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HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO

 

 
Monet   la stazione di Saint Lazare

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. 
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono 
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede 
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole, vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

 

PAROLE DIFFICILI

né più mi occorrono: non mi importano più  
scorni: delusioni 

SCHEMA METRICO

Due strofe, una di sette versi e l’altra di cinque. Il verso è libero e piano. 
Nella prima strofa c’è una rima baciata(crede/ vede)mentre nella seconda una rima alternata (due/ tue).  

FIGURE DI SUONO

Il testo presenta un linguaggio di tutti i giorni quindi non presenta molte figure di suono. La più significativa è l’ anafora: ho sceso….ho sceso… 

DENOTAZIONE E CONNOTAZIONE

In questa poesia prevale l’uso connotativo delle parole, infatti il poeta usa la metafora della vita come viaggio. Questa metafora, molto usata in poesia, viene proposta in una versione moderna: non il classico viaggio per mare (si veda ad esempio Foscolo, In morte del fratello Giovanni), ma quello in treno, dove le coincidenze e le prenotazioni rappresentano i vari avvenimenti della vita, che al poeta, ormai solo e anziano, non interessano più. 

L’ ASSOCIAZIONE DELLE IMMAGINI

Metafora: procedere insieme negli anni è come scendere le scale e il fondo di queste scale, fuor di metafora, è la morte.

Allegoria: la metafora della vita come viaggio dura per buona parte del testo. 

 LE FIGURE DI SIGNIFICATO

Iperbole: almeno un milione di scale 

Sineddoche: “pupille” sta per “occhi”; a sua volta “occhi” cioè vista, è una metonimia

COMMENTO

In questa poesia Montale parla della vita trascorsa con la moglie che ora è morta. Il poeta sofferente dice di sentirsi solo, soprattutto in quei gesti così comuni, della vita quotidiana, in cui aveva la moglie accanto, ad esempio quando le offriva il braccio per scendere le scale, dato che lei ci vedeva poco. Paragona la sua vita coniugale a un lungo viaggio percorso con il  sostegno di questa donna, poco appariscente ma dotata di grande intelligenza e comprensione, che era riuscita, a modo suo, a guardare al di là di quella “muraglia” di fronte alla quale lui si era fermato. Ella infatti, pur essendo ipovedente, riusciva a capire la realtà più degli altri, a intuirne il senso profondo e il poeta, anche se non aveva mai appreso questa capacità, finiva per beneficiare del suo equilibrio. L’autore sente la mancanza della moglie e ne rimane molto addolorato, pur riconoscendo che quello che avevano compiuto insieme era stato un “lungo viaggio”, mai troppo lungo per chi si trova bene col partner.

 

Kokoshka   Sposa del vento