Incontro POLIZIA POSTALE

CYBERBULLISIMO

Incontro con il giornalista Luca Pagliari al teatro Toselli

Voi ragazzi non siete stati una delle priorità della nostra società: prima arrivavano i soldi, gli affari e poi, forse alla fine, la gente si riempiva la bocca parlando dei problemi dei giovani, facendo i soliti programmi sulla droga, facendo il solito salotto se qualcuno si era ammazzato per il bullismo, ma solo perché in quel momento faceva ascolto.”

-Luca Pagliari

L’INCONTRO

Il 27 ottobre 2015, al teatro Toselli di Cuneo, si è tenuto un incontro sulla tematica del cyberbullismo con il giornalista Luca Pagliari. Hanno partecipato allo spettacolo alcune classi seconde del Liceo Scientifico e Classico G. Peano – S. Pellico e dell’I.T.C. Bonelli di Cuneo.

LA STORIA di ANDREA

Il protagonista del racconto è Andrea, nato il 14 Novembre 1997 e cresciuto nei giardini del quartiere di San Paolo a Roma, fin da bambino molto curioso, appassionato alla lettura e all’Egittologia, occupato nel trovare sempre il perché dei fatti.

Il primo anno di liceo è per lui, come per molti altri, traumatico. Non si può dire lo stesso riguardo al secondo, iniziato nel migliore dei modi ma segnato, seppur lievemente, dalla separazione dei genitori e dall’immediato trasferimento della madre nel paese natale.

Andrea si distingue sempre dai compagni: non si interessa di calcio, preferisce leggere oppure correre, sempre con l’MP3 in tasca. Una sera pone alla madre una richiesta molto strana: vuole mettersi lo smalto alle unghie. Verrebbe da pensare che sia omosessuale, ma lui lo fa soltanto per dimostrare a coloro che lo prendono in giro che essere diversi non significa essere inferiori. La donna acconsente, senza domandare nulla, perché, in fin dei conti, con lo smalto non si manca di rispetto a nessuno, lo smalto non ha mai offeso o ucciso nessuno.

I suoi genitori, ignari di tutto ciò che lo tormenta ormai da tempo, mai si sarebbero immaginati che il 20 novembre 2012 avrebbe cambiato la loro vita per sempre. Sembra una giornata come tutte le altre: Andrea e suo fratello Daniele telefonano alla madre Teresa, come sono soliti fare tutte le mattine; si recano a scuola e la donna, nel pomeriggio, chiama l’ex marito per riferirgli l’esito negativo di un esame clinico importante. L’uomo risponde, ma non parla, all’improvviso grida:“Aiuto!”, e pochi istanti dopo:“Andrea si è impiccato”. Segue poi la corsa in auto, verso Roma, di una madre disperata e dilaniata dal dolore. Quanto avrebbe voluto che si fosse trattato soltanto di un equivoco! Invece, sulla soglia dell’appartamento i vicini piangono e la donna prende atto della dura e crudele realtà. Il giorno seguente, Teresa vuole essere accompagnata in obitorio e, proprio in quel luogo, riceve una telefonata da parte di una compagna di classe del figlio che, con voce confusa e roca, si riferisce ai giornali. In ogni edicola della città, si legge su tutte le prime pagine dei quotidiani: “Quindicenne si suicida per cyberbullismo” ed allegata al titolo si trova una fotografia di Andrea.

Il 23 novembre si svolgono i funerali; i membri del coro della Cappella Sistina,

compagni del ragazzo, cantano accompagnando l’uscita della bara, sorretta dagli amici, diventati grandi troppo in fretta.

IL RAGAZZO dai PANTALONI ROSA

Il giorno successivo Teresa trova le risposte alle sue domande. Accede all’account Facebook del figlio e scopre la terribile verità: “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, è questo l’username creato da qualche bullo al fine di deriderlo ed offenderlo pesantemente. Per quale motivo? Soltanto perché non gli importava di indossare un paio di jeans stinti in lavatrice.

Aprendo la chat privata viene a conoscenza dell’inferno vissuto da Andrea, legge i messaggi uno per uno e più procede, più non riesce a capacitarsi di come il giovane abbia potuto subire in silenzio tutti gli insulti, senza mai farne parola con nessuno, nemmeno con sua madre; eppure, ad ogni ingiuria seguiva sempre una sua risposta. Lui era così: cercava di trovare le soluzioni ai problemi utilizzando la parola, ma in quel caso aveva commesso un grave errore, perché, per accrescere l’ira di un bullo, nulla è peggio di una replica alle offese.

Non sapremo mai se sono state le chat a spingere Andrea a compiere un gesto così estremo; ciò che dobbiamo comprendere, però, è che ognuno di noi deve essere libero di affermare se stesso, seguendo l’indole personale e facendo le proprie scelte, senza che nessuno si permetta di giudicarci, deriderci e condannarci, ergendosi a giudice supremo.

Sicuramente questo incontro ci ha aperto gli occhi riguardo ad un fenomeno che si sta largamente espandendo tra gli adolescenti, soprattutto grazie alle tecnologie moderne e alla nascita dei social network come Facebook e Twitter.

Riflettendo sulla storia di Andrea, abbiamo compreso quanto i giovano siano sempre più allo sbando, e proprio come un branco si uniscano per fiondarsi sulla fragile preda di turno, senza pensare alle conseguenze psicologiche che con le loro parole possono scatenare. Questi individui dovrebbero essere isolati immediatamente, invece di essere considerati esempi di sovversione alle regole comportamentali, e denunciati alla Polizia Postale per porre fine al loro dominio.

Paolo Cesano, Martina Bianco, Domiziana Roberi, Edoardo Viglietti

2^A