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      Umberto Saba  

VITA LA CAPRA ANALISI C0MMENTO

                                                              

La vita

  Umberto Saba nasce a Trieste nel 1883 da padre ariano, che abbandona la famiglia prima ancora della nascita del bambino e madre ebrea. Durante la sua adolescenza interrompe più volte gli studi e si arruola in un reggimento di fanteria a Salerno, pubblicando anche i suoi primi versi. Si sposa, apre una libreria di antiquariato e compie diversi viaggi nei quali scrive la sua raccolta, il Canzoniere. Viaggia molto, recandosi a Firenze, Roma, Parigi.  Trova conforto al suo disagio psicologico nella moglie e nella figlia, che gli rendono la vita più serena.
Quando ritorna a Trieste si dedica alla scrittura di altre poesie, ma anche di prose; l’Università di Roma gli conferisce la laurea in lettere “honoris causa”.
Muore a Gorizia nel 1957.  

La Capra  

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’ erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
 per celia, poi perché il dolore è eterno, 
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva 
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita 
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

Parole di difficile significato

-sazia: che non ha più bisogno di cibo;

-belato: verso della capra e della pecora;

-fraterno: familiare;

-celia: gioco, scherzo

-gemere: lamentarsi assiduamente;

-solitaria: che sta da sola;

-viso semita:di fisionomia ebrea;

-sentiva querelarsi: sentiva nascere.

  • Schema metrico

La poesia è composta di versi di lunghezza varia (endecasillabi e settenari chiusi da un quinario), raggruppati in tre strofe anch’esse di lunghezza diversa: la prima di quattro versi, la seconda di sei e la terza di tre. I versi sono sostanzialmente piani.

Le rime non seguono uno schema fisso, infatti nella prima strofa si trova una rima baciata  (legata/bagnata),nella seconda due rime alternate (fraterno/eterno e varia/solitaria) e nella terza ce n’è una alternata (semita/vita). Inoltre l’ autore ha voluto dare un tono solenne alla poesia inserendo le rime al mezzo parlato/prato/belato.

Nel testo sono presenti quattro enjambements: nella prima strofa “bagnata dalla pioggia”, nella seconda “fraterno al mio dolore”, “prima per celia” e “sentiva gemere”.

  • Le figure di suono

E’ presente l’allitterazione della lettera “r” nelle tre strofe e della “a” nella prima strofa e il suono onomatopeico della parola belato  che ricorda il verso della capra.

  •  Denotazione e connotazione

Il testo utilizza un carattere essenzialmente denotativo, infatti il poeta descrive una capra che, legata in un prato, bela per la disperazione. La poesia assume un significato connotativo quando il poeta immagina di unirsi al dolore della capra parlandole. 

  • L’ associazione delle immagini 

Il dolore della capra abbandonata viene utilizzato come metafora per indicare la sofferenza di tutta gli esseri viventi, e come simbolo per ricordare le persecuzioni di cui, nella storia, gli Ebrei, derisi perché molti di loro hanno il viso allungato,  sono stati oggetto. 

  • Le figure semantiche 

Il poeta usa una perifrasi per indicare il popolo ebreo definendo la capra che soffre “semita” (cioè ebrea). L’autore utilizza poi la personificazione descrivendo i sentimenti di una capra come se stesse parlando di una persona. 

Leggendo la poesia abbiamo scoperto un significato molto profondo legato al dolore che accomuna tutti gli uomini e gli esseri viventi, dolore che non può essere superato, ma che può essere condiviso con le altre persone. Il fatto che il poeta (di origine ebrea) utilizzi l’aggettivo “semita”  indica in particolare la sofferenza provata proprio dal popolo ebreo, un esempio fra tanti del dolore della condizione umana.  Con un’operazione simile a quella che aveva già compiuto Leopardi, Saba  rappresenta il suo stato d’animo di quel momento  come caso particolare del  travaglio che ogni essere vivente  prova nell’universo paragonando il belato di una semplice capra legata in un prato alla sua sofferenza  interiore, fraternamente simile a quella di tutti coloro che, per le ragioni più diverse, esprimono sentimenti dolorosi.

 

(per maggiori informazioni GpeanoWeb)