela, che contro l'apartheid si è battuto per tutta la vita ottenendone la formale abolizione.
 

Vivere a Soweto

tratto da Antenne di Pace

http://italy.peacelink.org/antenne/articles/art_4063.html

A Soweto vivono 7 / 8mila persone, in prevalenza donne e bambini. Le abitazioni sono baracche costruite, una attaccata all’altra, in lamiera, fango, legno, cartone.
La maggior parte degli abitanti di Soweto sopravvive grazie ad impieghi saltuari nelle vicine piantagioni di caffè, nelle cave di pietre da costruzione, nei cantieri edili, o lavorando nei campi (quasi mai di loro proprietà); talvolta le persone si ingegnano nelle più svariate occupazioni che permettano loro di guadagnare qualcosa, per esempio con la produzione, illegale, di bibite alcoliche quali la changa-a. Rimane molto rilevante il problema della disoccupazione.
La povertà che caratterizza Soweto degenera spesso in condizioni di estrema miseria che si traduce in difficoltà di provvedere ai bisogni alimentari di base, impossibilità di far fronte alle spese sanitarie o di pagare l’affitto della baracca. Al disagio economico si unisce un profondo degrado sociale, ambientale, igienico-sanitario e umano. Si stima che oltre il 50% della popolazione adulta di Soweto sia sieropositiva; molte donne si prostituiscono per riuscire a guadagnare qualcosa, questo favorisce il diffondersi della malattia, oltre a contribuire a creare una situazione in cui oltre il 90% dei bambini che frequentano la scuola materna di Soweto proviene da nuclei familiari nei quali manca totalmente la figura paterna. Ulteriore piaga che mina profondamente la comunità di Soweto è l’alto tasso di alcolismo. Dal punto di vista etnico, la popolazione dello slum appartiene per lo più al gruppo kikuyu, ma sono presenti anche minoranze luo, kamba, e di molte altre etnie.
A livello scolastico, la maggioranza della popolazione proviene dalla scuola primaria (otto anni) che ha terminato o abbandonato in itinere; alcuni adulti, però, non hanno mai frequentato la scuola e sono tutt’oggi totalmente analfabeti. Da quando è in carica il governo di Kibaki (eletto nel dicembre 2002), la scuola primaria (corrispondente alla scuola elementare e media, in Italia) è gratuita e più accessibile anche alle classi sociali più povere.
A Soweto, ma forse è inutile dirlo, non c’è l’elettricità; non tutte le case sono dotate di bagno (un profondo buco scavato nella terra) e solo in poche c’è un rubinetto che si collega all’acquedotto.
.....
 

Le strade di Soweto

 

C’era un fanciullo vestito di nero

che si contava le costole

In fondo ad una camera chiusa

sulla dolcezza della sera

 

C’era un cane grosso come la disperazione

che aveva perso una zampa

Sognando i resti che avanzavano

da un pranzo ufficiale

 

C’era un soldato dal portamento drammatico

che ingoiava le pallottole del suo fucile

Per non vedere più ai suoi piedi

donne morire, col figlioletto in braccio

 

C’era una prigione tutta bianca

con una cella tutta nera

Dove uomini, dimentichi del loro nome

erano rinchiusi e mai processati

 

C’era una donna dallo sguardo spento

in attesa dei suoi undici figli

Sulla strada del cimitero

dove non aveva potuto seppellirli

 

C’era una voce bella come la vita

che cantava la libertà su di un’aria

Che suonava come un incubo

nell’orecchio del condannato a morte

 

Henri Boukoulou

                                                                                         

altri link

I link che seguono sono siti da cui è stato tratto e modificato parte del materiale utilizzato.

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