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La poetica

 

Guido Gozzano descrive nelle sue poesie i personaggi e gli ambienti della borghesia piemontese di inizio secolo; ironico e disincantato di fronte al suo destino e a quello dell’umanità intera, egli predilige il lessico quotidiano e il tono colloquiale. Alcuni dei suoi testi, come “La Signorina Felicita” e “L’amica di nonna Speranza” sono quasi racconti in poesia, sullo sfondo di antiche ville del Canavese, caratterizzati dalla malinconia e dal rimpianto per ciò che è stato e non sarà più mai.

Gozzano è solitamente ritenuto il caposcuola dei poeti  crepuscolari. La parola “crepuscolare" indica quella poesia che non ama i toni altisonanti, ma si rivolge al lettore come ad un amico e tende a spegnersi lievemente e lentamente come il crepuscolo che, dopo una giornata piena di sole, precede l'arrivo della notte.

Si tratta di una poesia che non ha nulla di grandioso e di così importante nel suo contenuto da proporci qualche progetto per il futuro o dei manifesti per una nuova società ma che, al contrario, coglie la tristezza e la solitudine della nostra vita quotidiana.

Contro ogni loro intendimento, questi testi comunicano un messaggio fondamentale: l'attenzione ai sentimenti e la disponibilità a comunicare con gli altri rendono più facile affrontare le difficoltà quotidiane, anche la silenziosa presenza della  "la Signora vestita di nulla".