Friedrich
La luna
Forse perché della fatal
quiete e quando dal nevoso aere
inquiete Vagar mi fai co’ miei
pensier su l’orme delle cure onde meco egli si
strugge;
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Zeffiri sereni: venti tiepidi, dolci, primaverili.
Nevoso aere: atmosfera invernale
Secrete vie del mio cor: pensieri più nascosti del mio cuore
Nulla eterno: morte
Reo tempo: tempo malvagio
Le torme delle cure : gli affanni, le preoccupazioni
Spirto guerrier: animo mosso da opposte passioni
Entro mi rugge: si agita dentro me
Schema metrico
La poesia è un sonetto composto
da quattro strofe, due quartine e due terzine. I versi sono endecasillabi e
piani.Sono presenti rime alternate che seguono lo schema ABAB ABAB CDC DCD (es.quiete/liete;
vieni/sereni).Leggendo attentamente il testo, si scoprono anche enjambement (es.e
le secrete vie del mio cor, nella seconda strofa oppure dorme quello spirto
guerrier, nell’ultima
strofa ).
Il poeta fa uso anche di
denotazione nella prima strofa, dove esprime in che modi può essere
accompagnata la sera, dalle nubi dai venti estivi oppure da un cielo cupo e
tenebroso. Troviamo invece un esempio di connotazione e di metafora nel primo
verso dove il poeta paragona la sera alla morte, momento in cui si placano
definitivamente tutte le angosce e le preoccupazioni.
Nell’ultima strofa abbiamo un esempio di allitterazione, quando il poeta dice: “Dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”perché vi è la ripetizione della consonante r. Nella penultima strofa il Foscolo scrive “reo tempo”.Se la si legge attentamente si riconosce l’assonanza e-e, o-o. Nella prima strofa ci si accorge di un’onomatopea, nelle parole zeffiri sereni che riproducono il suono e il sibilo del vento.
Nella poesia Foscolo stabilisce un paragone tra la sera e la morte. La prima è quel momento della giornata in cui Foscolo può pensare e riflettere ed è sempre ben vista dall’autore,sia quando è accompagnata in estate da nuvole leggere e venticelli freschi, sia quando è accompagnata in inverno da un cielo tenebroso che porta neve, perché gli trasmette comunque un sentimento di pace fin nel profondo dell'anima. La sera induce il poeta a pensare al nulla eterno,cioè alla morte, il momento in cui gli affanni si placano definitivamente, mentre fugge il reo tempo,cioè se ne va il tempo malvagio, anche dal punto di vista storico e la moltitudine di angosce che lo fanno soffrire. Intanto, mentre contempla la pace della morte, si placa quello spirito tempestoso, ribelle, che gli grida dentro; il contatto con la natura dunque placa le angosce dell’uomo.