Pagina iniziale Scrivere poesie Le forme della poesia lirica
LA POESIA LIRICA
Durante l’epoca del Romanticismo, la poesia lirica diventa il genere letterario che risponde maggiormente alla necessità dell’autore di rivelare il suo stato d’animo. In questo modo nasce la lirica romantica che mostra un’ampia scelta di contenuti a seconda della sensibilità dell’autore: troviamo poesie degli affetti, dei ricordi personali e dei sentimenti religiosi e patriottici.
Alcuni dei poeti italiani che operano in questo ambito culturale sono Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi. Nei testi di Foscolo troviamo principalmente passione e contemplazione, infatti egli vive passioni travolgenti, compensato tuttavia dalla ammirazione della bellezza. Il suo amore di patria e la sua passione politica lo portano all’esilio in terre straniere, ma quando si rende conto di non poter far niente per il Veneto, sua amata patria, “venduto” all’Austria da Napoleone, si sente preso dalla disillusione e dallo sconforto.
Per quanto riguarda i Canti di Leopardi, il poeta si ispira alla contemplazione della natura e crea un’atmosfera indefinita nella quale si uniscono sentimento e pensiero filosofico, improntato ad un profondo pessimismo. Sullo sfondo di semplici paesaggi naturali, egli riflette sulla sua disperazione sulla fragilità dell’uomo di fronte all’immensità di una natura matrigna che cresce l’umanità illudendola e ingannandola, ma riflette anche sulla grandezza dell’uomo quando con coraggio affronta il proprio destino.
Verso la fine dell’Ottocento
scrive Pascoli, uno dei più famosi poeti lirici italiani, che interpreta
la sua triste vicenda personale attraverso le suggestioni del paesaggio, in
particolare quello della campagna romagnola e toscana. In sintonia con le
tendenze simboliste della letteratura europea contemporanea, nei suoi testi ogni
oggetto evoca significati nascosti, rivelando il suo sgomento di fronte
alla crudeltà del mondo.
Suo contemporaneo è Carducci,
più conosciuto per altri tipi di componimento, di ispirazione storica e
patriottica, che comunque ha scritto liriche
famose ispirandosi ad episodi della sua vita, a persone e paesaggi, in
particolare quelli della Toscana.
Nel Novecento, la poesia lirica assume molte sfumature diverse: Guido Gozzano e Umberto Saba usano un linguaggio semplice e quotidiano per riflettere sulla loro esperienza personale e amano la descrizione di paesaggi e persone. La loro lirica ha un tono sommesso, si rivolge al lettore come ad un amico al quale si confidano i propri stati d'animo e rifugge il linguaggio altisonante della poesia dannunziana. Montale si ispira al paesaggio per definire la condizione metafisica dell’uomo, a suo modo di vedere arida e senza speranza di poter cogliere qualche verità che possa guidare la sua esistenza. Ungaretti e Quasimodo esprimono nelle loro liriche l’orrore della guerra, che degrada la natura umana e colpisce gli uomini nei loro affetti riducendo il linguaggio poetico all’essenziale: di fronte alla minaccia della morte che incombe ogni parola pronunciata potrebbe essere l'ultima.
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