Pagina iniziale Novecento Ungaretti
Valloton
Sul filo spinato
Un’ intera
nottata
Buttato
vicino
A un compagno
Massacrato
Con la sua
bocca
Digrignata
Volta al
plenilunio
Con la
congestione
Delle sue
mani
Penetrata
Nel mio
silenzio
Ho scritto
Lettere piene
d’amore.
Non sono mai
stato
Tanto
Attaccato
alla vita
Digrignata: deformata dallo spasimo dell’agonia
Congestione: gonfiore
Con…silenzio: le mani rattrappite del morto sembrano una morsa che afferri l’anima del poeta immerso in un desolante silenzio
La poesia è formata da due strofe formate da versi liberi di varia misura non rimati. Possiamo inoltre dire che l’intero componimento è formato da enjambement, che obbligano a leggerlo tutto di un fiato.
Nella prima strofa abbiamo diversi esempi di denotazione quando il poeta descrive il suo compagno che giace morto davanti a lui. Egli presenta la bocca serrata volta alla luna piena e le mani congelate, è anche vero però che questi particolari servono a rappresentare la disperazione del poeta stesso ed assumono progressivamente un carattere sempre più connotativo perché fanno pensare alla disumanizzazione del soldato, non più persona ma oggetto da utilizzare e abbandonare quando non serve più.
Nella poesia troviamo due
esempi di allitterazione nella prima strofa, dove sta scritto:
“Un’intera nottata/buttato”, “Ho scritto/lettere piene d’amore”.Ungaretti
fa uso anche di assonanze (con la sua bocca digrignata, dove si ripete la
vocale A).Come ultimo esempio di figura abbiamo, nel verso 13,
“lettere piene
d’amore”.Si tratta di una consonanza, in quanto
l’autore ripete la sillaba RE.
Giuseppe Ungaretti scrive questa poesia nel 1916,a metà della prima guerra mondiale. L’autore descrive denotativamente una scena drammatica, infatti egli si trova a dover trascorrere un’intera notte accanto al cadavere di un amico rimasto vittima della guerra. La bocca è “digrignata”, cioè assume un’espressione contratta e orribile, che deforma il viso con una terribile smorfia, così come le arti figurative del primo 900 deformano e rendono incomprensibile la figura umana. La morte in trincea non è eroica, è una morte disperata, resa ancora più tragica dalla luce della luna piena,che di solito suscita pensieri romantici, ma in questo caso rende evidente, percepibile, la tragedia. L’immagine di questo soldato si è inchiodata nella memoria del poeta e, per sfogare il suo dolore, egli scrive lettere ai suoi cari , in quel momento infatti sfrutta il pochissimo tempo che potrebbe rimanergli da vivere. Questa poesia trasmette un messaggio importante, presente anche in altri autori come ad esempio Leopardi, che nei momenti difficili, di sofferenza e dolore, ci si aggrappa fortemente alla vita.
Kennington
Nell’infermeria