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 Le figure retoriche

Per “figura retorica” intendiamo un  modo diverso di usare le parole,   rispetto a quanto accade nel linguaggio di tutti i giorni, che serve ad  esprimere concetti più complessi e a suscitare delle emozioni in chi ascolta. La figura è  dunque un modo per far assumere al linguaggio una “forma” particolare, talvolta molto diversa da quella abituale, anche se  esistono  numerose figure retoriche utilizzate nella vita di tutti i giorni. L’aggettivo “retorico”  allude al fatto che si tratta di un abbellimento del linguaggio col quale si intende impressionare favorevolmente chi legge o ascolta.

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Le figure di suono Onomatopea Assonanza Consonanza Allitterazione Anafora Enjambement
Le figure sintattiche Climax Anticlimax Inversione Parallelismo Chiasmo asindeto
polisindeto
Le figure di significato  Metonimia Sineddoche Iperbole Litote Personificazione: Sinestesia
          Perifrasi Antitesi

Le figure di suono
Le figure di suono modificano  il suono delle parole per ottenere un effetto poetico, diverso da quello del linguaggio comune. Si tratta di una caratteristica specifica della poesia, che conferisce alla lettura del testo un particolare suono: dolce, aspro, piano, solenne, vivace... Tra le più comuni figure di suono si trovano l'allitterazione, l'anafora, l'onomatopea, l'assonanza, la consonanza.

Onomatopea: si ha quando il suono delle parole evoca e suggerisce il rumore prodotto dall’oggetto  a cui si riferiscono ( es. fruscio,tic tac, don don). E’ stata utilizzata in larga misura da Pascoli, ad es.
Un breve gre gre di ranelle

Enjambement: nella poesia ci può essere corrispondenza fra unità ritmica (il verso) e unità sintattica (la frase). In questo caso la fine di ogni verso corrisponde con la fine della frase sintattica; tuttavia tale corrispondenza spesso viene a mancare perché la frase continua nel verso successivo, obbligando il lettore a non fermarsi nella lettura alla fine di ogni verso.  Consideriamo, come esempio, la prima quartina del sonetto di Foscolo “In morte del fratello Giovanni”:

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo (enjambement)
di gente in gente, mi vedrai seduto         (enjambement)
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo    (enjambement)
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.

Assonanza: è determinata dall’uguaglianza di vocali nella parte finale in due parole
( es. climi/mattini).

Consonanza: è determinata dall’uguaglianza di consonanti nella parte finale di due o più parole  (lotta/aspetta)

 Allitterazione: figura retorica che consiste nella ripetizione della stessa lettera o della sillaba all’inizio di più parole.  L’allitterazione ha acquistato rilievo nella poesia italiana del ‘900; prima la sua importanza era di gran lunga inferiore a quella della rima. In generale l’utilizzo dell’anafora è più esteso nelle lingua anglosassoni, in particolare l’inglese, rispetto all’italiano.

 Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio del verso. Prendiamo ad esempio la scritta che nell’Inferno di Dante compare sull’ingresso:
Per me si va nella città dolente

Per me si va nell’eterno dolore

Per me si va tra la perduta gente

Le figure sintattiche
La poesia fonda il suo messaggio sulla ricerca di un linguaggio particolare, diverso dall’ordinario ed ottiene  questo effetto anche modificando l’ordine che normalmente le parole assumono all’interno di una frase. Questi cambiamenti, detti figure sintattiche, caratterizzavano la sintassi della poesia classica e sono stati ampiamente utilizzati fino alla fine dell’800. La poesia del ventesimo secolo utilizza di meno le figure sintattiche, mostrando invece particolare predilezione per le figure di significato, ma questo non significa che non se ne trovino in moltissimi autori.
Tra le più comuni figure sintattiche troviamo: 

 l’albero cui tendevi la pargoletta mano
il verde melograno da’ bei vermigli fior

 “Le donne,     i cavallier
l’armi,           gli amori”

e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; \ e dimani cadrò…  (Carducci)