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Per “figura retorica” intendiamo un modo diverso di usare le parole, rispetto a quanto accade nel linguaggio di tutti i giorni, che serve ad esprimere concetti più complessi e a suscitare delle emozioni in chi ascolta. La figura è dunque un modo per far assumere al linguaggio una “forma” particolare, talvolta molto diversa da quella abituale, anche se esistono numerose figure retoriche utilizzate nella vita di tutti i giorni. L’aggettivo “retorico” allude al fatto che si tratta di un abbellimento del linguaggio col quale si intende impressionare favorevolmente chi legge o ascolta.
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Le figure di suono
Le figure di suono modificano il suono delle parole per
ottenere un effetto poetico, diverso da quello del linguaggio comune. Si tratta
di una caratteristica specifica della poesia, che conferisce alla lettura del
testo un particolare suono: dolce, aspro, piano, solenne, vivace... Tra le più
comuni figure di suono si trovano l'allitterazione, l'anafora, l'onomatopea,
l'assonanza, la consonanza.
Onomatopea: si ha
quando il suono delle parole evoca e suggerisce il rumore prodotto
dall’oggetto a cui si riferiscono
( es. fruscio,tic tac, don don). E’ stata utilizzata in larga misura da
Pascoli, ad es.
Un breve gre gre di ranelle
Enjambement: nella poesia ci può essere corrispondenza fra unità ritmica (il verso) e unità sintattica (la frase). In questo caso la fine di ogni verso corrisponde con la fine della frase sintattica; tuttavia tale corrispondenza spesso viene a mancare perché la frase continua nel verso successivo, obbligando il lettore a non fermarsi nella lettura alla fine di ogni verso. Consideriamo, come esempio, la prima quartina del sonetto di Foscolo “In morte del fratello Giovanni”:
Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo (enjambement)
di gente in gente, mi vedrai seduto
(enjambement)
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo (enjambement)
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.
Assonanza: è
determinata dall’uguaglianza di vocali nella parte finale in due parole
( es. climi/mattini).
Allitterazione: figura retorica che consiste nella ripetizione della stessa lettera o della sillaba all’inizio di più parole. L’allitterazione ha acquistato rilievo nella poesia italiana del ‘900; prima la sua importanza era di gran lunga inferiore a quella della rima. In generale l’utilizzo dell’anafora è più esteso nelle lingua anglosassoni, in particolare l’inglese, rispetto all’italiano.
Anafora:
ripetizione di una o più parole all’inizio del verso. Prendiamo ad esempio la
scritta che nell’Inferno di Dante compare sull’ingresso:
Per me si va nella città dolente
Per me si va nell’eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente
Le figure sintattiche
La poesia
fonda il suo messaggio sulla ricerca di un linguaggio particolare, diverso
dall’ordinario ed ottiene questo effetto anche modificando l’ordine che
normalmente le parole assumono all’interno di una frase. Questi cambiamenti,
detti figure sintattiche, caratterizzavano la sintassi della poesia classica e sono stati
ampiamente utilizzati fino alla fine dell’800. La poesia del ventesimo secolo
utilizza di meno le figure sintattiche, mostrando invece particolare
predilezione per le figure di significato, ma questo non significa che non se ne
trovino in moltissimi autori.
Tra le più
comuni figure sintattiche troviamo:
Climax:consiste nell’enumerazione di termini in ordine crescente (es.disagio, paura, terrore).Questa figura si trova anche in altri settori dell’arte come ad esempio il cinema.
Se invece l’enumerazione dei termini avviene in ordine decrescente (terrore, paura, disagio), si ha l’anticlimax, che è tuttavia molto più raro.
L’inversione consiste nel capovolgimento dell’ordine di alcuni elementi della frase, ad es. “sempre caro mi fu quest’ermo colle” al posto di “quest’ermo colle mi fu sempre caro”.
Il parallelismo consiste, al contrario del chiasmo, nel disporre nello stesso ordine gli elementi corrispondenti di due versi o frasi
l’albero
cui tendevi la pargoletta mano
il verde melograno da’ bei vermigli fior
Il chiasmo collegato all’inversione, dispone in ordine opposto gli elementi corrispondenti di due versi o frasi ad es.
“Le donne,
i cavallier
l’armi, gli
amori”
Il polisindeto è, al contrario dell’asindeto, la ripetizione della congiunzione prima di ogni elemento dell’enumerazione, con l’effetto di dare molta enfasi al verso o alla frase, ad es.
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; \ e dimani cadrò… (Carducci)
L’asindeto consiste nell’eliminazioni delle congiunzioni tra un termine e l’altro, lasciando solo la virgola a separarli; si prenda come esempio la prima parte di Meriggiare. E’ una figura sintattica molto usata nella poesia del ‘900.
Le figure semantiche sono utilizzate sia in prosa, sia in poesia e anche nei cosiddetti modi di dire (es. mi piange il cuore).
Ricordiamo: la
perifrasi, l'iperbole, la litote, la metonimia, la sineddoche, la
sinestesia,
la personificazione
Metonimia : consiste nel
sostituire un nome con un altro che ha significato simile
●
contenitore
per il contenuto
bevo un bicchiere
● la materia per l’oggetto
i legni= le navi
● la causa per l’effetto e viceversa
l’ho guadagnato col sudore della mia fronte, cioè con grande fatica
Iperbole: un’espressione che usa parole non molto credibili, esagerate, per sottolineare fortemente un concetto (es. fa un freddo polare oppure Ho sceso un milione di gradini nella nota poesia di Montale).
Antitesi: accostamento di due parole o frasi di senso opposto, cioè contrarie
”Non’fronda verde ma di
colore fosco,
Non rami schietti ma nodosi e’nvolti,
Non pomi v’eran ma stecchi con
tosco.” (Dante)
In questa frase riconosciamo l’antitesi è data dalla congiunzione avversativa MA che separa frasi dai significati opposti; riconosciamo anche l’anafora di “non”.
Perifrasi: esprime con più parole un unico concetto. E’ usata per non riferire direttamente un significato (es. “Don Abbondio non era nato col cuore di leone”: questa perifrasi indica che Don Abbondio non era affatto coraggioso ed era una persona fragile.) Anche Dante usa delle perifrasi per non nominare Dio nell’Inferno.
Sineddoche:
consiste, come nella metonimia , nel
sostituire un nome con un concetto legato
al precedente da affinità
· una parte per il tutto- tetto=casa
● il
singolare per il plurale- l’italiano ama la buona cucina=gli italiani…
Personificazione: significa fare assumere a concetti
astratti immagini e comportamenti
umani.
Ad esempio Leopardi, nel
testo A Silvia, parla con la speranza, immaginandola come una donna che può
rispondergli e la rappresenta nell’atto di indicare la tomba .
Litote: significa affermare una cosa negando il suo opposto per usare un’espressione meno meno forte (es. quel ragazzo non è un genio = ha un’intelligenza mediocre).
Sinestesia: è una figura retorica che fonde le impressioni provenienti da sensi diversi ( es.Dante quando dice: “io venni al luogo d’ ogni luce muto” è una frase priva di senso perché la luce non emette alcun rumore.) Questa figura viene ampiamente impiegata nella prosa scientifica. Il sogno è, per esempio, una circostanza in cui si accostano concetti o significati che,nella realtà, condanneremmo. Pascoli dice:” Voci di tenebra azzurra”. Qui la sinestesia pare priva di senso, perché l’oscurità non parla e non ha colore. Evidentemente il poeta sentiva la voce della madre morta, ma si richiamava all’idea del cielo che, di sera, da chiaro diventa scuro. In generale la sinestesia caratterizza la poesia e richiede uno sforzo di fantasia e di intuizione per interpretarla.