Pagina iniziale        Ugo Foscolo

In morte del fratello Giovanni

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Friedrich  Cimitero sotto la neve

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, mi vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.

La madre or sol, suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto;
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se da lunge i miei tetti saluto,

sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quiete.

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l’ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.

Termini difficili

Il fior…caduto: la giovinezza infranta come un fiore spezzato
Suo dì tardo traendo: sotto il peso degli anni
cenere muto: le spoglie del fratello
palme: mani
Numi: destino
secrete cure: gli affanni della vita
porto quiete: la pace della morte
speme: speranza 

Schema metrico

- i versi sono endecasillabi e piani;

- sono presenti vari enjambement, per esempio “fuggendo/di gente in gente” e “seduto/su la tua      pietra” oppure “le secrete/cure”;

- le rime seguono il seguente schema: ABAB ABAB CDC DCD;

- la poesia presenta lo schema tipico del sonetto: la prima e la seconda strofa sono quartine, mentre la terza e la quarta sono terzine.

 Denotazione e connotazione

- il linguaggio è usato in modo denotativo per trasmettere il bisogno che l’autore prova di riunirsi alla sua famiglia, anche al fratello perduto. Sebbene Foscolo fosse ateo, attribuiva grande valore alle tombe come luogo ideale che deve rinsaldare l’unità delle famiglie e dei popoli attraverso il ricordo degli antenati, pensiero espresso chiaramente nel carme “I Sepolcri”.

- è presente un significato connotativo nelle parole “porto quiete, tempesta”, con le quali il poeta contrappone simbolicamente le sofferenze che si provano in vita alla pace di cui si gode dopo la morte.

L’associazione delle immagini

- il testo contiene due metafore fondamentali: la vita come viaggio in un mare tempestoso fino alla quiete della morte, considerata come un porto (le secrete/cure che al viver tuo furon tempesta,/e prego anch’io nel tuo porto quiete)  e la gioventù stroncata dalla morte come fiore reciso (“il fior de’ tuoi gentili anni caduti”), E’ assai comune che un poeta rappresenti la giovinezza  come un fiore; ad esempio come Leopardi associ la gioventù di Silvia al  mese di maggio, quando sbocciano le rose e Carducci  definisca il figlio, morto precocemente,  “fiore della mia pianta”.

 Le figure semantiche

- riconosciamo una sinèddoche in “tetti”, poiché vuole rappresentare tutto il suo paese natale con una parte di esso, oppure nell’uso di “palme” per “mani”;

- un caso di sinestesia è presente in “cenere muto” ,dove si accostano due termini che appartengono alle sfere sensoriali della vista e dell’udito;

- troviamo una metonimia in “pietra”, materiale solitamente usato per la costruzione delle tombe.

Le figure di parola

- troviamo alcuni esempi di allitterazione: “tardo traendo” , “secrete cure”, “madre mesta”

Il testo è caratterizzato dalla presenza di alcuni enjambement:  fuggendo / di gente in gente;  le secrete / cure

Commento

In questa poesia Foscolo ricorda suo fratello Giovanni, suicidatosi appena ventenne per debiti di gioco.. Egli, essendo esiliato, non ha la possibilità di riunirsi al nucleo familiare e può solamente commemorare la morte del fratello da lontano. Nella poesia è presente  il tema della dolorosa condizione dell’uomo per il quale la fine della vita terrena diventa la sola possibilità di raggiungere la quiete. Il testo contiene tre periodi; solo il primo coincide esattamente con la strofa; i tempi usati sono il presente e il futuro. Il sonetto riecheggia un carme del poeta latino Catullo (I° sec. a.C.), che allo stesso modo si lamentava di non poter rendere l’estremo saluto al fratello sepolto in Anatolia; i primi versi di Foscolo (un dì, s’io non andrò sempre fuggendo / di gente in gente) riprendono da vicino, quasi ne fossero la traduzione, quelli di Catullo (Multas per gentes et multa per aequora vectus). L’allusione che fa Foscolo al mare può derivare proprio da questa fonte di ispirazione, che egli sentiva particolarmente vicina al suo stato d’animo.  Altre fonti alle quali Foscolo si è ispirato sono elegie di un altro poeta latino, Tibullo (1 se. a. C), scritte in occasione di una malattia che credeva mortale e della morte della donna che amava, in quest’ultima ricorre  l’espressione “cenere muto”, che sottolinea la tristezza di un discorso fatto a qualcuno che non può risponderci. Il testo di Tibullo richiama quello di Foscolo anche per il tema del compianto sul triste destino dei vivi.

 Catullo, Carme CI
Dopo aver attraversato tante terre e tanti mari,
eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei,
estremo dono di morte per te, o fratello,
e a dire vane parole alla tua cenere muta,
perché proprio te la sorte m’ha portato via,
o infelice fratello, strappato a me così crudelmente.
Ma ora, così come sono, accetta queste offerte
Bagnate di molto pianto fraterno:
le porto seguendo l’antica usanza degli avi,
come dolente dono agli dei sotterranei.
E ti saluto per sempre fratello, addio!

 Tibullo, Elegia II, 6, vv.29\34
Risparmiami, ti prego, per le ossa di tua sorella precocemente morta:
così che la giovane possa riposare tranquilla e la terra le sia dolce.
Ella è sacra per me, al suo sepolcro io porterò doni
E ghirlande bagnate delle mie lacrime,
presso la sua tomba io mi rifugerò, in preghiera vi resterò seduto
e con la sua cenere muta compiangerò il mio fato.